
ansia social
Per sperimentare un miglioramento significativo della propria immagine corporea, adolescenti e giovani adulti dovrebbero ridimensionare l'utilizzo dei social media. A ribadirlo è uno studio pubblicato sulla rivista "Psychology of Popular Media", condotto dagli scienziati del "Children's Hospital of Eastern Ontario Research Institute". "L'adolescenza è un periodo particolarmente vulnerabile per lo sviluppo di problemi di percezione del sé - afferma Gary Goldfield che ha capitanato lo studio -. I giovani trascorrono tra le sei e le otto ore al giorno sugli schermi, per la gran parte sui social media. Queste realtà espongono gli utenti a immagini di modelli di moda o fitness, che possono portare a una interiorizzazione degli ideali di bellezza inarrivabili, provocando una maggiore insoddisfazione. Il nostro lavoro dimostra che la riduzione dell'uso dei social media ha portato a miglioramenti significativi sul modo in cui i ragazzi percepivano il proprio aspetto. Stiamo progettando uno studio più ampio per valutare se la riduzione dell'uso dei social possa provocare effetti e benefici a lungo termine sulla psicologia degli adolescenti".

Secondo uno studio la riduzione del tempo trascorso sui social porta effetti positivi alla propria immagine corporea
Lo studio
Il team, guidato da Gary Goldfield, ha coinvolto 220 studenti di età compresa tra 17 e 25 anni, associati a livelli elevati di ansia o depressione. Per la prima settimana dell'esperimento, a tutti i partecipanti è stato chiesto di utilizzare i propri social media normalmente. Successivamente, la metà del campione ha dovuto limitare l'uso delle piattaforme a 60 minuti al giorno per tre settimane. I giovani sono stati sottoposti a un sondaggio volto a valutare la percezione del proprio corpo prima e dopo l'esperimento. Al termine delle tre settimane di indagine, riportano gli autori, i partecipanti che avevano ridotto l'uso e la permanenza sui social mostravano un miglioramento significativo nel modo in cui percepivano il proprio corpo. Hanno affermato di sentirsi meglio riguardo al proprio peso e al proprio aspetto in generale rispetto ai coetanei che non avevano alterato l'utilizzo dei social, e il genere sessuale non sembrava influenzare i risultati.
Ridurre il tempo trascorso sui social ha effetti benefici
Impatto ‘problematico’ durante l’adolescenza
L'impatto dei social media durante l'adolescenza varia per ragazze e ragazzi. Per quanto riguarda le prime, l'età problematica è tra gli 11 e i 13 anni; per i secondi qualche anno più avanti, tra i 14 e i 15. Lo rileva uno studio guidato dall'Università di Cambridge e pubblicato qualche tempo fa su "Nature Communications". I ricercatori hanno analizzato due gruppi di dati del Regno Unito comprendenti circa 84.000 persone di età compresa tra i 10 e gli 80 anni. Tra questi, ci sono quelli relativi a 17.400 giovani di età compresa tra 10 e 21 anni. Nelle ragazze, l'uso dei social media tra 11 e 13 anni è stato associato a una diminuzione della soddisfazione nei confronti della vita, mentre nei ragazzi questa condizione si è verificata tra i 14 e i 15 anni. Gli esperti suggeriscono che la differenza potrebbe essere collegata a cambiamenti dello sviluppo, presumibilmente nella struttura del cervello, o alla pubertà, che si verifica più tardi nei ragazzi rispetto alle ragazze. Ciò richiede però ulteriori ricerche, specificano. Sia nelle ragazze che nei ragazzi, l'uso dei social media all'età di 19 anni è stato poi nuovamente associato a una diminuzione della soddisfazione nei confronti della vita, un anno dopo. A questa età, affermano i ricercatori, è possibile che i cambiamenti sociali - come lasciare la casa o iniziare a lavorare - possano renderci particolarmente vulnerabili. Anche in questo caso, ciò richiede ulteriori ricerche. "Il legame tra l'uso dei social media e il benessere mentale - sintetizza la dottoressa Amy Orben, che ha guidato la ricerca - è chiaramente molto complesso. I cambiamenti all'interno dei nostri corpi, come lo sviluppo del cervello e la pubertà, e nelle circostanze sociali sembrano renderci vulnerabili in particolari momenti della nostra vita".
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