Simbolo di potere, autoaffermazione o sottomissione, il rossetto non è privo di contraddizioni. Indissolubilmente legato alla storia delle donne, rispecchia perfettamente la nostra società e le sue varie lotte politiche. Il rossetto è un minuscolo oggetto iconico e altamente politico.
La tendenza a colorarsi le labbra esiste dall’alba dei tempi e della primitiva cosmetica. Tra superstizione, moda e scandali, il rossetto è considerato un simbolo di potere e ribellione al tempo stesso. Donne di potere, attrici, drag queen e rockstar in tutto il mondo se ne sono appropriate nel corso del tempo. Dalla sua comparsa ai giorni nostri, grazie al supporto di materiale d’archivio, animazioni e testimonianze (tra video TikTok e qualche selfie), è nato il documentario diretto dalla regista francese Claudia Marschal (visibile fino al 29 settembre su www.arte.tv/it/videos/104860-000-A/sulle-mie-labbra-la-seducente-storia-del-rossetto/), che ripercorre l’epopea di un oggetto vecchio come il mondo.
Una storia di sottomissione, dominio e affermazione di sé
Dipingersi le labbra è un’antichissima abitudine. Un papiro erotico conservato al museo egizio d Torino, ritrae una donna seduta su un oggetto fallico con un bastone rosso in mano, rivelando che questa abitudine era praticata già sulle rive del Nilo all’epoca dei faraoni. Nella Francia del XVIII secolo la corte andava matta per il trucco e i volti, letteralmente ridisegnati, venivano adornati con colori tenui per distinguersi dai comuni mortali. Nell’antica Mesopotamia, quando donne e uomini sbriciolavano gioielli semi-preziosi per applicarli su labbra e intorno agli occhi e, tornando in Egitto, la pioniera delle cure di bellezza per eccellenza, Cleopatra, si faceva preparare un rossetto rosso per dipingersi le labbra, ricavato dai pigmenti dei coleotteri e delle formiche. Nell'Antica Roma, si dice che l’imperatrice Poppea, moglie di Nerone, avesse a disposizione dei ‘beauty expert’ che avevano il compito di prendersi cura delle sue labbra che dovevano essere sempre pittate con il “purpurissum”, il rossetto rosso. Tutto bene finché la storia non incappò negli anni bui del Medioevo, quando belletti e rossetto venenro bollati come “peccaminosi” e ritenuti opera del diavolo. Facendo un altro balzo temporale, ritroviamo il principe del make-up realizzato con cera d’api nel XVI secolo alla corte della regina Elisabetta I d’Inghilterra, che lo portava con grande orgoglio. Ma la regina Vittoria e la sua indole puritana lo fecero sparire di nuovo perché era “volgare”. Ed ecco che germogliarono i primi segnali di ribellione: le donne iniziarono a prodrre il belletto in segreto e a venderlo al mercato nero. Da lì in poi, nel corso della storia, il rossetto viaggiò sempre in tandem con rivoluzioni, cambiamenti, scelte controcorrente. Simbolo di una femminilità che non voleva più nascondersi, emblema dei diritti delle donne.Il Novecento
Fu all’inizio del Novecento che il rossetto iniziò ad affermarsi come prodotto di make-up, prima grazie a Roger & Gallet, che produssero il primo stick labbra, e poi a Elizabeth Arden che lo elesse simbolo delle battaglie femministe delle Suffragette a New York. Era il 1912: pare che la Arden avesse regalato il suo iconico Red Door Red a tutte le donne che passavano per la Fifth Avenue. Durante la guerra mondiale, le donne dell’esercito americano lo indossavano come parte integrante della loro divisa in una sola tonalità, il Montezuma Red, sempre creato dalla Arden su richiesta ufficiale del governo. Da lì in poi, grazie anche al fiorire dell’industria cinematografica e delle sue star, il rossetto si diffuse su larga scala. Sulle labbra di Marilyn Monroe, Liz Taylor, Betty Page, Audrey Hepburn… Icone indiscusse di uno stile che veniva imitato in tutto il mondo.Gli anni '70
Negli anni’70, il rossetto venne sdoganato come accessorio di ribellione anche da parte dei punk rockers. Uno su tutti, David Bowie che portava sempre le labbra dipinte. Ecco che il piccolo accessorio di bellezza diventa quindi non solo simbolo di emancipazione femminile, ma di un’identità fluida, che desidera sentirsi libera di essere quello che vuole, per citare le parole pronunciate al concerto in Italia di Harry Styles: il cantante è apparso nudo, in calze a rete, mocassini Gucci e con full make-up, smokey eyes, sopracciglia grafiche e contouring sulla copertina del magazine “Beauty Papers“. Un vero e proprio manifesto di unicità che prescinde dal genere. Anche Damiano dei Maneskin ha contribuito a sdoganare il trucco per lui ribadendo come sia scoccata l’ora dell’unconventional beauty, una rivoluzione che avrebbe potuto mettere in crisi il mondo della bellezza ma che invece lo ha esaltato. Il modello fluido della nuova estetica con le espressioni di Lgbtqia+ e l’uguaglianza rivendicata da Black Lives Matter portano ad avere per esempio cinquanta sfumature di pelle con speciali fondotinta lanciati per prima da Rihanna con Fenty Beauty, molti prodotti unisex e quindi più che fluidi, ecologia interiore.- Essere se stessi, prima di tutto, è questo l’imperativo. In questa filosofia nuova che parte dalla personalità di ognuno di noi, indipendentemente dall’età e dal tipo fisico, stanno la cura del corpo oltre che della mente, l’attenzione alle mani e ai capelli, l’uso del rossetto a tinte forti e pieno di carattere, le creme a base di erbe e principi naturali. Tanti i prodotti che servono proprio per un effetto a tutta naturalezza: gender natural make up, gli occhi bistrati, correttori per le imperfezioni, smalti verde camaleonte sulle unghie. Ma, soprattutto, le labbra lucide o scurissime, da principe delle tenebre.