“Voglio poter fare qualcosa per persone meno fortunate, nate sulla sponda sbagliata del Mediterraneo”

Marco Perini è coordinatore di Fondazione Avsi nella regione del Mena: in Libano ha trovato la sua casa e la ragione per continuare a portare avanti il suo impegno per i più fragili. E così ha ricevuto il Cavalierato dell’ordine della Stella d’Italia

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
24 settembre 2024
Fondazione Avsi

Fondazione Avsi promuove iniziative per aiutare i più fragili in zone disagiate

È stato insignito del prestigioso titolo di Cavaliere dell’ordine della Stella d’Italia, onorificenza conferita dalla presidenza della Repubblica a persone dai meriti speciali. Marco Perini, coordinatore della Fondazione Avsi nella regione del Mena che comprende oltre a Libano e Siria, Iraq, Tunisia, Libia e Giordania, è noto specialmente per il suo impegno nel sostenere e promuovere ogni sorta di iniziativa per aiutare i più fragili in zone notoriamente disagiate e flagellate dai conflitti.

Marco Perini
Marco Perini riceve il titolo di Cavaliere dell’ordine della Stella d’Italia

Lo spazio Fadaii

Nato a Biella e con un passato da giornalista, Perini dedica da 24 anni la sua esistenza a cercare risorse per gli ospedali e dare un futuro a tanti bambini aiutandoli con programmi di studio appositamente ideati, nonostante le mille difficoltà. Uno degli esempi più evidenti è rappresentato dallo spazio Fadaii, un centro votato all’educazione, allo sport e ad attività sociali soprattutto a beneficio di giovani donne e bambini. Progettato a titolo gratuito dall’architetto Mario Botta, con lavori iniziati nel 2019, il centro sorge nella piana di Marjayoun, nel sud del Libano ed è stato inaugurato due anni fa.

Il Libano come casa

Instancabile nella sua missione, nonostante il clima drammatico e le situazioni a rischio si moltiplichino ogni giorno, specie in questo incandescente contesto temporale, Perini ha scelto da diversi anni il Libano come casa, qui si è sposato e qui è nata sua figlia, oggi adolescente quattordicenne in grado di parlare tre lingue, oltre all’italiano. Dei pericoli Marco sembra non preoccuparsi affatto, mentre la sua incessante tensione è quella di fare ogni giorno qualcosa di più per quegli angoli del pianeta così duramente colpiti, ma che a suo dire servono a scoprire quanto il mondo sia complicato, eppure nel contempo tanto bello. In cambio di questa sua totale dedizione chiede all’Italia di dare una mano con un piccolo sostegno a distanza: perché al costo di un semplice caffè è possibile contribuire all’educazione scolastica di quei bambini che grazie a lezioni online possono accedere allo studio, nonostante nel Libano del sud più di mille scuole siano ormai chiuse.

Chi vuole può visitare il sito di Avsi e diventare membro di una famiglia allargat, sentirsi parte attiva nel dare conforto a un mondo sofferente che più che mai ha bisogno di un gesto d’amore.

Una bambina coinvolta nei progetti di Avsi
Una bambina coinvolta nei progetti di Avsi

Perini, come ha accolto la nomina di Cavaliere della Stella recentemente ricevuta?

“Con gioia personale e gratitudine verso le persone che in questi anni ho incontrato e hanno contribuito alla mia crescita professionale e umana”.

È vero che è ripartito immediatamente alla volta del Siria per sincerarsi dell’attuale condizione degli ospedali?

“Sì, due giorni dopo. Avevamo una visita istituzionale ed era importante esserci per raccontare di come in questi anni di grande sofferenza per il popolo siriano, grazie al progetto Ospedali Aperti, siano state curate gratuitamente 170.000 persone, povere tra i poveri. Malati che non avrebbero potuto guarire senza la generosità di tante persone e istituzioni italiane e straniere”.

Perché lavorare in posti così pericolosi come Siria, Libano e Giordania?

“Perché è lì che c'è bisogno e perché ho anche la presunzione egoistica di poter fare qualcosa di utile a persone meno fortunate di me semplicemente perché nate sulla sponda sbagliata del Mediterraneo”.

Fondazione Avsi
Fondazione Avsi opera in Paesi come Libano, Siria, Iraq e Libia

Di cosa si occupa l'Avsi, che lei rappresenta in quei luoghi?

“Di persone. Lo facciamo attraverso i progetti e su tematiche come l'educazione, la sanità, la formazione professionale o l'agricoltura, ma lo facciamo soprattutto cercando di stare accanto alle persone per generare in loro speranza nel domani e nel futuro che è l'unico motore dello sviluppo. L'alternativa a questo approccio sarebbe solo assistenzialismo che può sì lenire la sofferenza, ma non guarire la malattia: la nostra esperienza ci dice che solo la riuscita della singola persona, la riscoperta di quello che vale e che può fare permette a lui, alla sua famiglia, alla comunità e a un Paese di crescere e di uscire dal bisogno”.

Vuole parlarci dello spazio Fadaii dedicato ai bambini?

“La parola vuole dire in arabo ‘il mio universo’, cioè il posto dove le persone del sud del Libano trovano spazi e occasioni che non hanno: dai corsi di recupero scolastico per bambini vulnerabili, che non possono contare su genitori e sulla possibilità di pagare un insegnante, alla formazione degli agricoltori per coltivare meglio e senza dannosi pesticidi il loro terreno. In questo momento il Fadaii sta proprio al centro della guerra in corso tra Hezbollah e Israele,  e tutti i giorni piovono bombe, missili o gli aerei rompono la barriera del suono per spaventare le persone e ci riescono benissimo. Per questo abbiamo messo a disposizione di 1.300 bambini e famiglie un'equipe di psicologi e assistenti sociali che aiutano queste persone a trovare momenti e ragioni di serenità e per questo stiamo mappando i bisogni di centinaia di agricoltori che da quasi un anno non lavorano più e ai quali vogliamo far riprendere prontamente il loro il lavoro il giorno stesso in cui le ostilità finiranno. Nel frattempo, con l'aiuto di tantissime famiglie italiane attraverso il progetto del Sostegno a Distanza, aiutiamo queste persone con contributi economici affinché possano comperare cibo o gasolio per i generatori (perché in Libano manca anche l'elettricità).”

Una scelta difficile e impegnativa la sua. Potesse tornare indietro, la rifarebbe?

“Inizierei prima, e certamente rifarei tutto.”