Le Olimpiadi sono alle porte, mentre per Ambra Sabatini ci sarà da aspettare ancora oltre un mese prima dell’inizio delle Paralimpiadi. Alla cui cerimonia di apertura del 28 agosto sarà, lo ricordiamo, portabandiera azzurra insieme a Luca Mazzone.
Un’emozione unica che l’atleta di Porto Ercole rivive nelle bellissime parole pronunciate di fronte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia di consegna del tricolore, lanciando un bellissimo messaggio di sport.
Sport che lei rappresenta in tutta la sua essenza, adesso con molta esperienza in più dopo una medaglia d’oro già conquistata a Tokyo nella sua specialità, i 100 metri T63, provando a bissare l’oro presentandosi a Parigi con personale e record del mondo sotto i 14 secondi, la prima a riuscirci nella storia. Dovrà però affrontare un infortunio fastidioso ma dal quale recupererà certamente in tempo, ovvero la frattura di una costola. “È accaduto a causa della forte tosse – chiarisce lei stessa –. Mi posso comunque allenare e non ci saranno problemi per Parigi”.
Ambra, cosa cambia dalle precedenti Paralimpiadi?
“Andrò con più consapevolezza e con un percorso più strutturato alle mie spalle. L’esperienza è aumentata e anche il modo di entrare in pista nelle grandi manifestazioni. Dopo l’incidente arrivare a questi livelli è sempre stato il mio obiettivo e spero di abbassare sempre di più il mio tempo. Adesso sono arrivata a 13,98, volevo a tutti i costi essere la prima a riuscirci”.
Bellissimo il discorso fatto davanti al Presidente della Repubblica. Che emozione è quella di essere portabandiera?
“Ero super emozionata, è una tradizione bellissima che unisce il mondo olimpico e paralimpico di fronte al Presidente e allo Stato, ci sentiamo tutti parte di qualcosa di più grande. Quando mi hanno detto di essere portabandiera non ci credevo. Ci speravo da dopo Tokyo, ma mi sono sempre detta che c’era tempo. Alle precedenti Olimpiadi non c’era neanche lo stadio pieno causa Covid e non ho neanche partecipato alla cerimonia, perché la mia gara è sempre tra le ultime. Quindi ci tengo tanto, perché è un ruolo importante e in quel momento rappresenterò l’Italia e tutta la delegazione. Ho tante speranze e tanti sogni, sarà un’emozione unica. Poi io correrò il 7 settembre, con la semifinale della mattina. Ci sarà tanta bella competizione e il livello si è alzato molto: con Monica Contrafatto e Martina Caironi c’è un bellissimo rapporto, ma in pista è guerra aperta. E le gare saranno sicuramente più combattute anche con le altre atlete. Speriamo di poter di nuovo fare un podio tutto tricolore”.
Come stanno andando gli allenamenti sui 100 metri?
“Per adesso bene, a parte l’intoppo della tosse che mi ha tenuto qualche settimana a basso ritmo, ma la preparazione invernale è andata bene, abbiamo messo qualcosa in più rispetto agli anni scorsi con il mio allenatore Pasquale Porcelluzzi al centro sportivo delle Fiamme Gialle a Castel Porziano. A Parigi correrò i 100 metri, poi post rassegna penso di iniziare anche con il salto in lungo. Lo avevo già provato altre volte ed era andato bene, ma ho deciso di tenerlo da parte per evitare il rischio infortuni. Il mio desiderio adesso è abbassare di tanto il tempo sui 100 metri, che è il mio maggiore obiettivo. Per il lungo ci vogliono tanta tecnica e pratica, poi anche la protesi è leggermente diversa e bisogna saperla controllare. È molto stimolante e anche divertente”.
Ambra continua a rappresentare un messaggio di determinazione e speranza per tutti quelli che hanno un sogno. Che insegnamento dà ai giovani che inseguono un obiettivo?
“Ai ragazzi consiglio di non mollare mai, perché a volte si incontrano degli ostacoli che la vita ci mette davanti. Ma qualsiasi deviazione porta poi a qualcosa di bello se si riesce a stringere i denti”.
Aspetto agonistico e aspetto emotivo, su quali si lavora di più per un’olimpiade?
“Direi l’aspetto emotivo, perché quello agonistico viene da sé con il lavoro sul campo. Si fanno tanti sacrifici, ma quelli che si fanno ripagano anche nella vita quotidiana. È importante gestire al meglio l’ansia, in quei momenti bisogna dare il massimo di sé stessi. In pista la mia arma è la parte lanciata di fine gara, quando prendo velocità. Ma anche la partenza è fondamentale, bisogna lavorare sui punti meno forti ma anche su quelli di forza, senza trascurarli. Mi alleno sei volte alla settimana per circa 3 ore, poi c’è la fisioterapia e il lavoro con il tecnico protesico”.
E Ambra non dimentica mai i suoi concittadini…
“Spero di regalargli un’altra bella emozione, spero di tornare a Porto Ercole festeggiando tutti insieme come abbiamo fatto dopo Tokyo, è il più grande regalo che ho ricevuto”.