Non c’è due senza tre: dopo le rivendicazioni sui diritti (che “non solo solo proprie della sinistra”) di qualche giorno fa del sottosegretario leghista all’Economia Federico Freni, dopo le parole di Marina Berlusconi nell’intervista al Corriere della Sera (allarmata dagli estremismi e, sui diritti civili “vicina alla sinistra”), anche il nuovo assessore alla Sanità del Piemonte appena insediatosi fa propria una battaglia tanto cara all’opposizione (e alla società civile, anche se spesso ci si dimentica che la politica impatta sulla vita vera della gente).
Federico Riboldi, esponente Fdi, è stato adottato alla nascita, perché la madre naturale scelse questa strada decidendo di portare a termine la gravidanza e di non ricorrere all'aborto. Lo ha raccontato lui stesso oggi, in occasione della designazione nell'esecutivo ‘Cirio bis’. Riboldi, insomma, deve la sua vita alla scelta della donna di non abortire. Tuttavia, come ha tenuto a sottolineare lui stesso, nello svolgimento del suo incarico punterà alla “piena attuazione della legge 194”. “Io ho una storia familiare molto particolare – ha detto l’assessore a margine della presentazione della nuova giunta – che mi porta a essere sempre straordinariamente vicino alla tematica dell'aborto. Io sono un bambino che è stato adottato appena nato, da una madre che aveva deciso di darmi in adozione. Questo è avvenuto nel 1986, quando ancora di questo tema non si parlava. Quindi io sono grato a chi ha indicato alla mia madre naturale la via dell'adozione come alternativa all'aborto”.
“Credo però – ha sottolineato – che la piena applicazione della legge 194 debba essere il nostro obiettivo. Su questo tema credo che la primazia delle donne vada assolutamente rispettata, che questo sia un tema etico sul quale non si possa pensare di accomunare questioni personali, altrimenti come ho detto in premessa avrei già la mia opinione”.
“Credo che una pluralità di opinioni all'interno dei consultori – ha aggiunto, interpellato dai giornalisti sulla presenza delle associazioni Pro-vita nei centri pubblici, voluta dal centrodestra – sia importante, giusta, e nella piena applicazione della 194. Tutto però con una forte premessa: nel rispetto della volontà e dei diritti delle donne”.