Diritti, Fermi: “Non sono esclusiva della sinistra. Non la penso come Vannacci sugli omosessuali”

Il sottosegretario all’Economia Federico Freni a Repubblica spiega come la pensa sulla questione diritti civili, sulle famiglie e sull’uguaglianza di genere. “Credo in una società che non può e non deve marginalizzare”

17 giugno 2024
Federico Freni, sottosegretario all'Economia (Ansa)

Federico Freni, sottosegretario all'Economia (Ansa)

Ma i diritti civili sono un’esclusiva della sinistra? Oppure possono essere questioni care – e non strumentalizzate – anche alla destra? Non sono domande retoriche, ma richieste legittime da parte di chi chiede risposte ogni giorno a un governo che spesso e volentieri appare lontanissimo dai bisogni reali delle persone.

“La famiglia non è un’etichetta, ma qualsiasi luogo dove due persone si amano e si rispettano. Al G7 nella dichiarazione finale c'è un riferimento esplicito all’impegno per l'uguaglianza di genere, oltre che alla condanna di tutte le violazioni e gli abusi: non mi pare si giochi al ribasso”, dichiara a la Repubblica il sottosegretario leghista all'Economia Federico Freni.

Al ribasso forse no, ma sta di fatto che alcune tematiche facciano più fatica di altre ad affermarsi nell’agenda politica italiana. O che, di fatto, di alcune si preferisca non parlare direttamente, preferendo girarci intorno in modo sempre più subdolo, non dicendo di fatto nulla ma agendo sotto traccia per smantellarle. Sì, stiamo parlando proprio della parola aborto che alla fine è davvero è sparita dal documento finale del G7: la richiesta di Canada e Francia per inserire nel comunicato una frase specifica che affermasse “l’importanza di preservare e garantire un accesso effettivo a un’interruzione di gravidanza sicura e legale” ha lasciato il posto a un più generico impegno ad assicurare “i diritti sessuali e riproduttivi legati alla salute per tutti”.

“Con i diritti non si scherza e la tutela dei diritti della comunità Lgbtqia+ rappresenta, per tutti, una priorità”, continua Freni. “Finiamola una buona volta di pensare che i diritti, al pari della cultura, siano una prerogativa esclusiva della sinistra. Liberiamoci da questo assurdo complesso: i diritti e il loro rispetto non hanno un colore politico, non possono essere oggetto di tifoserie contrapposte”.

Ma nemmeno di strumentalizzazione, ci permettiamo di aggiungere, se di questo vogliamo parlare. Perché c’è modo e modo di dare priorità a certi diritti: c’è chi lo fa per affermarli, chi per smantellarli. E il rispetto, anche quello, deve valere per chi di quei diritti ne dovrebbe godere, non per chi se ne riempie la bocca per ottenere un fugace momento di visibilità, come molti colleghi del sottosegretario leghista, che speriamo creda davvero in queste parole di apertura e attenzione verso comunità ancora troppo spesso discriminate e relegate ai margini. 

“Credo fortemente in una società che non può e non deve marginalizzare – precisa infatti l’esponente di governo –. La circostanza che un certo modello possa essere maggioritario non significa debba essere l'unico. Sarebbe un errore pensare che la società ideale sia quella etica”. E aggiunge: “Non condivido il pensiero di Vannacci sulle persone omosessuali”.

“Non ho alcuna preclusione al riconoscimento dei diritti e dei doveri delle persone omosessuali –afferma –. Fatico a pensare che il mio cattolicesimo possa tradursi in esclusione. Sono anche un sottosegretario di Stato e ricordo sempre che l'Italia è uno Stato laico: la tutela dei diritti e dei doveri di tutti è il pilastro della nostra democrazia”. Alla constatazione che al Pride di Roma non c’era il centrodestra, infine, risponde: "Ciascuno partecipa nel modo che ritiene più opportuno. Io scendo in campo con penna e calamaio. La musica pop a tutto volume non è nelle mie corde. Certo se il prossimo anno lo si organizzasse in un teatro d'opera...”.