Elezioni 2024: la parità di genere è un miraggio, Firenze la più virtuosa

Le candidate sindache sono solo il 23%, le under 40 sono appena 2. A Firenze, su 10 candidati 4 sono donne. A Pavia, Cesena, Ascoli, Pescara, Sassari e Bari in corsa solo uomini. Il trend è in crescita, ma siamo lontanissimi dalla sufficienza

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
6 giugno 2024
Parità di genere

Parità di genere

Avete presente la faccenda della parità di genere in politica e nelle istituzioni, quella che con una donna alla guida del governo e l’altra nel ruolo di segretaria di uno dei più grandi partiti del Paese avrebbe finalmente potuto imboccare la strada della svolta?

Bene, prendete tutto e mettetelo da parte. Potrà esservi utile in qualche conversazione futura, forse. Di certo, non vi aiuterà a commentare le elezioni amministrative a cui ci stiamo avvicinando che, neanche a dirlo, di donne in corsa per i ruoli monocratici ne registrano ben poche.

Candidature femminili: a che punto siamo

I prossimi 8 e 9 giugno saranno chiamati alle urne le cittadine e i cittadini di 3711 Comuni. Solo a guardare i nomi dei 145 candidati dei 29 capoluoghi di provincia al voto vengono i brividi: le candidate donne sono il 23%, quelle che hanno meno di quarant'anni sono solo 2. Per essere più precisi, gli uomini sono 112 e le donne appena 33. Una triste realtà che, però, vi invitiamo a recepire e interiorizzare con un cauto ottimismo, considerando che nel 2023 il dato si aggirava intorno al 14%.

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Capoluoghi al maschile, Firenze invece virtuosa 

La situazione si complica – e non poco – se si osservano i capoluoghi in cui a correre per la carica di primo cittadino sono solo uomini. Si tratta di Pavia, Cesena, Ascoli, Pescara, Sassari e Bari. Virtuosa è, invece, la centralissima – ed evidentemente illuminata – Firenze in cui, su 10 candidati allo scranno più alto, 4 sono donne: Sara Funaro, ex assessora al welfare sostenuta da Partito Democratico, Alleanza Verdi-Sinistra e +Europa; Stefania Saccardi, sostenuta da Italia Viva; Cecilia Del Re, ex assessora all’urbanistica sostenuta dalla lista civica “Firenze Democratica”; Francesca Marrazza di “RiBella Firenze”. Le candidate sindache under 40, entrambe sostenute da PD e Movimento 5 Stelle, sono Marta Bruschi di 35 anni, candidata sindaca a Biella, e Vittoria Ferdinandi di 37 anni, candidata sindaca a Perugia.

Politiche di genere ed elezioni

Adesso che il quadro è chiaro, siete autorizzati a formulare il vostro giudizio sull’ennesima tornata elettorale in cui si poteva e doveva fare di più. Partiamo dalla questione più evidente: a Firenze, capoluogo di una regione in cui le politiche di genere negli ultimi anni hanno ingranato la sesta anche grazie ad azioni politiche che non hanno fatto sconti a nessuno, le cose vanno bene, ma non benissimo. Quantomeno, possiamo dirci cautamente soddisfatte di registrare il segno più nel trend, ma il cammino è ancora lungo. Nel resto dello Stivale, la strada continua ad apparire in salita e parecchio dissestata.

A chiedersi perché le donne candidate a ruoli monocratici siano così poche, si correrebbe il rischio di aprire un capitolo che, di certo, non potrebbe trovare casa nello spazio di un articolo. Un aspetto, però, in questa sede merita di essere sviscerato: è vero, in parte è colpa di un sistema che non permette alle donne di dedicare il medesimo tempo che gli uomini dedicano alla politica, ma il problema è ben più vasto. Il vero tema sta tutto in una cultura maschiocentrica che, ancora oggi, fa fatica a collocare una donna al posto di comando. A dispetto della storia, sono ancora pochi gli uomini pronti a ragionare seguendo questo schema. Nella maggior parte dei casi, l’architettura culturale con cui sono cresciuti li obbliga a mettere al centro la propria virilità (impossibile, a loro modo di vedere, da sottomettere a una donna). Un inganno della mente che, per secoli, ha tenuto il genere femminile in ostaggio e che ancora oggi, sotto mentite spoglie, genera privazioni e disparità.

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Come uscire dalla cultura maschiocentrica

Per come si sono messe le cose negli ultimi anni, uscirne non sarà facile, se si considera che, pure nelle zone della politica in cui si predica il femminismo, molto spesso le donne hanno ruoli non di prim’ordine e, quando succede, sovente è per seguire il sentiment del momento piuttosto che per convinzione. Di sicuro, continuare a portare avanti la battaglia di genere con forza, coraggio e determinazione è l’unica via, tenendo insieme competenze, capacità, esperienza e una buona dose di tenacia (che in una politica declinata al maschile non guasta mai). Servirebbe, poi, un briciolo di solidarietà femminile in più, quella attraverso la quale sarebbe davvero possibile riuscire a fare la differenza e arginare l’egocentrismo dei maschietti di turno. Il punto è che, come nella vita, non tutti i gruppi sociali femminili sono pronti al cambiamento e, in alcuni casi, preferiscono asservirsi a logiche che, nel loro interesse, di logico hanno pochissimo. Un meccanismo di autoconservazione che cambierà, prima o poi, ma con cui oggi tocca fare i conti.

Un bel segnale sarebbe votare in massa due donne e un uomo alle prossime elezioni europee, sfruttando la possibilità di esprimere tre preferenze in ottica di genere. Ancora una volta, il corso della storia sarà affidato alla punta di una matita. 

PS - Nel frattempo, a Bari è stata esclusa una lista con troppe donne candidate consigliere. Si tratta della formazione di Michele Laforgia, uno dei due candidati sindaci del centrosinistra che in elenco aveva inserito 10 candidate su 12, non tutelando la rappresentanza maschile. Dura lex, sed lex. Chissà se con una donna alla guida della lista sarebbe successa la stessa cosa.