Elezioni in Francia: la disfatta di Le Pen e la vittoria dei diritti

I risultati delle elezioni politiche francesi hanno decretato la vittoria di Mélenchon e la sconfitta di Rassemblement National, il partito di estrema destra che minacciava la tenuta della democrazia

di MARCO PILI
8 luglio 2024
Marine Le Pen, la grande sconfitta di queste elezioni (ANSA)

Marine Le Pen, la grande sconfitta di queste elezioni (ANSA)

Una corsa a tre, insolita quanto inaspettata, che ha riservato un risultato elettorale che non poteva essere preventivato. Potrebbe concludersi qui il resoconto delle ultime elezioni francesi, le quali hanno decretato la vittoria (mutilata, a causa della maggioranza relativa) dell’NFP, il Nouveau Front Populaire capitanato dalla dirigenza collettiva di Mélenchon e Bompard. Un risultato che ha completamente scardinato le previsioni che, per mesi, davano Marine Le Pen in grande ascesa, pronta a lanciare Jordan Bardella alla guida dell’Eliseo.

Ma il Nuovo Fronte Popolare, dopo exit poll falsati che - nei primi minuti di scrutinio - davano la vittoria di Le Pen come certa, ha infranto i sogni di gloria dell’ultradestra europea, complice l’inaspettata tenuta del duo Macron-Attal, prossimo a ricoprire ancora un ruolo di maggioranza ma, allo stesso tempo, di compromesso. Nessuno dei tre schieramenti di punta, infatti, è riuscito a guadagnare la maggioranza assoluta, costringendo l’NFP (prima forza) a cercare alleati liberal-progressisti in Ensemble al fine di eleggere il futuro primo ministro.

Al netto dei risultati, però, ciò che queste elezioni hanno dimostrato all’Europa intera è la possibilità di impedire l’ascesa della destra liberticida e avversa ai diritti umani, sociali e civili. Uno scontro polarizzato che ha visto battagliare le tre compagini in modo serrato e senza esclusione di colpi, che lascia più di una perplessità sulla governabilità che un emiciclo senza maggioranza sarà in grado di garantire. Ma questo non è un problema che, nelle ore immediatamente successive allo spoglio delle prime schede elettorali, ha impedito i festeggiamenti delle migliaia di persone riversatesi in strada a Parigi, Rennes e Nantes che, talvolta, sono degenerati in scontri armati contro la polizia.

Dopo il mancato successo degli schieramenti di destra al Parlamento europeo, quello della coppia Le Pen-Bardella è il secondo tonfo sordo della destra estrema e populista in Europa. Risultati che, sommati al cambio di leadership polacca dei mesi scorsi e alla recente vittoria laburista nel Regno Unito, testimoniano la ferma volontà di implementare nuovi diritti e di dedicare maggiore attenzione ad ambiente e società civile, relegando ad un ruolo marginale la volontà di chi, al contrario, vorrebbe ridurli.

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Il programma del Nuovo Fronte Popolare

Ha vinto la Francia dei diritti, ne è uscita sconfitta una concezione autoritaria di Nazione. L’NFP, infatti, prendendo in prestito una dicitura radicata nella storia della sinistra europea, ha attuato fin dal primo momento una comunicazione partitica strutturata su due filoni: in primis l’opposizione ai liberali di Macron e alla destra di Le Pen e, in secundis, la volontà di far progredire ulteriormente la Francia sul tema dei diritti dei cittadini e delle cittadine.

Un programma ambizioso, tanto in ambito economico, sul quale sono stati indirizzati numerosi pareri contraddistinti da un mix di preoccupazione ed aspettative elevate, quanto in ambito sociale. Anche in politica estera il Nuovo Fronte Popolare si è schierato in modo netto, spesso in continuità con i vertici dell’esecutivo che, proprio in queste ore, hanno rassegnato le dimissioni. Al sì all’invio di armi in Ucraina, necessarie a combattere l’invasione di Putin, è seguita la ferma condanna nei confronti sia di Netanyahu che dei leader di Hamas, schierando la Francia su una linea simile a quella di molti altri stati europei.

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Ma è su diritti civili, ambiente ed economia che Mélenchon e Bompard hanno costruito l’identità dell’alleanza di sinistra. Dal passaggio da 5 a 14 scaglioni di tassazione fino all’eliminazione della flat tax, passando per Ius Soli e istituzione della figura di “Sfollato climatico”, il progressismo della nuova prima forza parlamentare si è rivolto anche alla comunità Lgbt, promettendo di garantire il cambio di stato civile senza restrizioni per le persone che intraprendono un percorso di transizione di genere. Ulteriori cavalli di battaglia della campagna elettorale delle sinistre sono stati anche congedo mestruale e abolizione della riforma macroniana relativa all’innalzamento dell’età pensionabile, promettendo un innalzamento della qualità della vita e una più equa redistribuzione dei beni tra gli appartenenti alla società civile.