Fine vita, il disegno di legge “in Aula il 17 settembre”

Intanto in Spagna, dove la legge sul suicidio assistito è in vigore dal 2021, aumentano le richieste per accedere all’eutanasia

25 giugno 2024
Fine Vita (Associazione Luca Coscioni)

Fine Vita (Associazione Luca Coscioni)

Il Ddl sul Fine vita torna finalmente ad essere discusso in Parlamento. Sul tema “Do atto al presidente del Senato Ignazio La Russa di aver chiesto ai presidenti dei gruppi di maggioranza di essere conseguenti con il nostro Regolamento, che purtroppo è debole rispetto alle prerogative delle opposizioni, però le norme ci sono e lui ha chiesto che vengano rispettate e quindi c'è un'intesa tra tutti affinché il ddl di Bazoli sul fine vita arrivi in Aula il 17 settembre”. A renderlo noto è il presidente dei senatori Dem Francesco Boccia, al termine della Conferenza dei Capigruppo di Palazzo Madama.

Il Ddl sul fine vita torna in Aula

Dopo il disastroso (quanto annunciato) naufragio nella scorsa legislatura del testo in materia alla prova delle Camere, il disegno di legge a prima firma di Alfredo Bazoli, capogruppo dem in Commissione giustizia di Palazzo Madama, con punta a trovare finalmente un accordo e a disciplinare il suicidio assistito nelle sedi opportune, facendo proprie le sollecitazioni della Corte costituzionale al Parlamento, in particolare con la sentenza 242 del 2019. Un testo complesso, ingarbugliato e imperfetto, che non sembra accontentare né l’area conservatrice – che considera quasi sacra la vita umana – né dall’altra parte i sostenitori dell’eutanasia per tutti.

Ma anche un primo passo per tornare a discuterne, intanto, visto che i pazienti che chiedono di poter accedere alla pratica sono già molti e sempre più numerosi gli appelli perché la politica si occupi davvero di un tema, quello appunto del fine vita, tanto urgente quanto divisivo.

Serve dare una risposta concreta a chi ha a che fare ogni giorno con sofferenze inconcepibili, per anni, intrappolato/a in un corpo che non è altro che un’ancora dolorosa incagliata a quella che non si può nemmeno più chiamare vita. Che sia positiva (ce lo auguriamo) o negativa (e quindi che queste persone siano consce fin dall’inizio di doversi rivolgere altrove per ottenere la tanto agognata ‘fine’) è arrivato il momento di mettere un punto alla questione.

Aumenta la richiesta di eutanasia in Spagna

Se in Italia siamo fermi al palo, attaccati all’unica speranza concreta al momento rappresentata dalla disobbedienza civile di persone come Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, fondatore e co-presidente di Eumans, altrove la questione fine vita è ben più avanzata. 

In Spagna, ad esempio, nel 2023 sono state 750 le persone che hanno sollecitato l'eutanasia, pari a un 30% in più rispetto all'anno precedente, anche se solo 350 hanno potuto esercitare il diritto a una morte degna. È il bilancio tracciato dal presidente dell'associazione Diritto a Morire degnamente (Dmd), Fernando Marin, in una conferenza stampa a Madrid, a tre anni dall'entrata in vigore della legge per il suicidio assistito nel Paese.

Secondo i dati provvisori del ministero di Sanità, riferiti dall'agenzia Efe, delle 727 richieste presentate nel 2023 ci sono stati 323 casi di eutanasia. Pari a un tasso inferiore allo 0,07% del totale delle morti registrate nell'anno in Spagna. Secondo l'associazione, da decenni impegnata per il riconoscimento del diritto a una morte degna, la bassa percentuale di interventi di fine vita realizzati è dovuta all'iter “farraginoso e complesso”, che allunga a una media di 75 giorni il procedimento per ottenere l'autorizzazione al suicidio assistito, dai 35 giorni previsti dalle legge. E segnala che quasi un terzo delle persone che hanno sollecitato l'eutanasia nel 2022 sono morte durante l'iter per l'esame e l'accoglimento dell'istanza.