“Il mio corpo si sta immobilizzando sempre più, ho dolori, ieri sera hanno impiegato tre ore per vestirmi. Da sola morirei di sete e di fame nel mio letto. Quello che mi viene dato non è un trattamento di sostegno vitale? Si tratta solo di ampliare l'interpretazione. Chiedo solo la libertà di avere un piano B”. A dirlo Laura Santi, 49enne esponente dell'associazione Luca Coscioni, malata da oltre 20 anni di sclerosi multipla progressiva, e arrivata da Perugia a Roma per l'udienza pubblica al palazzo della Consulta, dove la Corte Costituzionale era chiamata ad esprimersi per la seconda volta sul suicidio assistito.
La decizione è attesa nelle prossime settimane. Un tempo minuscolo rispetto a quello che Santi e molte altre persone hanno atteso fino ad oggi, solo per vedersi riconosciuto il proprio diritto all’autodeterminazione. Senza, per ora, risultati.
“Ho 5 assistenti e mio marito caregiver. Mi lavano, mi nutrono, non so più se è vita questa. Sono una persona lucida, caparbia e attaccata alla vita. Ma mi chiedo: Questa è vita?” aggiunge.
La Corte ha accolto la sua richiesta e di una donna affetta dalla stessa malattia di intervenire come parte nel procedimento. “Questa giornata è estremamente emozionante - ha aggiunto - Non voglio illudermi, ma l'accoglimento del mia richiesta è una dimostrazione di sensibilità. Non vogliamo modificare il dettato costituzionale ma si tratta di capire cosa si intende per trattamento di sostegno vitale”.