"I giovani non sono interessati alla politica". Quante volte lo abbiamo sentito dire? Per qualcuno di loro potrebbe essere anche così, ma la verità è un'altra. La politica non è interessata
ai giovani e questo crea distacco, ma non per scelta dei secondi che, se non avessero veramente interesse, non avrebbero motivo di dimostrare il loro dissenso, come invece fanno su più fronti. Lo conferma anche la scuola per giovani donne,
"Prime minister", che da qualche anno avvia percorsi di formazione in varie città d'Italia (oggi inaugura a Firenze) e che rompe anche un altro vecchio stereotipo: ovvero che la politica sia un affare da uomini. Anche se lo scenario odierno dire il contrario, è ancora scarsa la rappresentanza femminile nelle cariche istituzionali. Ma le nuove generazioni hanno voglia di cambiare l'ordine delle cose o comunque provarci. Motivo che ha spinto la maggior parte delle ragazze a partecipare a questa scuola:
Elena Tomassini, Claudia Criscuolo e Maria Pia Scilinguo (studentesse nelle passate edizioni) ne sono l'esempio lampante. A dirla tutta, all'interno di questa intervista troverete risposte e concetti che probabilmente neppure vi aspettereste da tre ragazze così giovani, da cui i nostri politici più attempati avrebbero solo di che imparare.
Perché studiare politica da giovani
Elena Tomassini, 19 anni di Rieti. Studia Scienze Politiche a Firenze
Elena Tomassini, 19 anni di Rieti, oggi studentessa di Scienze Politiche all’Università di Firenze, ha iniziato molto presto a interessarsi alla politica, ritrovando nella scuola quei temi che lei definisce le sue "battaglie quotidiane". "Prime Minister è una vera e propria avventura, iniziata per curiosità, senza crearmi aspettative, diventando con il tempo un
percorso di crescita e consapevolezza personale - spiega - Quelle battaglie che mi portavo dentro, in maniera ingenua e inespressa, sono pian piano diventate concrete e sono riuscita ad incanalare quella
rabbia positiva per fare qualcosa nel mio piccolo. Quindi, senza dubbio, mi ha lasciato la consapevolezza di coltivare gli strumenti necessari per
farmi spazio nella società. Del mondo della politica mi affascina la sua pluralità.
La politica è di chiunque ed è ovunque. Lo stereotipo dei giovani disinteressati e distaccati lo trovo solo convenzionale. I giovani si mobilitano giornalmente e recepiscono gli stimoli e le cose che non vanno nella nostra società trasformandoli in impegno e azioni concrete. C’è molta consapevolezza nella nostra generazione che ancora
non viene riconosciuta o addirittura svelata".
Maria Pia Scilinguo, 18 anni, di San Marco Argentano, in provincia di Cosenza
Maria Pia Scilinguo, 18 anni, cresciuta in una piccola realtà come quella di San Marco Argentano, in provincia di Cosenza, è all'ultimo anno di liceo classico. "Ne ho sentito parlare al tg e ho capito che era il progetto giusto per me. Volevo mettermi in gioco, volevo imparare cose nuove e creare connessioni con persone che avessero i miei stessi interessi, ma soprattutto,
volevo far parte di qualcosa che avesse un impatto - rivela - Questa esperienza mi ha fatto capire che rendere il mondo un posto migliore è possibile. Ho imparato la lotta può partire anche dalle piccole azioni e che tante piccole azioni creano un grande cambiamento. Ma la scuola mi ha lasciato soprattutto il senso di comunità, di unione:
spesso pensiamo di essere solə nelle nostre lotte, ma se ci guardiamo intorno, se ci confrontiamo, capiamo che la causa per cui lottiamo è la stessa di chi ci sta a fianco".
Claudia Criscuolo, 20 anni di Napoli, studentessa di Scienze Politiche e relazioni Internazionali a l'Orientale
Claudia Criscuolo, 20 anni di Napoli, oltre a studiare all'Università è una delle volontarie dell'associazione Prime Minister. "Sono sempre stata interessata a temi quali femminismo e discriminazione, ho deciso di iscrivermi. Ad oggi devo dire che è stata la decisione migliore che potessi prendere - ci racconta - Mi ha dato gli strumenti adatti per analizzare e comprendere i fenomeni sociali, mi ha dato opportunità di conoscere e scoprire campi di cui ignoravo persino l’esistenza. Mi ha lasciato la voglia di continuare questo percorso in tutti gli ambiti della mia vita, anche quello universitario, e soprattutto un posto sicuro in cui potersi sempre esprimere e confrontare".
L'attivismo dopo la scuola
Continuare, appunto. Portare nella vita quanto appreso grazie alla scuola. Dopo il corso, le ragazze "si buttano" in politica: Elena, appena maggiorenne, si è
candidata all'elezioni comunali della sua città; Maria Pia ha organizzato
convegni e incontri con al centro il tema della violenza e gli stereotipi di genere, ma dopo la scuola promette di impegnarsi più attivamente. Mentre Claudia si è divisa tra manifestazioni per l'ambiente, Pride, mostre sugli stereotipi di genere, swap party contro il fast fashion e un festival interamente dedicato ai corpi e al linguaggio. Di recente ha partecipato alle elezioni del Forum dei giovani di Napoli.
I giovani sono veramente disinteressati?
Cosa rispondono i giovani alle accuse che gli vengono mosse? Le rinviano al mittente. "La politica istituzionalizzata sta sempre più perdendo contenuti in funzione di una lotta di potere tra partiti, cosa che sì, c’è sempre stata, ma oggi sembra essere il perno attorno al quale deve girare tutto anziché pensare al bene comune - accusa Claudia -
Forse è proprio questo che fa allontanare i giovani da questo mondo. Siamo sempre visti come l’ultima ruota del carro e gli argomenti che ci stanno a cuore vengono ignorati". Le persone adulte stanno perdendo quest’interesse - afferma Maria Pia - finora ho visto più adulti disinteressati che giovani. Forse mi sbaglio, ma mi piace pensare che
sarà la Generazione Z a portare grandi cambiamenti in questa società".
L'Italia ha il triste primato europeo di Neet, giovani che non studiano, non lavorano né cercano attivamente un'occupazione
Cosa pensano loro della politica italiana
Quanto ancora c'è da fare in termini di qualità della vita delle donne? "A livello di politica nazionale
siamo ancora troppo indietro per quanto riguarda alcuni
diritti fondamentali - sostiene Elena - Ci sono lotte che le donne sono portate a mandare avanti, chissà per quanto ancora! Mi vengono in mente aspetti che hanno bisogno di tutela come la
maternità, e altri che hanno bisogno di riconoscimento e diritti come le
opportunità lavorative e l’ambito della violenza sessuale e non solo". "Negli anni ci siamo accontentate di diritti formali, creati su misura per evitare proteste e lamentele. Poi è subentrata la triste realtà che tutto ciò sostanzialmente non esiste - aggiunge Claudia - Sulla carta siamo tutti e tutte uguali, eppure nella vita di tutti i giorni noi donne ci troviamo a dover affrontare sfide continue, dal punto di vista della salute, delle molestie, del contesto lavorativo. Partiamo sempre da un gradino più basso e la politica non sta ragionando in un’ottica concreta.
Io percepisco solo tante parole e pochi fatti". "Manca un’educazione elementare finalizzata alla
prevenzione della violenza di genere - conclude Maria Pia - Mancano le condizioni di base che possono garantire alle donne di diventare madri in modo sereno: nonostante l’attuale governo parli così tanto di combattere la denatalità,
non si fa nulla per garantire alle giovani generazioni quella stabilità economica e quella sicurezza lavorativa che devono necessariamente esistere per mettere su famiglia. Inoltre non c’è ancora un
congedo parentale equo e gli
asili nido pubblici sono ancora troppo pochi, soprattutto nel Sud Italia. Non c’è da stupirsi che la disoccupazione femminile più alta si concentri proprio al Sud, perché queste mancanze obbligano le donne a dover rinunciare al lavoro per dedicarsi alla famiglia. Un altra cosa che manca è un diritto all’aborto che sia garantito di fatto. In molti ospedali d’Italia la maggior parte del personale è obiettore di coscienza. E anche se una donna riuscisse ad abortire, spesso è costretta a subire valanghe di giudizi moraleggianti che pretendono di sapere cosa sia meglio per lei".
Modelli e rappresentanti
Che le nuove generazioni non si rispecchino in un determinato partito è forse anche una conseguenza fisiologica dei tempi che cambiano. Il loro concetto di politica è più trasversale. Ma la mancanza di modelli da seguire è un problema concreto. Per la nostra politica, non per loro. Nessuna delle tre, infatti, si sente realmente rappresentata e fa fatica a trovare una donna (italiana e ancora in vita) a cui ispirarsi. "Purtroppo non riesco a prendere come riferimento nessuna - afferma Claudia Criscuolo - Forse potrei dire
Oriana Fallaci, per il suo pensiero ad oggi così contemporaneo riguardo certi temi. Mi auguro di avere la sua stessa forza intellettuale". "Nel panorama contemporaneo e internazionale una figura femminile di riferimento è AOC
(Alexandria Ocasio-Cortez) - ammette Elena Tomassini - pura determinazione e coraggio". "Non ho una vera e propria figura di riferimento - ammette Maria Pia Scilinguo - però ci sono varie donne del mondo dell'attivismo di cui apprezzo il lavoro:
Michela Murgia (purtroppo scomparsa troppo presto) e
Greta Thunberg. A un livello più locale seguo la deputata
Anna Laura Orrico, che ha fatto parte del team di Prime Minister, per quanto riguarda il secolo scorso cito
Angela Davis.