Il Consiglio regionale pugliese ha detto sì alla legge sui diritti Lgbtq+ e contro la violenza di genere. La maggioranza di centrosinistra è riuscita ad evitare i 321 emendamenti presentati dal centrodestra approvando un subemendamento sostitutivo dell'intera legge, uno stratagemma che le ha permesso di superare l'ostruzionismo in Aula ed evitare anche gli eventuali colpi di 'franchi tiratori’ al momento del voto.
È passata cosi, dopo oltre 5 anni di tentativi, la legge che contiene disposizioni per garantire il principio delle pari opportunità e della parità di trattamento in riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere e alle variazioni nelle caratteristiche di sesso delle persone. Il dispositivo legislativo, di cui è primo firmatario il consigliere regionale Donato Metallo (Pd), è stato sottoscritto da numerosi altri consiglieri del Pd, M5s, Con, Per la Puglia e Misto.
Tra i principi e le finalità dell'intervento è richiamata in particolare "l'importanza di prevenire e contrastare le discriminazioni e le violenze determinate dall'orientamento sessuale, dall'identità di genere o dalle variazioni nelle caratteristiche di sesso”. La legge promuove specifiche politiche del lavoro, di formazione e riqualificazione professionale, di inserimento lavorativo, oltre che attività volte a garantire la parità di accesso al lavoro. Vengono disposti interventi in materia socio-assistenziale e socio-sanitaria di informazione, consulenza e sostegno in favore delle persone omosessuali, transessuali, transgender e intersessuate, nonché delle loro famiglie.
Un tavolo, a cui siederanno tutte le associazioni, darà delle linee guida, ad esempio, su “come scrivere i bandi, su cosa è necessario in settori come la sanità o la scuola per evitare” distorsioni o attività discriminatorie, con un monitoraggio annuale.
"Questa legge - sottolinea l’altro consigliere del Pd, Francesco Paolicelli - vuole avviare nelle imprese per evitare forme di discriminazione, coinvolgendo i responsabili delle aziende e del personale”. Si valuteranno, su come già fanno i comuni, “forme di accoglienza per le vittime di violenza, ma soprattutto per seguire chi subisce atti discriminatori. Molte volte - conclude - sappiamo che non è sufficiente fare la denuncia. E la legge vuole offrire un supporto”.
La norma prevede anche attività di formazione per gli insegnanti, gli studenti e i genitori in materia di pari opportunità e prevenzione del bullismo e del cyberbullismo motivati dall'orientamento sessuale. Prevista anche la promozione di eventi sociali e culturali di sensibilizzazione, interventi in materia socio-assistenziale e socio-sanitaria di informazione, consulenza e sostegno in favore delle persone omosessuali, transessuali, transgender e intersessuate.
La Puglia fa scuola e a seguirla potrebbe essere nel breve tempo anche la Sardegna. Gli enti regionali, dopo i Comuni, riempiono così un vuoto normativo che il governo – con l’affossamento del ddl Zan – non è riuscito a colmare.