Mai indifferenti, voci ebraiche per la pace: “Vicini a chi soffre, provando a pensare insieme”

Una lettera aperta di persone italiane di origine o fede ebraica, che vogliono dissociarsi dalle azioni del governo israeliano, rileggendo anche il significato del Giorno della Memoria

di CLAUDIA CANGEMI -
13 febbraio 2024

“Mai indifferenti”. Un appello per la pace in Medio Oriente è stato diffuso via social e viene ripreso in queste ore dai giornali italiani. Uno dei tanti, si dirà: le voci che chiedono un cessate il fuoco si sono moltiplicate un po' ovunque nel mondo in questi giorni. Ma a rendere particolarmente importante questa presa di posizione sono gli autori: persone di origine o fede ebraica, che prendono le distanze dalla spietata guerra di Netanyahu nella Striscia di Gaza e non solo.

Il simbolo della lettera della comunità ebraica italiana
Il simbolo della lettera della comunità ebraica italiana

La lettera aperta, sottoscritta in prima istanza da 52 persone (tra cui Gad Lerner), ha registrato in poche ore 88 adesioni, tra cui spicca il nome di Edith Bruck. L'iniziativa è nata da un gruppo di persone ebree che, in occasione del Giorno della Memoria (“non possiamo condividere la modalità con cui lo si vive se lo si riduce a una celebrazione rituale e vuota”), si sono interrogate sul confronto tra passato e presente e sulla necessità di mettersi in discussione e soprattutto dissociarsi dalle azioni del governo israeliano, definiti “sicuramente crimini di guerra”. L'immagine che accompagna la lettera aperta è firmata da Oliviero Toscani.

La lettera 

“Siamo un gruppo di ebree ed ebrei italiani che, dopo la ricorrenza del Giorno della Memoria e nel vivere il tempo della guerra in Medio Oriente, si sono riuniti e hanno condiviso diversi sentimenti: angoscia, disagio, disperazione, senso d’isolamento – esordisce il documento –. Il 7 ottobre, non solo gli israeliani ma anche noi che viviamo qui siamo stati scioccati dall’attacco terroristico di Hamas e abbiamo provato dolore, rabbia e sconcerto.

E la risposta del governo israeliano ci ha sconvolti: Netanyahu, pur di restare al potere, ha iniziato un’azione militare che ha già ucciso oltre 28.000 palestinesi e molti soldati israeliani, mentre a tutt’oggi non ha un piano per uscire dalla guerra e la sorte della maggior parte degli ostaggi è ancora incerta.

Purtroppo sembra che una parte della popolazione israeliana e molti ebrei della diaspora non riescano a cogliere la drammaticità del presente e le sue conseguenze per il futuro. I massacri di civili perpetrati a Gaza dall’esercito israeliano sono sicuramente crimini di guerra: sono inaccettabili e ci fanno inorridire”.

Murales Israele - Palestina
Murales Israele - Palestina

“Si può ragionare per ore sul significato della parola 'genocidio' – proseguono i firmatari, riferendosi alla causa promossa dal Sudafrica contro Israele di fronte alla Corte internazionale di giustizia – ma non sembra che questo dibattito serva a interrompere il massacro in corso e la sofferenza di tutte le vittime, compresi gli ostaggi e le loro famiglie. Molti di noi hanno avuto modo di ascoltare voci critiche e allarmate provenienti da Israele: ci dicono che il Paese è attraversato da una sorta di guerra tra tribù – ebrei ultraortodossi, laici, coloni – in cui ognuno tira l’acqua al proprio mulino senza nessuna idea di progetto condiviso”.

“Quello che succede in Israele ci riguarda personalmente: per la presenza di parenti o amici, per il significato storico dello Stato di Israele nato dopo la Shoah, per tante altre ragioni. Per questo non vogliamo restare in silenzio. Abbiamo provato forte difficoltà di fronte all’appena trascorso Giorno della Memoria: non possiamo condividere la modalità con cui lo si vive se lo si riduce a una celebrazione rituale e vuota. Riconoscendo l’unicità della Shoah, consideriamo importante restituire al 27 gennaio il senso e il significato con cui era stato istituito nel 2000, vale a dire un giorno dedicato all’opportunità e all’importanza di riflettere su ciò che è stato e che quindi non dovrebbe più ripetersi, non solo nei confronti del popolo ebraico”.

Il significato del Giorno della Memoria

Il gruppo si interroga dunque con grande coraggio e onestà intellettuale sul vero significato e sulla coerenza del messaggio portato avanti attraverso il Giorno della Memoria. “Il 27 gennaio 2024 è stato una scadenza particolarmente difficile e dolorosa da affrontare: a cosa serve oggi la memoria se non aiuta a fermare la produzione di morte a Gaza e in Cisgiordania? Se e quando alimenta una narrazione vittimistica che serve a legittimare e normalizzare crimini? Siamo ben consapevoli che esiste un antisemitismo non elaborato nel nostro Paese e nel mondo, ne sentiamo l’atmosfera e l’odore in questi mesi soprattutto dal 7 ottobre, quando abbiamo visto incrinarsi i rapporti, anche personali, con parte della sinistra.

Ma ci sembra urgente spezzare un circolo vizioso: aver subito un genocidio non fornisce nessun vaccino capace di renderci esenti da sentimenti d’indifferenza verso il dolore degli altri, di disumanizzazione e violenza sui più deboli”.

Antisemitismo e citica ai delitti del governo israeliano 

Si sottolinea poi la distinzione tra l'“antisemitismo” e il diritto di critica alle azioni del governo israeliano. “Per combattere l’odio antiebraico crescente in questo preciso momento, pensiamo che l’unica possibilità sia provare a interrogarci nel profondo per aprire un dialogo di pace costruendo ponti anche tra posizioni che sembrano distanti. Non siamo d’accordo con le indicazioni che l’Unione delle Comunità ebraiche italiane ha diffuso per la giornata del 27 gennaio, in cui viene sottolineato come ogni critica alle politiche di Israele ricada sotto la definizione di antisemitismo. Sappiamo bene che cosa sia l’antisemitismo e non ne tolleriamo l’uso strumentale. Vogliamo preservare il nostro essere umani e l’universalismo che convive con il nostro essere ebree ed ebrei. In questo momento, quando tutto è difficile, stiamo vicino a chi soffre provando a pensare e sentire insieme”.

Le adesioni rimangono aperte all'indirizzo [email protected]