Meloni in Albania per il Protocollo sui migranti. Opposizioni: “Spot elettorale che viola i diritti umani”

La presidente del Consiglio, insieme al primo ministro albanese Edi Rama, hanno fatto tappa all’hotspot al porto di Shengjin. Schlein: “Accordo cozza contro il diritto d’asilo”, Magi sul posto: “Qui ci sarà una vera e propria discriminazione”

di Redazione Luce!
5 giugno 2024
Meloni con Edi Rama all'hotspot per i migranti a Shengjin

Meloni con Edi Rama all'hotspot per i migranti a Shengjin

La premier Giorgia Meloni e il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sono a Tirana per inaugurare gli hotspot del Protocollo Italia Albania sull’immigrazione. In visita prima a Gjader, nell’area che ospiterà (o meglio, dove saranno trattenuti) i migranti in attesa della verifica dei requisiti per la permanenza nel nostro Paese o per l’eventuale rimpatrio, la presidente del Consiglio è stata accolta dal primo ministro albanese Edi Rama con il quale ha effettuato poi un veloce sopralluogo al porto di Shengjin, già ultimato per le procedure previste nell’accordo.

La misura, che punta all’estrenalizzazione dei migranti e richiedenti asilo in attesa che la loro pratica venga presa in carico, che ricorda quello adottato dal Regno Unito con il Ruanda, è stato aspramente e a più riprese criticato dalle opposizioni e da varie realtà italiane e internazionali impegnate nell’accoglienza in mare dei migranti. Polemiche che arrivano anche oggi, in occasione dell’incontro tra i leader dei due Paesi. 

Pd e +Europa: “(Hot)spot elettorale di Meloni”

“L’accordo tra Italia e Albania sui centri di rimpatrio cozza contro il diritto d’asilo sancito in Costituzione. Questo cinico accordo è uno spottone che arriva a costare 800 milioni. Risorse che potevano essere investite nella sanità”, dice ad esempio la segretaria Pd, Elly Schlein, a Corriere Tv. “Probabilmente oggi Meloni andrà a vedere solo il container sul porto, ma ci sono ancora migliaia di metri quadri di deserto: lì dove dovrebbero sorgere i Cpr”.

Critico anche Riccardo Magi. “Oggi qua si inaugura un enorme hotspot elettorale di Meloni” afferma il segretario di +Europa, arrivando a sorpresa al porto di Shengjin per esercitare “da deputato i poteri ispettivi” in occasione della visita della presidente del Consiglio in Albania. 

Magi intende porre alla premier una serie di domande. “La struttura in cui siamo è un hotspot? È un centro di prima accoglienza? Quali persone ci arriveranno? Dove verrà fatto lo screening per valutare i vulnerabili che in base alla legge non dovranno essere portati in Albania? Chi sono le figure istituzionali che faranno questo screening?

Ricordiamo – ha aggiunto – che qui ci sarà una vera e propria discriminazione perché arriveranno delle persone che hanno la stessa condizione giuridica che altre persone in Italia le vede accolte nel sistema d'accoglienza. Quindi a seconda se si viene salvati da una Ong e si viene portati in Italia, si entra nel circuito di accoglienza come richiedenti asilo, se si viene salvati da una nave dell'autorità italiana si entra nel circuito di detenzione in Albania. E questo ovviamente è una discrimina inaccettabili”, conclude.

Sos Mediterranee: “Accordi violano i diritti umani”

“Nel giorno in cui la premier Meloni visita l'Albania per rendere operativo l’accordo che prevede la deportazione di alcuni dei naufraghi soccorsi in acque internazionali verso centri di detenzione in un Paese extra-Ue, vogliamo ribadire la nostra ferma contrarietà a questo tipo di accordi” dichiara Valeria Taurino, direttrice generale di Sos Mediterranee Italia.

Chiara dunque la posizione dell’ong che si occupa di soccorso in mare: “È un'iniziativa illegittima e un inutile spreco di risorse – continua Taurino –. Con le altre ong abbiamo sottoscritto un appello per denunciare che tutta l'operazione Albania è irrispettosa del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali. In base a quale legge internazionale queste persone verranno portate in Albania?”.

“Il diritto internazionale è chiaro: le persone soccorse devono essere immediatamente sbarcate nel porto sicuro ragionevolmente più vicino”, ribadisce la direttrice generale. Accordi come quello con l'Albania “complicano inutilmente il soccorso, che è già reso problematico dalla scarsità dei mezzi in mare. Tutte queste risorse potrebbero essere molto più efficacemente dirette al vero soccorso, quello che gli Stati europei hanno abbandonato dal 2017. Da anni –  conclude Valeria Taurino – chiediamo il ripristino una missione di soccorso guidata dagli Stati europei nel Mediterraneo centrale, che invece è volutamente sguarnito, la revoca degli accordi con Stati terzi che violano i diritti umani delle persone e la fine della criminalizzazione dei soccorritori”.