Ben quindici progetti, uno per municipio, da erogare nel corso degli anni scolastici 2024/2025 e 2025/2026, il tutto con un finanziamento comunale da 420mila euro. Dopo il nulla di fatto a livello nazionale dove, in seguito all’approvazione di un emendamento in manovra presentato da +Europa, i fondi sono stati dirottati su altri progetti, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha deciso, di comune accordo con gli uffici competenti, di impegnarsi a promuovere l’educazione affettiva nelle scuole. Una novità, soprattutto perché proposta a livello comunale, che riguarderà quattro aree tematiche: educazione socio-affettiva e alle relazioni, educazione alla parità tra i generi, prevenzione e contrasto della violenza e della discriminazione legate al genere e all'orientamento sessuale e prevenzione e contrasto di discriminazione e violenza di genere nel mondo digitale.
Ma non sono bastate né l’esplicitazione delle tematiche né l’aprioristica volontà di coinvolgere le famiglie dei giovani e delle giovani per evitare, al solito, le proteste delle frange più conservatrici della popolazione. Il progetto ha ricevuto fin da subito numerose critiche.
Le proteste di Lega, FdI e ProVita
A protestare per prima ci ha pensato la Lega, partito ormai baluardo del conservatorismo più strenuo in tema di diritti civili e sociali, definendo il progetto “l’imposizione di una vera e propria ideologia”. A fare eco è stato il principale partito di maggioranza, Fratelli d’Italia, che ritiene inaccettabile come il Comune stia provando a sostituirsi alle famiglie nell’educazione dei propri figli e delle proprie figlie su tematiche così intime.
Critiche in profondo contrasto, ad esempio, con Marta Bonafoni, coordinatrice del PD Lazio, che ritiene il bando “un passo doveroso, che individua un importante protagonismo della nostra città finalizzato alla sperimentazione di attività formative nelle scuole secondarie di primo grado per la diffusione di una cultura del rispetto nella fase della preadolescenza, del contrasto alla violenza e alle discriminazioni fondate sul genere e orientamento sessuale”.
Ritorna lo spettro del gender
“Uno spettro si aggira per la Capitale: lo spettro del gender”. È tramite questa celebre parafrasi che possiamo riassumere il comunicato di ProVita&Famiglia che, tramite un comunicato stampa, ha dichiarato: “Dobbiamo forse aspettarci associazioni Lgbt e collettivi trans-femministi che insegneranno ai nostri figli a cambiare sesso o che esistono infiniti generi in cui identificarsi? È un vero e proprio attentato alla libertà educativa delle famiglie romane. Impediremo questa vergogna”.
Sarebbe quantomeno curioso, alla luce di queste accuse, dibattere sul significato della tanto decantata teoria – o ideologia – gender, spesso confusa (più o meno volontariamente…) dagli ambienti cattolico-conservatori con il filone degli studi di genere, scientificamente approvati ed estremamente rilevanti negli ambiti di studio umanistico-sociali. Al contrario, l’annunciato spettro della teoria gender, rilanciato anche nel comunicato dal titolo “Gualtieri spalanca le porte al gender nelle scuole di Roma”, assimila il genere ad un ectoplasma immateriale che non rende giustizia alla serietà ed al peso che queste tematiche hanno per molte persone.
Queste critiche sono, ancora una volta, un’ulteriore testimonianza del perché progetti e bandi come quello promosso da Gualtieri siano fondamentali per aumentare la consapevolezza su tematiche così rilevanti e che, sul piano sociale, stanno continuamente dimostrando enormi lacune.
La scuola al bivio: tra sacro e profano
Ciò che emerge dai fatti di cronaca è l’esistenza di un bivio di fronte al quale la scuola italiana sembra sempre più impossibilitata a prendere una direzione. Un’incertezza che è possibile osservare a partire dall’emendamento a favore dell’educazione affettiva, i cui fondi sono stati dirottati per sensibilizzare sul tema della fertilità, passando per il nuovo – e giudicato come controverso – bando pubblicizzato da Gualtieri e arrivando, infine, alla riforma delle indicazioni nazionali promossa dal ministro Valditara. Un approccio, quest’ultimo, particolarmente tradizionalista, che ha visto il vertice del dicastero promuovere l’insegnamento del latino alle scuole medie, un focus sui “popoli italici” e, dulcis in fundo, la Bibbia. Un testo ritenuto dagli uffici ministeriali particolarmente rilevante per l’influenza su molte altre opere letterarie e, conseguentemente, meritevole di approfondimenti.
E se “polarizzazione” sembra essere stato uno dei termini più utilizzati in riferimento alla politica nostrana e statunitense nel 2024, è probabile che il bacino di utilizzo di questa parola si espanda al più presto anche alla scuola. Nella lotta tra sacro e profano, tra l’insegnamento della Bibbia e un insegnamento dell’affettività sempre più demonizzato dalle forze conservatrici, la politica rischia di permeare sempre più un ambiente che, al contrario, dovrebbe avere come fine il bene degli alunni e delle alunne, e non certo la propaganda ideologizzata.