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Polonia, arriva un nuovo disegno di legge sulle unioni civili

Ad annunciarlo è stata la ministra Katarzyna Kotula: "Le persone Lgbtq+ hanno aspettato troppo a lungo l'uguaglianza"

di EDOARDO MARTINI -
29 dicembre 2023
La ministra dell'Uguaglianza Katarzyna Kotula (Instagram)

La ministra dell'Uguaglianza Katarzyna Kotula (Instagram)

Un nuovo disegno di legge per l'approvazione delle unioni civili in Polonia. È quello che presenterà la ministra dell'Uguaglianza Katarzyna Kotula dopo aver consultato i leader dei partiti della maggioranza. Durante la campagna elettorale, il Primo Ministro Donald Tusk aveva affermato che il suo partito avrebbe introdotto una disposizione per le unioni tra persone dello stesso sesso non appena eletto, e che considerava questa una priorità dopo anni di buio sul tema dei diritti nel paese.

La nuova legge sulle unioni civili

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Il governo polacco sta per presentare un nuovo disegno di legge sulle Unioni Civili (Instagram)

"Sono trascorsi 20 anni dalla prima legge sulle unioni civili presentata nel 2003. Le persone Lgbtq+ hanno aspettato troppo a lungo l'uguaglianza", dichiara esultando la ministra dell'Uguaglianza. Dobbiamo ricordare che a metà dicembre la Corte Europea dei Diritti Umani ha tuonato contro lo Stato polacco, colpevole di non aver "adempito al suo dovere di garantire che i ricorrenti disponessero di un quadro giuridico specifico che prevedesse il riconoscimento e la protezione delle loro unioni omosessuali. Tale inadempimento ha comportato l'incapacità dei ricorrenti di regolare aspetti fondamentali della propria vita, costituendo una violazione del loro diritto alla dignità privata e familiare". Il caso in esame riguardava cinque coppie omosessuali polacche, le cui richieste di riconoscimento legale sono state ignorate.

La repressione della comunità Lgbt+

Negli ultimi otto anni, la Polonia è stata ripetutamente al centro dell'attenzione internazionale per le sue politiche marcatamente omofobiche e transfobiche, con tanto di "Lgbt free zones", zone interdette alla comunità LGBTQIA+. Tutto è cambiato con l'insediamento del nuovo governo progressista di Donald Tusk, riuscito a sconfiggere l'estrema destra cattolica guidata da Diritto e Giustizia (PiS).
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Il regime di estrema destra, anche grazie ad alcuni esponenti insediati nelle più alte cariche istituzionali, ha attuato una vera e propria repressione contro la comunità Lgbt+ (Instagram)

Un regime di estrema destra che ha oscurato la liberaldemocrazia polacca, dando forma ad una repressione senza esclusione di colpi alla comunità Lgbt+, grazie anche alla complicità di altri esponenti del PiS insediati nelle più alte cariche istituzionali: alla presidenza del paese l'apertamente omofobico Andrzej Duda e alla presidenza dell'esecutivo il premier Mateusz Morawiecki anch'egli del PiS. Negli ultimi anni inoltre, la Corte di Giustizia dell'UE ha condannato la Polonia per discriminazione verso lavorator* Lgbt+, mentre il governo di Varsavia aveva posto il veto alla proposta della Commissione Europea che raccomandava agli Stati membri il riconoscimento dei matrimoni omosessuali contratti in altri Paesi appartenenti all'UE. Ora dopo un lungo periodo buio, sembrerebbe essere arrivata la svolta con il sì alle Unioni Civili.

Il no all'aborto

Il 27 gennaio 2021 in Polonia non è un giorno qualsiasi. E' il giorno in cui è entrata in vigore, nonostante la nazione ultra cattolica, la sentenza pronunciata il 22 ottobre 2020 dal Tribunale costituzionale che ha reso impossibile l'accesso all'aborto in quasi tutte le circostanze, con un impatto devastante sulle vite delle donne. Con quella sentenza, il Tribunale costituzionale ha eliminato la "malformazione grave e irreversibile del feto o malattia incurabile che minacci la vita del feto" dalle cause legittime per abortire: cause che, prima della sentenza, riguardavano il 90 per cento delle circa 1000 interruzioni di gravidanza praticate ogni anno.
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La sentenza del 27 gennaio 2021 ha reso impossibile l'accesso all'aborto in Polonia (Instagram)

Da quella data, oltre 1000 donne si sono rivolte alla Corte europea dei diritti umani, sostenendo che la legislazione polacca causa gravi danni a tutte loro e viola i loro diritti alla riservatezza e alla libertà dalla tortura.  Insieme a Malta, la Polonia è lo stato dell'Unione europea con la legislazione più restrittiva in materia di aborto. In questa nazione, l'interruzione è permessa solo in caso di rischio per la vita o la salute di una donna incinta o se la gravidanza sia stata causata da uno stupro. In pratica, tuttavia, abortire è quasi impossibile pure per coloro che vi avrebbero diritto. Ogni anno migliaia di donne infatti lasciano la Polonia per abortire in altri stati europei mentre altre comprano all'estero pillole abortive o ricorrono all'aborto in modo non legale.