Uno spettro si aggira per le stanze della destra, lo spettro della “propaganda gender”

Dopo che la commissione Cultura, scienza e istruzione della Camera ha approvato la mozione “anti gender” proposta dal deputato leghista Rossano Sasso, fioccano le polemiche: “L’ideologia gender non esiste, è un’invenzione delle destre”

di GIOVANNI BOGANI
14 settembre 2024
Cecilia D'Elia, Alessandro Zan e Judith Butler

Cecilia D'Elia, Alessandro Zan e Judith Butler

Giorni fa, il deputato Sasso ha proposto una mozione “per dire no al tentativo di coinvolgere bambini di 6 anni di una deriva ideologica che non ci piace”. Lo stesso Sasso ha spiegato che cosa intenda per “propaganda gender”: “Per noi non è opportuno che delle drag queen entrino nelle classi dei nostri figli e li indottrinino”, ha detto Sasso. E ha aggiunto: “In Italia ci opporremo in qualsiasi modo alla pericolosa ideologia woke. Se qualcuno pensa di sostituirsi alle famiglie, magari con sedicenti esperti provenienti da associazioni lgbtqi, troverà sempre nella Lega un muro insuperabile”. Un muro insuperabile.

Le critiche

Ma di là dal muro, ci sono molte realtà differenti che devono trovare la loro voce. E le critiche contro la mozione leghista non si sono fatte attendere. Anche perché oggi tanti bambini hanno due madri o due padri e tantissimi ragazzi e ragazze rivendicano, fin dall’adolescenza, il diritto a essere ciò che sono. Così come tanti adolescenti non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita.

Secondo la capogruppo Pd in commissione Cultura e istruzione del Senato, Cecilia D’Elia, “con questa risoluzione si pongono dalla parte sbagliata in una battaglia di civiltà che riguarda tutto il paese, tutte e tutti i cittadini, bambini e bambine in primis. Un approccio ideologico che mortifica le tante realtà e le scuole che per fortuna sono già molto più avanti”.

Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria Pd, autore del disegno di legge contro l’omotrasfobia, commenta così: “Oggi la destra si affretta a votare una risoluzione contro una fantomatica ‘ideologia gender’, ma non è altro che l’ennesimo attacco contro le persone Lgbtqia+ italiane, proprio come avviene in Ungheria e in Bulgaria. La destra italiana è completamente scollata dalla realtà”.

Marta Rohani, responsabile Scuola nella segreteria nazionale Arcigay, sottolinea: “Continuano gli attacchi verso le nostre vite e le nostre identità da parte di questa destra di governo. Lo ribadiamo: l’ideologia gender non esiste, è un’invenzione della destra e dei movimenti ultra cattolici”.

La teoria dell’ideologia gender

I ripetuti riferimenti alla “ideologia gender” proposti dalla destra, in effetti, possono creare preoccupazioni fra molti genitori poco informati, e vere e proprie reazioni di panico. I genitori arrivano a temere che nelle scuole i propri figli si trovino ad essere influenzati nel proprio orientamento sessuale, e spinti a cambiare genere.

Ma che cosa è la “ideologia gender” di cui tanto si parla? C’è un libro, in uscita in Italia il 20 settembre, scritto da una filosofa statunitense, Judith Butler, una delle più influenti teoriche femministe contemporanee. Si chiama “Chi ha paura del gender?” e spiega molto bene i termini della questione. Butler ricostruisce la storia di questa espressione, ripresa da autori e politici conservatori di tutto il mondo, da Trump a Bolsonaro, da Giorgia Meloni a Putin. Anche Papa Bergoglio ha più volte utilizzato questa espressione per indicare un pericolo per la famiglia tradizionale, ed è arrivato a definire “l’ideologia gender” come uno dei più gravi pericoli dei nostri tempi.

Bene. Butler spiega che la “teoria gender” non esiste. Queste espressioni vengono usate dalle destre per indicare tutta una serie di idee, paure e teorie del complotto legate al mondo Lgbtqi+. “Gender”, spiega Butler, “è diventata una parola usata per indicare tutto e il contrario di tutto. Raccoglie un’ampia gamma di paure e ansie, impacchettate in un unico pacchetto e riassunte sotto un unico nome, non importa quanto si contraddicano fra di loro”.

La stessa risoluzione italiana che si impegna a “non portare il gender nelle scuole” oscura il vero problema: non si parla più della necessità dell’educazione sessuale nelle scuole, né di prevenzione alla violenza contro le donne. Ci si focalizza solo sul fantasma del “gender”.