Nel decennio della riscoperta politica delle destre europee, il diritto all’aborto continua a far discutere non solo all’interno delle sedi istituzionali, ma anche nelle piazze. Spesso sventolata, in Italia, soprattutto a fini propagandistici, l’abolizione della legge 194 ad ora non è diventata realtà, almeno durante i primi due anni di governo Meloni. Ma, nei principali Paesi europei, senza addentrarci nelle fake news promosse da Trump sul tema, le promesse dei partiti conservatori che di turno in turno si recano alle urne non sono - purtroppo - così diverse. Da AfD in Germania a Rassemblement National in Francia, la riduzione dei diritti femminili e, ampliando lo sguardo, della comunità Lgbtq+, sembra un trend ormai consolidato.
Ma è in un quadro così preoccupante che, come riportato dalla BCC, la Gran Bretagna si erge come un faro nel buio. Il governo guidato dal laburista Keir Stramer, infatti, al netto delle ambigue consulenze con Giorgia Meloni sulla gestione dei flussi migratori, ha promulgato una norma di ormai rara lucidità in merito al diritto all’interruzione di gravidanza. A partire da ottobre, infatti, attorno alle cliniche abortive di Inghilterra e Galles verrà istituita una zona cuscinetto, volta a scoraggiare gli anti-abortisti dal recarsi attorno alle strutture per interferire con le pratiche svolte all’interno delle cliniche.
Come riportato in una nota del Ministero dell’Interno, la norma prevede che “sarà illegale per chiunque fare qualsiasi cosa che intenzionalmente o sconsideratamente influenzi la decisione di qualcuno nell’utilizzare i servizi abortivi, ostacolando o causando molestie o angoscia a chiunque utilizzi i servizi o lavora in questi locali”. Una chiarificazione che ha seguito le parole della Ministra per la protezione di donne e ragazze dalla violenza, Jess Phillips, secondo la quale “Il diritto di accesso all’aborto è un diritto fondamentale per le donne nella nostra nazione, e nessuna di deve sentire insicura nel tentativo di accedervi”.
Le proteste delle associazioni pro-vita
Non sono tardate le proteste delle associazioni cristiane pro-vita, che hanno accusato il governo di limitare la libertà di culto e di stampa, proibendo di pregare in comunità attorno alle cliniche abortive o di fare volantinaggio ed esporre striscioni al fine di influenzare la decisionalità delle donne che decidono di recarsi presso gli istituti.
A tal proposito Andrea Minichiello Williams, direttrice esecutiva dell’organizzazione evangelica Christian Concern, già nel 2023 si era espressa contro la proposta di legge, che verrà applicata solo a partire da ottobre: “L’implementazione delle zone cuscinetto in tutta la nazione è un passo indietro nei confronti della libertà di movimento, di parola, religiosa e di preghiera”. E ancora: “Non possiamo criminalizzare la mera presenza delle persone”.
Un ragionamento che non può far altro che apparire illogico alla luce del testo della normativa la quale, se abrogata, ridurrebbe ancora una volta uno dei diritti che più hanno fatto fatica ad affermarsi durante il secolo scorso: quello alla piena affermazione delle donne sul proprio corpo.