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Neet, l'identikit dei giovani italiani che non studiano e non lavorano. Più ragazze e più al Sud

7 aprile 2022
Neet

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L’acronimo che li individua è quanto mai criptico. Diremmo: fuorviante. Addirittura potrebbe sembrare la sigla di un locale alla moda. O di una griffe particolarmente a la page. Peccato che, dietro l’espressione NEET, si celi invece una delle realtà che descrivono con maggiore evidenza il disagio giovanile contemporaneo, mettendo duramente alla prova tanto le vittime quanto le loro famiglie, che si trovano a dover fare i conti con cittadini dimezzati. O peggio. Annullati. NEET sta infatti per “Not in Employment, Education or Training” ossia quei giovani, in età compresa tra 15 e 34 anni - ovvero l'arco di tempo in cui si costruisce il futuro personale e sociale dell’individuo -, che e non studiano e non lavorano. Una realtà talmente diffusa oramai, e talmente frustrante, che a Bologna madri e padri di questi ragazzi hanno scelto di incontrarsi una volta al mese per fare rete e condividere fatiche, sofferenza e quotidianità.
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In Italia i Neet sono il 25% dei giovani

I numeri del fenomeno

Ma quanti sono i NEET in Italia e in Europa?  Secondo le stime più accreditate i giovani che non lavorano e non studiano in Italia sono il 25% del totale, circa 3 milioni in tutto. In pratica  su quattro ragazzi italiani, uno appartiene a questa categoria. Nel numero complessivo sono compresi i disoccupati, ossia coloro che non sono in possesso di un impiego lavorativo, ma lo stanno cercando attivamente, ovvero 1 milione di giovani. I restanti due milioni sono considerati inattivi. Questo vuol dire  che non sono in possesso di un lavoro, ma non lo stanno nemmeno cercando attivamente. Una problematica che potrebbe diventare sempre più rilevante dopo la crisi causata dal Covid-19 che ha, di fatto, portato alla perdita di numerosi posti di lavoro, specie tra i giovani. L’Italia è il Paese dove i giovani NEET sono più numerosi. Segue la Grecia con il 21% e la Bulgaria con il 19%. All’ ultimo posto in Europa i Paesi Bassi con il 7%. Ma il problema +non riguarda solo le nostre altitudini. Basti pensare che, secondo i dati elaborati da Eurostat, fuori dall’UE ci sono tre Paesi che vantano, si fa per dire, dati anche peggiori dell’Italia: la Turchia, dove la percentuale di NEET è al 33,6%, il Montenegro con un 28,6% e la Macedonia, con una quota del 27,6%. Diverso discorso per i Paesi del nord, come la Norvegia che ha un tasso del 9% di NEET e la vicinissima Svizzera, dove la percentuale si attesta al 7%.

Identikit del 'perfetto' Neet

L'Italia è il Paese europeo con il numero più altro di giovani che non studiano e non lavorano. Dei 3 milioni, circa 1 milione sono disoccupati, gli altri inattivi. In generale sono poi più a rischio le ragazze e i giovani del Sud Italia

Dai dati di Eurostat scopriamo che su 3 milioni di giovani che non studiano né lavorano, circa 1,7 milioni sono di sesso femminile. Non a caso l’Italia ha un terzo delle donne disoccupate di tutta Europa. Andando più nello specifico possiamo identificare un 45% che ha tra i 15 ed i 19 anni ed una percentuale estremamente preoccupante tra i 30 ed i 34 anni, che si attesta intorno al 66%. La maggior parte  dei NEET risiede al Sud. La situazione risulta essere drammatica in particolare in Sicilia, dove il tasso si attesta al 30,3%. A seguire abbiamo la Calabria con il 28,4% e la Campania, dove la percentuale scende leggermente al 27,3% (fonte Istat, Piano NEET del Ministero del Lavoro) Oltre alla disoccupazione giovanile, in Italia sono aumentati notevolmente anche gli abbandoni agli studi: nel 2020, il 13,5% dei ragazzi tra i 18 ed i 24 hanno interrotto il loro percorso scolastico. Tanto che, nella fascia tra 15 e 19 anni, i NEET nel nostro paese sono il 75% in più della media Europea. Discorso simile per gli universitari, dove la percentuale scende al 70%.

 I ricercatori dell'Istituto finlandese per la salute e il benessere dei bambini hanno trovato una correlazione tra disturbi psichiatrici adolescenziali e probabilità dei giovani a sperimentare la condizione di Neet a lungo termine

Autismo e disturbi psichiatrici condizionano il futuro

Secondo un recente studio pubblicato sul British Journal of Psychiatry, il disagio degli adolescenti con diagnosi da disturbi psichiatrici, soprattutto psicosi e autismo, sarebbe collegato in numerosi casi proprio a situazioni di lunga assenza da percorsi scolastici, lavorativi o di formazione. I ricercatori hanno analizzato i dati socioeconomici e la storia medica di uno studio longitudinale realizzato dall'Istituto finlandese per la salute e il benessere dei bambini nati in quello Stato nel 1987. I protagonisti dello studio, oltre 55mila, hanno vissuto nel Paese per tutto il periodo di durata della ricerca (dal 2008 al 2015) e avevano diagnosi di disabilità intellettiva. Al 44% del gruppo, in situazione di NEET all'inizio dell'età adulta, era stato diagnosticato un disturbo psichiatrico o del neurosviluppo da adolescente. I disturbi depressivi (20,1%) e i disturbi d'ansia (16,6%) erano i più comuni. In proporzione, gli individui con ASD – disturbo dello spettro autistico (44%) e psicosi (36,5%) avevano maggiori probabilità di sperimentare una condizione da Neet a lungo termine. Le probabilità aumentavano infatti di 7,1 volte. I pazienti che hanno ricevuto un trattamento ospedaliero quando avevano meno di dieci anni avevano una probabilità 7,3 volte maggiore di sperimentare una condizione da Neet a lungo termine. Coloro che hanno ricevuto un trattamento ospedaliero in età compresa tra i dieci e i venti anni erano 11,5 volte più a rischio di restare inattivi a lungo termine. “La nostra scoperta di chiare associazioni tra le principali diagnosi psichiatriche nell'adolescenza e la condizione di Neet a lungo termine nella giovane età adulta suggerisce che efficaci servizi di salute mentale adolescenziale, compresi la prevenzione, l'intervento precoce, i servizi sociali e il reinserimento lavorativo, dovrebbero essere considerati elementi importanti in una strategia per affrontare l'emarginazione dei giovani” hanno spiegato i ricercatori.