Negli occhi i primi segni dell'Alzheimer: "Finestra sul cervello"

A rivelarlo Christine Greer, oculista e direttrice dell'Istituto per le Malattie Neurodegenerative di Boca Raton, in Florida. "Se il morbo viene scoperto in tempo si possono fare scelte di vita adeguate"

di MARIANNA GRAZI
26 marzo 2023
Anziana con morbo di Alzheimer

Anziana con morbo di Alzheimer

"Gli occhi sono lo specchio dell'anima". Quanto volte abbiamo sentito questa frase. Eppure sono anche qualcosa in più: un riflesso della salute cognitiva di una persona. "L'occhio è la finestra sul cervello", afferma l'oculista Christine Greer, direttrice della divisione medica dell'Institute for Neurodegenerative Diseases di Boca Raton, in Florida. "Guardando nella parte posteriore, verso il nervo ottico e la retina, si può osservare direttamente il sistema nervoso". Alcune ricerche si sono concentrate nello studio dell'occhio come modo per diagnosticare il morbo di Alzheimer prima che si manifestino i sintomi, perché quando la memoria e il comportamento sono compromessi la malattia è ormai in fase avanzata.

La perdita di memoria e il disagio cognitivo dimostrano una fase già avanzata del morbo di Alzheimer

La ricerca sull'Alzheimer

"Il morbo di Alzheimer si sviluppa nel cervello decenni prima della comparsa dei primi sintomi legati alla perdita di memoria", ha dichiarato il dottor Richard Isaacson, neurologo specializzato nella prevenzione del morbo e membro dell'Istituto per le Malattie Neurodegenerative. Se i medici riuscissero a identificare la malattia nelle sue prime fasi, le persone potrebbero fare scelte di vita adeguate e controllare i "fattori di rischio da modificare, come l'ipertensione, il colesterolo e il diabete", ha aggiunto Isaacson. Una scoperta che potrebbe quindi rivoluzionare la ricerca medica sulla prima forma di demenza, che colpisce ad oggi circa 55 milioni di persone nel mondo, un numero destinato a crescere in misura significativa.

L'occhio finestra sul cervello

Ma quanto prima si possono notare i segni del declino cognitivo? Per scoprirlo, un recente studio ha esaminato il tessuto della retina e quello cerebrale donati da 86 persone che presentavano diversi gradi di decadimento mentale. "Il nostro studio è il primo a fornire un'analisi approfondita dei profili proteici e degli effetti molecolari, cellulari e strutturali del morbo di Alzheimer nella retina umana e di come questi corrispondano ai cambiamenti nel cervello e nella funzione cognitiva", ha scritto in un comunicato ufficiale Maya Koronyo-Hamaoui, docente di neurochirurgia e scienze biomediche al Cedars-Sinai di Los Angeles. "Questi cambiamenti nella retina erano correlati a quelli in parti del cervello, come la corteccia entorinale e temporale, centro della memoria, dell'orientamento e della percezione del tempo", ha spiegato la dottoressa.

Gli occhi diventano una finestra sul cervello per la diagnosi precoce del morbo di Alzheimer

Diagnosi precoce attraverso test oculistici

I ricercatori hanno raccolto campioni di tessuto retinico e cerebrale nell'arco di 14 anni da donatori affetti dal morbo e con lieve deterioramento cognitivo - il più ampio gruppo di campioni di retina mai studiato. Gli scienziati hanno poi confrontato i materiali organici provenienti da donatori con funzioni cognitive normali con quelli con demenza lieve e con quelli di chi presentava l'Alzheimer in fase avanzata. Lo studio, pubblicato a febbraio sulla rivista Acta Neuropathologica, ha rilevato un aumento significativo della beta-amiloide, un marcatore chiave della malattia, sia nelle persone con Alzheimer sia nei pazienti con declino cognitivo precoce. "I risultati erano evidenti anche in persone senza sintomi o con sintomi minimi" ha precisato il neurologo. "Questi risultati potrebbero portare allo sviluppo di tecniche di imaging che ci permettano di diagnosticare la malattia prima e con maggiore precisione - conclude il dottor Isaacson - e di monitorarne la progressione in modo non invasivo guardando attraverso l'occhio".