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Apprendimento a rischio, Andrea Cangini: "L'emergenza è reale"

Il segretario generale e senatore parla dei rischi dell'abuso della tecnologia nei metodi didattici, che rischiano di far perdere la capacità di leggere e scrivere senza commettere errori

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
19 novembre 2023
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La Fondazione Luigi Einaudi, polo nazionale di pensiero politico liberale e autorevole centro di ricerca e analisi inerenti a problematiche sociali, lancia un inquietante allarme sulla capacità di apprendere dei nostri giovani.

Disturbi dell'apprendimento in netto aumento

Secondo l’attento studio condotto, i disturbi dell’apprendimento tra la popolazione studentesca sono infatti aumentati in modo drastico negli ultimi dieci anni fino a toccare il 357%. Altro dato non meno sorprendente informa che il 163% dei giovani è affetto da ‘disgrafia’ , in poche parole una seria difficoltà a scrivere in modo corretto. Un quadro drammatico che evidenzia problemi non marginai legati all’attenzione, alla capacità di memorizzare e riassumere un concetto, tutti sintomi di un evidente decremento del quoziente intellettivo. Uno stato, dunque, di vera e propria emergenza sul piano della conoscenza e dello studio che un’indagine conoscitiva svolta dalla Commissione Istruzione del Senato ha messo senza troppi dubbi in relazione con l’abuso di smartphone e social. In un contesto sociale di tale gravità, il Segretario Generale della Fondazione Einaudi Andrea Cangini, autore tra l’altro dell’allusivo libro ‘Coca Web’ ( Minerva Ed.) , si è fatto promotore di un progetto chiamato ‘Osservatorio permanente Carta, Penna e Digitale’ volto a dirimere la questione spinosa alla ricerca di soluzioni valide.
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Segretario Generale della Fondazione Einaudi Andrea Cangini

Una iniziativa già annunciata proprio dal segretario generale Cangini nel luglio scorso in occasione di un convegno svoltosi in Senato dal titolo ‘Scuola digitale: il valore imprescindibile di carta e penna’, al quale hanno partecipato esperti e analisti del settore e che sta adesso attirando l’adesione di uomini del mondo economico, politico e culturale. Sulle pagine di Luce! Andrea Cangini, che è stato direttore di QN prima di ricoprire l’incarico di Senatore della Repubblica, esprime il suo pensiero.

Più 134% dei casi di disgrafia

Segretario Cangini, assistiamo dunque a un reale crisi dell'apprendimento? "Tutti i test a riguardo lo confermano. In particolare un ultimo applicato alla fascia di giovani vicini al diploma dimostra che una buona metà di loro è incapace di comprendere il senso di un testo scritto. I casi di disgrafia negli ultimi dieci anni sono aumentati del 134% , oltre alla palese incapacità di assimilare nozioni e a un decremento sensibile dell’attenzione. Una condizione preoccupante che può essere riconducibile all’abuso di strumenti digitali e a una vera e propria intossicazione da social. “ Un problema che ha le sue radici... "Proprio nel luglio scorso noi della Fondazione Einaudi abbiamo presentato un importante studio in Senato dal titolo ‘Il valore imprescindibile di carta e penna’ che è sintesi di analisi internazionali del problema, tutte volte a denunciare l’allarme apprendimento. Da quel momento i media del mondo hanno affrontato la questione auspicando il ritorno a scuola di mezzi didattici tradizionali. Basti pensare che otto stati americani si sono decisamente allineati in questa direzione, anch’essi fermi nel proposito di un completo recupero delle basi dello scibile che riguardano la corretta scrittura e la lettura su carta.”

I rischi: ripercussioni sul carattere

Quali sono i fattori di maggior rischio? "Quelli di perdere, innanzitutto, familiarità con forme di apprendimento imprescindibili, come il leggere e lo scrivere senza commettere errori. Una recente ricerca ha stabilito che queste attività sono in grado di stimolare la parte sinistra del nostro cervello deputata al ragionamento logico. Cosa di cui sentiamo il bisogno proprio in momenti confusi come il nostro. Se non vengono adeguatamente sfruttate le aree cerebrali dell’emisfero sinistro c’è il rischio di uno sbilanciamento eccessivo a favore dell’emotività con ripercussioni non solo sul meccanismo della comprensione ma anche di tipo caratteriale. All’accademia di West Point hanno fatto un interessante esperimento a riprova di quanto detto. Sono stati selezionati due gruppi di studenti: uno lo hanno fatto studiare solo con strumenti digitali, l’altro con esclusivo uso di carta e penna, che ha avuto risultati migliori del 20% rispetto al primo. Con questo non intendo demonizzare le tecnologie che ci aiutano molto, ne condanno piuttosto l’abuso e la loro preponderanza.” apprendimento-cangini-tecnologia Qual è l'approccio di un giovane alla lettura tradizionale? "Beh, i giovani dovrebbero tornare a imparare a tenere in mano una penna, a evitare la scrittura in stampatello tornando al ‘corsivo’ e ad assaporare il piacere di aprire un libro vero, con quel fascino che nessun ebook può eguagliare. Unendo a questo l’esercizio dell’attenzione che è il contrario della lettura vorace e spesso superficiale: non a caso a Boston è stato coniato il termine ‘mente cavalletta’, cioè irrequieta e saltellante. Mi sembra una buona metafora. Da tempo lei insiste sulla tutela dei più piccoli spesso troppo precocemente alle prese con strumenti digitali... "A questo proposito ricordo un’inchiesta del New York Times tesa a individuare il rapporto dei figli dei sotto-manager del web con gli smartphone. Sarà sorprendente sapere che l’uso dei telefonini è loro consentito solo dai15 anni in poi, mentre le scuole che frequentano sono quelle dove si lavora alla lavagna con gesso e spugnetta per cancellare. Basti pensare che proprio il cofondatore di Facebook Sean Parker ha dichiarato pubblicamente come i social creino danni incalcolabili nelle menti vulnerabili dei bambini: "Solo Dio sa cosa sta succedendo al cervello dei nostri piccoli". Queste le sue testuali parole, sulle quali sarebbe il caso di riflettere.”

Il ruolo dell'intelligenza artificiale in questo scenario

E adesso si aggiunge l'IA .Un pericolo o una risorsa, a suo giudizio? "I cambiamenti nel mondo sono in atto e niente li può fermare perché altri sono all’orizzonte, indiscutibilmente prevedibili. Semmai il problema è di natura etica. Proprio qualche settimana fa, nel corso di un convegno, uno studioso californiano di IA ha ammesso di riuscire a intuire, fino allo scorso anno, dove sarebbe potuta arrivare la tecnologia, e questo in forza della presenza di un codice etico ancora individuabile. Adesso le cose stanno in modo assai diverso e sempre secondo lui non è più possibile neppure immaginare cosa accadrà tra sei mesi, soprattutto proprio sul piano etico inerente alle nuove applicazioni. Quello che dobbiamo considerare è il profilarsi di una vera e propria rivoluzione, a cominciare dal mondo del lavoro, che vedrà professioni sparire e altre sorgere. Proprio per questo motivo occorreranno tanta competenza, conoscenza e abilità specialmente da parte delle classi dirigenti, che non mi sembrano molto attrezzate a proposito.” Quali strumenti si possono immaginare per cercare una soluzione? "La soluzione si può individuare solo se il problema viene affrontato in modo sovrannazionale, globale. Certamente il fenomeno non può essere gestito in un clima di anarchia, perché un clima di ‘giungla tecnologica’ tende a penalizzare le fasce più deboli. E’ facile quindi immaginare che i figli di famiglie disagiate avranno sempre più problemi rispetto a quelli supportati da genitori con una più solida condizione economica. Da parte sua, la scuola dovrebbe cambiare molto perché sono gli stessi giovani ad essere cambiati, così come lo è il mondo in cui vivono adesso. La responsabilità è perciò specialmente degli insegnanti che dovrebbero creare un clima di empatia e scambio emotivo, indispensabile per aprire le porte alle migliori forme di comunicazione, propedeutica al giusto apprendimento. Il docente ideale non è solo chi conosce bene la propria materia, ma colui che con usando un metodo corretto riesce a farla capire e amare.”