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Arabia Saudita, diritti umani violati ma i medici italiani attratti dagli stipendi d'oro

L'endocrinologo Claudio Pagano da Padova ad Al Jubayl: "Non è stato facile, la qualità della vita impareggiabile ma libertà di espressione è ancora limitata"

di CAMILLA PRATO -
4 novembre 2023
medici italiani in arabia

medici italiani in arabia

"Sono partito per trovare nuovi stimoli, i medici non lasciano l’Italia solo per i soldi, come si pensa". Parola di Claudio Pagano, endocrinologo dell’Azienda ospedaliera e professore associato di Medicina interna all'Università di Padova, che a 55 anni ha lasciato l'Italia per volare in Arabia Saudita, dove ha lavorato per un periodo in una clinica di Al Jubail. Prima di tornare. Lo ha raccontato a settembre al Corriere della Sera, ma ancora oggi le sue parole descrivono bene la situazione che stiamo vivendo. Compresa la questione dei diritti umani in questo e in altri Stati della penisola araba, dove a partire dalle donne ai gruppi di minoranza vivono ancora nel terrore della repressione.

Mohammed Bin Salman, 38 anni, è figlio di Salman, re dell'Arabia Saudita

Centinaia di medici, infermieri e fisioterapisti italiani che, da un lato scoraggiati dalla prospettiva di lavoro e di vita nel nostro Paese, con turni estenuanti e paghe ben al di sotto della media europea, che cercano fortuna altrove, corteggiati da Inghilterra, Germania, Francia e Spagna. Ma non solo, come abbiamo raccontato qualche giorno fa, ora il talento nostrano attrae anche i Paesi del Golfo. Cioè Qatar, Emirati Arabi, Oman, Bahrain, Kuwait e, appunto Arabia Saudita. Dov'è stato proprio il principe ereditario, Mohammad bin Salman, a lanciare un vasto piano di arruolamento dei professionisti che si sono formati in Unione europea, in particolare proprio gli italiani.

La 'campagna acquisto medici' dell'Arabia Saudita

Nono solo calciatori, dunque. Dopo Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, giusto per citarne due tra i più noti, entro il 2030 il governo saudita dovrà reclutare 44mila medici e 88mila infermieri. Ed è scattata dunque da qualche mese una vera e propria campagna acquisti, che già a settembre aveva portato al 'reclutamento' di oltre 500 sanitari del nostro Paese e 50 dal resto d’Europa. Ma cosa spinge queste persone, questi talenti, a trasferirsi dall’altra parte del mondo?
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L’arrivo di Ronaldo nel club arabo Al-Nassr (Instagram)

Una risposta, seppur parziale come ha evidenziato l'endocrinologo padovano Claudio Pagano, sono sicuramente gli stipendi: da 3.400 euro a 5.000 euro di retribuzione esentasse. E le altre spese, più i benefit, incluse: alloggio, utenze casalinghe, trasporto abitazione-luogo di lavoro e viceversa gratuiti, 2 voli all'anno per tornare in Italia, assistenza medica, palestre, piscine e misure di integrazione sociale per le famiglie che volessero raggiungere i lavoratori.

Le professioni più richieste e l'avvertimento: "Occhio alle truffe"

Condizioni lavorative impossibili da trovare in altri angoli del mondo, soprattutto per i più giovani in cerca di uno sbocco - che in Italia sembra precluso o difficile -, per i quali è difficile dire di no. Secondo Foad Aodi, presidente dell’Associazione medici stranieri in Italia (Amsi): "Il 99% dei sanitari italiani ha accettato l’offerta prima di tutto per la grande stanchezza accumulata in anni di lavoro in ospedale, con orari e carichi di lavoro ormai insopportabili. E poi c’è appunto il fattore economico, con retribuzioni doppie e triple rispetto a quelle percepite in patria. E infine contribuisce alla decisione la voglia di maturare un’esperienza all’estero, almeno per quattro anni", aveva spiegato al Corriere. Anche perché i contratti offerti in Arabia di solito sono triennali con possibilità di rinnovare, ma non esiste il posto a tempo indeterminato.
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L'Emirato cerca 130mila professionisti sanitari entro il 2030, promettendo stipendi d'oro e benefit stellari

Intanto però la possibilità di fare esperienza, per di più pagati più del doppio che in Italia, è lusinghiera e ampia, in quanto sono molte le specializzazioni richieste: da chirurgia generale a ortopedia, da dermatologia a ginecologia, da medicina d'urgenza a oculistica e pediatria. Il presidente dell’Amsi, però, ci tiene a avvertire sulle possibile truffe, con annunci di lavoro fasulli che circolano in rete e sui social. Un pericolo riscontrato anche da Pagano, che è partito ben prima che questo reclutamento di massa iniziasse. Lo specialista padovano, infatti, nel 2019 aveva inviato il suo curriculum a un portale online di reclutamento medici per i Paesi del Golfo "e quando sono stato contattato, da una società di Praga, pensavo fosse un fake". Poi però era stato chiamato per un colloquio con una commissione dell’ospedale privato di Mouwasat, "che avrebbe esaminato i candidati a Milano e a Roma. Si tratta di una catena di ospedali arabi basata sul sistema delle assicurazioni e cercava un endocrinologo", ha spiegato al quotidiano.

La testimonianza

Claudio Pagano, che in Arabia è andato a 55 anni "per trovare nuovi stimoli", ha raccontato la sua esperienza che pur positiva, ha avuto anche le sue difficoltà. "Non è stato facile, in Arabia c’è una cultura metà asiatica e metà mediterranea e la maggioranza delle città è recente, risale agli anni '60. L’Arabia custodisce i luoghi sacri dell’Islam, vige una monarchia assoluta, per la nostra mentalità difficile da accettare, eppure la qualità della vita è ottima". Se la delinquenza praticamente non esiste, tanto che lui stesso racconta di aver dimenticato due volte il telefono in taxi e di averlo recuperato perché gli è stato riportato dagli stessi tassisti, e nemmeno i poveri, visto che la monarchia supporta i meno abbienti e non "c'è bisogno di rubare".
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Claudio Pagano, endocrinologo e docente di Medicina interna all'Università di Padova

"Si tratta di una delle molte contraddizioni esistenti, la più evidente è che uno Stato islamico e guidato dalla Sharia e dal Corano riesce a far convivere questa sua anima con il consumismo dei supermercati". Pagano, che dopo un anno è tornato in Italia, racconta quanto ancora la la libertà di espressione nell'Emirato sia limitata e i discorsi politici rischiosi. Ad esempio non è assolutamente consentito nominare la famiglia reale, nemmeno in modo positivo. E se la monarchia di Mohammed bin Salman sta mostrando segni di apertura all’Occidente, con una modernizzazione culturale ed economica in corso, e novità importanti quanto ai diritti delle donne a guidare e a vestirsi non più di nero e non più con il volto coperto, la tradizione è dura a morire. Lo dimostrano le recenti misure prese contro la comunità Lgbtqia+ o contro alcune ragazze e ragazzi che hanno protestato contro il governo. Insomma se di modernizzazione si parla, le radici tradizionali fondamentaliste rimangono profondamente ancorate al terreno. Chissà se basteranno gli stipendi d'oro a estirparle.