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Home » Scienze e culture » Diastasi addominale: sintomi e cause. Cos’è la patologia di cui soffre Noemi Bocchi

Diastasi addominale: sintomi e cause. Cos’è la patologia di cui soffre Noemi Bocchi

Colpisce il 30% delle donne dopo il parto. Ma ne possono soffrire anche gli uomini, le persone anziane e chi è in forte sovrappeso. L'intervento chirurgico è la soluzione

Barbara Berti
26 Febbraio 2023
La diastasi addominale non ha conseguenze soltanto estetiche

La diastasi addominale non ha conseguenze soltanto estetiche

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Diastasi addominale, tra sintomi e rimedi. Noemi Bocchi, la nuova Lady Totti, ha svelato di soffrire di diastasi addominale, una patologia che riguarda circa il 30% delle donne dopo il parto ma che può colpire anche gli uomini, le persone anziane, chi è in forte sovrappeso e chi pratica un’attività fisica troppo intensa.

La diastasi addominale, infatti, è la separazione eccessiva della parte sinistra e dalla parte destra del muscolo retto addominale. I due muscoli retto-addominali, infatti, sono tenuti uniti da una sottile banda di tessuto connettivo, la cosiddetta linea alba, che corre da sotto lo sterno fino alle ossa del bacino congiungendo i due muscoli retto-addominali e permettendo la continenza dei visceri interni. Questa fascia è molto resistente, ma poco elastica, per questo quando, per qualche ragione, si sfibra o assottiglia, difficilmente torna alle sue condizioni iniziali in modo spontaneo. Ecco allora che si parla di diastasi addominale, problema che può avere diversi gradi a seconda dell’allontanamento, maggiore o minore, dei due muscoli retto-addominali.

Il post di Noemi Bocchi in cui rivela di soffrire di diastasi addominale
Il post di Noemi Bocchi in cui rivela di soffrire di diastasi addominale

Le cause della diastasi addominale

Il motivo principale per cui può originarsi la diastasi addominale è la gravidanza, soprattutto se gemellare. “Il peso e la pressione interna dovuta alla crescita del feto durante i nove mesi, uniti ai cambiamenti ormonali tipici di questa fase della vita della donna, favoriscono lo stiramento della muscolatura retto-addominale e l’assottigliamento dei tessuti connettivi, portando così alla separazione dei due muscoli retto addominali” si legge in un articolo pubblicato sul sito del Gruppo San Donato (uno dei più grandi gruppi di ospedali privati italiani, con un centro diagnostico e diciannove ospedali situati in Lombardia e due in Emilia-Romagna a Bologna).

Ci sono, poi, altri fattori che possono incidere sulla comparsa del problema. Come un significativo aumento di peso. “In questo caso, le cause più frequenti sono, oltre all’aumento di peso, la lassità muscolare, l’obesità associata a un’alta percentuale di grasso addominale e i dimagrimenti importanti come capita, ad esempio, nelle persone che si sottopongono a chirurgia bariatrica”.

La diastasi addominale è la separazione eccessiva della parte sinistra e dalla parte destra del muscolo retto addominale
La diastasi addominale è la separazione eccessiva della parte sinistra e dalla parte destra del muscolo retto addominale

Sintomi, diagnosi e conseguenze della diastasi addominale

I sintomi più frequenti con cui la diastasi addominale può manifestarsi sono il gonfiore, soprattutto post prandiale, ma anche dolori addominali, difficoltà digestive, dolori alla schiena e al bacino e, infine, incontinenza. Per capire se si soffre di distasi addominali è necessaria una visita specialistica, che può essere accompagnata da un’ecografia della parete addominale.

Spesso, però questa patologia viene sottovalutata e si prende in considerazione quando le conseguenze sono già evidenti, ovvero è comparsa una rientranza longitudinale lungo l’addome, è impossibile avere un ventre piatto o, ancora, si è perso il punto vita. Ma le conseguenze non solo solo estetiche. “Quando fascia addominale formata dai muscoli, infatti, perde la sua funzione di contenimento e mantenimento in sede dei visceri addominali, i visceri possono protrudere (ovvero fuoriuscire dalla loro sede naturale) dando origine a ernie addominali di vario grado e entità” spiega ancora l’approfondimento pubblicato sul sito del Gruppo San Donato.

Come curare la diastasi addominale

La soluzione è chirurgica e l’intervento varia a seconda del grado della diastasi. Come si opera la diastasi addominale? “Nelle pazienti che hanno un eccesso cutaneo, cosa che spesso succede dopo una gravidanza, l’operazione può essere eseguita attraverso una addominoplastica, in cui vengono suturate nuovamente le fasce dei muscoli retti dell’addome, oppure può essere fatta in endoscopia, con lo stesso sistema: quando non c’è pelle da asportare si può fare una sintesi delle fasce dei muscoli addominali” spiega Emanuele Bartoletti, presidente della Società italiana di medicina estetica (Sime), chirurgo plastico e consigliere dell’Omceo di Roma, sottolineando che “l’intervento non esclude ulteriori gravidanze. E’ ovvio che è meglio farlo quando una donna pensa di smettere di rimanere incinta. Ma se la diastasi è grave e va operata, si può nuovamente rimanere incinta, almeno dopo che sia trascorso un anno”, il tempo necessario per recuperare totalmente.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Diastasi addominale, tra sintomi e rimedi. Noemi Bocchi, la nuova Lady Totti, ha svelato di soffrire di diastasi addominale, una patologia che riguarda circa il 30% delle donne dopo il parto ma che può colpire anche gli uomini, le persone anziane, chi è in forte sovrappeso e chi pratica un’attività fisica troppo intensa. La diastasi addominale, infatti, è la separazione eccessiva della parte sinistra e dalla parte destra del muscolo retto addominale. I due muscoli retto-addominali, infatti, sono tenuti uniti da una sottile banda di tessuto connettivo, la cosiddetta linea alba, che corre da sotto lo sterno fino alle ossa del bacino congiungendo i due muscoli retto-addominali e permettendo la continenza dei visceri interni. Questa fascia è molto resistente, ma poco elastica, per questo quando, per qualche ragione, si sfibra o assottiglia, difficilmente torna alle sue condizioni iniziali in modo spontaneo. Ecco allora che si parla di diastasi addominale, problema che può avere diversi gradi a seconda dell’allontanamento, maggiore o minore, dei due muscoli retto-addominali.
Il post di Noemi Bocchi in cui rivela di soffrire di diastasi addominale
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Il motivo principale per cui può originarsi la diastasi addominale è la gravidanza, soprattutto se gemellare. “Il peso e la pressione interna dovuta alla crescita del feto durante i nove mesi, uniti ai cambiamenti ormonali tipici di questa fase della vita della donna, favoriscono lo stiramento della muscolatura retto-addominale e l’assottigliamento dei tessuti connettivi, portando così alla separazione dei due muscoli retto addominali” si legge in un articolo pubblicato sul sito del Gruppo San Donato (uno dei più grandi gruppi di ospedali privati italiani, con un centro diagnostico e diciannove ospedali situati in Lombardia e due in Emilia-Romagna a Bologna). Ci sono, poi, altri fattori che possono incidere sulla comparsa del problema. Come un significativo aumento di peso. “In questo caso, le cause più frequenti sono, oltre all’aumento di peso, la lassità muscolare, l’obesità associata a un’alta percentuale di grasso addominale e i dimagrimenti importanti come capita, ad esempio, nelle persone che si sottopongono a chirurgia bariatrica”.
La diastasi addominale è la separazione eccessiva della parte sinistra e dalla parte destra del muscolo retto addominale
La diastasi addominale è la separazione eccessiva della parte sinistra e dalla parte destra del muscolo retto addominale

Sintomi, diagnosi e conseguenze della diastasi addominale

I sintomi più frequenti con cui la diastasi addominale può manifestarsi sono il gonfiore, soprattutto post prandiale, ma anche dolori addominali, difficoltà digestive, dolori alla schiena e al bacino e, infine, incontinenza. Per capire se si soffre di distasi addominali è necessaria una visita specialistica, che può essere accompagnata da un’ecografia della parete addominale. Spesso, però questa patologia viene sottovalutata e si prende in considerazione quando le conseguenze sono già evidenti, ovvero è comparsa una rientranza longitudinale lungo l’addome, è impossibile avere un ventre piatto o, ancora, si è perso il punto vita. Ma le conseguenze non solo solo estetiche. “Quando fascia addominale formata dai muscoli, infatti, perde la sua funzione di contenimento e mantenimento in sede dei visceri addominali, i visceri possono protrudere (ovvero fuoriuscire dalla loro sede naturale) dando origine a ernie addominali di vario grado e entità” spiega ancora l’approfondimento pubblicato sul sito del Gruppo San Donato.

Come curare la diastasi addominale

La soluzione è chirurgica e l’intervento varia a seconda del grado della diastasi. Come si opera la diastasi addominale? “Nelle pazienti che hanno un eccesso cutaneo, cosa che spesso succede dopo una gravidanza, l’operazione può essere eseguita attraverso una addominoplastica, in cui vengono suturate nuovamente le fasce dei muscoli retti dell'addome, oppure può essere fatta in endoscopia, con lo stesso sistema: quando non c'è pelle da asportare si può fare una sintesi delle fasce dei muscoli addominali” spiega Emanuele Bartoletti, presidente della Società italiana di medicina estetica (Sime), chirurgo plastico e consigliere dell’Omceo di Roma, sottolineando che “l’intervento non esclude ulteriori gravidanze. E' ovvio che è meglio farlo quando una donna pensa di smettere di rimanere incinta. Ma se la diastasi è grave e va operata, si può nuovamente rimanere incinta, almeno dopo che sia trascorso un anno”, il tempo necessario per recuperare totalmente.
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