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Insetticidi e cattivi stili di vita, infertilità in aumento

Secondo varie ricerche c'è una correlazione tra l'esposizione agli insetticidi e l'infertilità maschile

di DOMENICO GUARINO -
26 novembre 2023

Entro i prossimi decenni l’umanità potrebbe avvicinarsi pericolosamente al limite dell’infertilità. Nell’ultimo mezzo secolo, infatti, la concentrazione di spermatozoi si è più che dimezzata, passando dai 101 milioni per millilitro a 49 milioni per millimetro. Secondo gli studi di settore, gli uomini possono essere considerati subfertili con concentrazioni di spermatozoi inferiori a 40 mil/ml, mentre sono sterili con concentrazioni inferiori a 15 mil/ml. Siamo quindi pericolosissimamente vicini al punto di non ritorno.

La ricerca

A dirlo è un articolo pubblicato nella rivista ‘Human Reproduction Update’ sulla base di uno studio condotto dagli scienziati della l’Università Ebraica di Gerusalemme e della Icahn School of Medicine di New York. Il team, guidato dagli studiosi Hagai Levine e Shanna Swan, è composto da ricercatori provenienti da ogni area del mondo per avere un quadro più completo possibile. Nello specifico sono stati valutati i dati raccolti in 53 paesi tra il 2011 e il 2018.

Ma da cosa dipende questo preoccupante fenomeno? Secondo gli esperti l’infertilità deriva da “cattivi stili di vita (alimentazione e poco sport) e sostanze chimiche disperse nell’ambiente”. Già, ma quali sostanze? Su questo fa luce un lo studio, condotto dalla dottoressa Melissa J. Perry del George Mason University College of Public Health, e da Lauren Ellis, dottoranda presso la Northeastern University. Le due scienziate hanno scoperto una forte associazione tra l’esposizione ai pesticidi e una minore concentrazione di spermatozoi negli uomini adulti a livello globale.

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Il legame tra insetticidi e infertilità maschile

Analizzando 25 studi condotti nel corso di quasi 50 anni (fino all’11 agosto 2022), lo studio, basato sui dati di tre importanti database scientifici (PubMed, Scopus, e Web of Science), due database governativi statunitensi (NIOSHTIC-2 e Science.gov) oltre a cinque diversi siti web di organizzazioni non governative, ha stabilito in particolare un legame tra l’uso di insetticidi e i problemi di fertilità maschile.

Sotto accusa sono finiti, in particolare organofosfati e N-metil carbammati, entrambi ampiamente utilizzati per controllare una varietà di insetti e parassiti che possono danneggiare le coltivazioni agricole. Queste due classi di insetticidi inibiscono l’attività della colinesterasi, un enzima fondamentale per la degradazione del neurotrasmettitore acetilcolina e  possono scatenare intossicazioni con sintomi che coinvolgono l’apparato respiratorio e gastrointestinale a cui ora si aggiunge anche l’effetto negativo sulla fertilità maschile.

Lauren Ellis ha sottolineato l’importanza di comprendere gli impatti dei pesticidi sulla salute riproduttiva umana, evidenziando che “gli uomini sono esposti principalmente attraverso il consumo di cibo e acqua contaminati“. Questo ci pone ovviamente di fronte alla scottante questione della sicurezza alimentare.

La dottoressa Perry, autrice senior dello studio, ha dichiarato che questa revisione è la più completa finora condotta sulla fertilità maschile e sulla salute riproduttiva. La vasta analisi delle prove ha portato i ricercatori a sostenere la necessità di azioni normative per ridurre l’esposizione agli insetticidi.

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Cattivo stile di vita è un altro nemico

Per Alessandro Palmieri, urologo del policlinico universitario Federico II di Napoli e presidente della Società Italiana di Andrologia: "gli effetti delle sostanze chimiche presenti nei cibi possono sommarsi a quelli di altri elementi ambientali e dello stile di vita che minacciano la salute sessuale maschile: dal fumo alle malattie sessualmente trasmesse. Per tutelare il proprio benessere, gli uomini dovrebbero rivolgersi all'andrologo per avere consigli anche rispetto alle proprie abitudini di vita e a tavola".

Il calo degli spermatozoi non riguarda solo i Paesi occidentali ma è documentato anche nelle popolazioni asiatiche, africane e sudamericane, tanto che in un lavoro da poco pubblicato su Scientific Report, viene certificato un calo dell’89% dal 2010 al 2019 della motilità spermatica in Sud Africa e in Nigeria e un peggioramento dei parametri dello sperma con l'avanzare dell'età.

“La qualità del seme maschile deve essere considerata una “sentinella” dell’ambiente, visto che nelle aree più colpite dall’inquinamento si nota un calo più grave della concentrazione spermatica – dichiara Luigi Montano, uroandrologo SIA e past president della Società italiana riproduzione umana (Siru) –. Lo accerta pure il recente rapporto dell’Oms sulla infertilità di coppia, pubblicato ad aprile 2023, in cui si parla di una media globale del 17,5% e in Cina di un dato superiore al 23%.

Ciò è stato correlato agli alti tassi di inquinamento che si rilevano in quel Paese, sceso al secondo posto, in base alle recenti proiezioni demografiche, nella classifica degli Stati più popolosi del pianeta dopo l’India”.