Italia, le energie pulite per salvare il nostro sistema di produzione e consumo

Tra le rinnovabili, l'apporto più marcato arriva dal biogas e dall'eolico. Servono, però, nuove politiche per incentivarne l'uso

di DOMENICO GUARINO -
24 ottobre 2022
Fonti fossili

Fonti fossili

La guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia, le decisioni dell'Opec, e prima ancora, la crisi delle materie prime con i conseguenti problemi di approvvigionamento, hanno messo tutti noi di fronte alla fragilità del nostro sistema di produzione e consumo, fortemente energivoro e strutturato sulla dipendenza dalle fonti fossili, che sono, per la loro stessa natura esauribili. Oltre che inquinanti.

La transizione ecologia diventa ormai indispensabile

La transizione ecologica: un progetto troppo indispensabile

Allo stesso tempo, la crisi che stiamo vivendo, e che per molti versi ci impone un ripensamento degli assetti economico-finanziari attuali, offre un’opportunità irrinunciabile: quella a di spingere sul terreno delle energie rinnovabili, soprattutto in Paesi come l’Italia, poveri di giacimenti fossili, ma ricchissimi di vettori primari come il sole o il vento o anche l’acqua, per non parlare della geotermia. Si tratta della tanto agognata ‘transizione ecologica’, di cui si parla da anni. Ma che mai come oggi appare indispensabile, perché le fonti rinnovabili consentono di ottenere energia con minori emissioni di Co2 rispetto ai combustibili fossili e permettono di colmare, anche solo in parte, la dipendenza energetica rispetto all’estero. Per il nostro Paese l'apporto principale, tra le rinnovabili, è dato dall'energia idraulica. Questa ha prodotto nel 2020 oltre 45mila ktep (tonnellate equivalenti di petrolio) di energia. Seguono quella solare (2.145 ktep) e quella eolica (1.706). Insieme a quella geotermica, l'energia idraulica è anche però quella che ha visto l'aumento più contenuto negli ultimi anni (+8,7%). Mentre quello più marcato ha riguardato i biogas, passati da una produzione di meno di 400 ktep nel 2012 a 702 nel 2020 (+76,8%) e, tra le fonti principali, l'eolica (+60%).In generale, possiamo dire, nel campo delle rinnovabili, l’Italia ha raggiunto e addirittura superato gli obiettivi per il 2020, basti pensare che, secondo i dati del Gse, ovvero del gestore dei servizi energetici, tra 2012 e 2020, si conta un +26,8% nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Secondo la direttiva 2009/28 del parlamento europeo e del consiglio sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili il nostro Paese infatti avrebbe dovuto coprire con le rinnovabili il 17% dei consumi finali lordi nel loro complesso e il 10% per il settore dei trasporti. Ebbene: mentre l'obiettivo relativo ai trasporti è stato raggiunto con successo soltanto nel 2020 (10,7%), quello generale è stato raggiunto già nel 2014. Ad analizzare i dati, tuttavia, le cose sono un po’ più complesse di come potrebbe apparire: secondo il Gse infatti, a motivare il forte aumento tra 2019 (18,2%) e 2020 (20,4%) sarebbe stato in particolare l’aumento dei quantitativi di biocarburanti consumati, insieme alla contrazione dei consumi settoriali complessivi legata agli impatti della pandemia da Covid-19.

'Clean energy for all package” il piano UE per ridurre le emissioni di gas serra

Le strade da percorrere per raggiungere i target fissati dall'UE

Questo fatto pone non pochi interrogativi in vista del raggiungimento dei target fissati dal "Clean energy for all package” il piano UE che pone nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, fissati per il 2030. Tra questi anche incrementare l'utilizzo di energia da fonti rinnovabili, con l’obiettivo di coprire con queste il 32,5% il consumo energetico. Da questo punto di vista, anche se l'Italia come detto  ha già diligentemente raggiunto i suoi obiettivi per il 2020, c'è ancora molta strada da fare, per far sì che  l'apporto del settore delle rinnovabili sul totale dei consumi energetici aumenti, come disposto, di oltre 10 punti percentuali nei prossimi 8 anni. Come fare? Una delle strade potrebbe essere la riduzione dei consumi complessivi, ma è una strategia che da sola non può bastare, soprattutto se consideriamo che, tra il 1990 e il 2018, nei Paesi industrializzati le emissioni sono aumentate ben del 141%. In secondo luogo, si possono sviluppare tecnologie per garantire una maggiore efficienza energetica, certo. Ma la strada indubbiamente più proficua è quella di incentivare il più possibile il ricorso alle fonti rinnovabili, o pulite. Da questo punto di vista il cammino è ancora lungo. Ed accidentato.