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Rifiuti zero, da Legambiente i progetti virtuosi di riuso e riciclo. Ecco quali sono

Dal recuero reti in mare ai comuni del Sud Italia esempi di economia circolare, dalla piattaforma del riuso dell’Universià di Udine a quella “Non si jetta nenti”

30 marzo 2024
Riuso e riciclo dei rifiuti

Riuso e riciclo dei rifiuti

Oggi è la Giornata internazionale rifiuti zero e per l’occasione Legambiente, oltre a lanciare un appello al governo di Giorgia Meloni presenta una serie di progetti, iniziative e realtà virtuose sul tema. Dalla piattaforma “Non si jetta nenti”, simbolo del risparmio collettivo, al recupero delle reti abbandonate in mare, dal portale realizzato dall'Università di Udine ai comuni ‘ricicloni’ del Meridione, come Calatafimi Segesta (TP) con il suo Centro del Riuso.

In sostanza si accende un faro sull'Italia delle buone pratiche del riciclo e del riuso, portando alcuni esempi virtuosi e incentivando l’applicazione quotidiana di queste anche nel contesto casalingo e lavorativo. 

L’appello al governo 

“In Italia – dichiara il presidente nazionale Stefano Ciafani – l'economia circolare rappresenta uno dei pilastri della transizione ecologica, che ha reso il nostro Paese leader in Europa. Oggi più che mai è fondamentale continuare su questa strada per ridurre al minimo la quantità di rifiuti inviati alle discariche e agli inceneritori e di promuovere la prevenzione, il riuso e il riciclo. Bisogna, però, superare gli ostacoli che frenano l'economia circolare – aggiunge – come norme farraginose, autorizzazioni lente da parte delle Regioni, controlli delle Arpa a macchia di leopardo, progetti calati dall'alto senza condivisione territoriale. Per questo chiediamo di implementare la capacità impiantistica, a partire da quella dell'organico con i digestori anaerobici per produrre biometano e compost, colmando il divario tra nord e centro sud del Paese e fermando il turismo dei rifiuti”.

Legambiente, dicevamo, per questo lancia anche una richiesta all’esecutivo italiano, chiedendogli di lavorare su tre fronti: il rafforzamento sui territori del principio della gerarchia nella gestione dei rifiuti; il sostegno alle filiere, aiutando la ricerca; la realizzazione di impianti necessari alla rivoluzione circolare del Paese, visti come un'opportunità di riqualificazione sociale, risanamento ambientale e rilancio economico dei territori. “L'Italia – racconta l’associazione ambientalista – è sempre più culla di buone pratiche virtuose di economia circolare e riciclo dei rifiuti, che possono essere raccontate con storie che arrivano dal Nord al Sud della Penisola e che hanno per protagonisti associazioni, comuni, cittadini e università”.

Sei iniziative di riuso e riciclo dei rifiuti 

Ma vediamo quali sono questi modelli esemplari. Si parte dal portale web del riuso dell'Università di Udine, pensato per cedere gratuitamente beni e attrezzature funzionanti ad altri enti pubblici e organizzazioni no profit.

Al centro del progetto Mare Nostrum, avviato da Rotary Club Milano in collaborazione con la Guardia Costiera, c’è il recupero delle reti abbandonate in mare, che prevede anche l'utilizzo di un'app per segnalare l'avvistamento di reti in mare.

C'è la piattaforma piattaforma social “Non si jetta nenti” creata dall'associazione Fare Eco e che punta sul risparmio collettivo con oltre 24mila membri attivi sul riuso/riutilizzo gratuito di oggetti.

Ma a dare il buon esempio ci sono anche i cosiddetto comuni ricicloni siciliani come Calatafimi Segesta, paese di 6.200 abitanti in provincia di Trapani, che nel 2023 ha raggiunto l'87% di raccolta differenziata con il porta a porta, dotandosi anche di un proprio centro di compostaggio e di un Centro del Riuso di 240 metri quadri dedicato al riciclo di indumenti usati e piccoli RAEE.

Ed ancora, ci sono il progetto Generazioni virtuose con azioni di riciclo avviato dal 2021 da sei comuni della provincia di Palermo (Montelepre, San Cipirello, Balestrate, Giardinello, San Giuseppe Jato e Partinico) e in Basilicata il progetto ‘Decentralized Composting in Small Towns', DECOST, che mira a costruire un nuovo modello circolare di valorizzazione dei rifiuti organici, integrando sistemi di compostaggio decentralizzati di comunità con sistemi di agricoltura urbana.