Cellulari, frigoriferi, lavatrici, televisori, ma anche phon, forni microonde, rasoi elettrici: nelle case di tutti noi è custodita una vera e propria miniera di oggetti e materiali, spesso inutilizzata. Accumuliamo oggetti, senza sapere dove metterli, senza avvertire che, attraverso un corretto smaltimento, potremmo aiutare l’economia e il clima. Come? Per mezzo di quell’effetto scoperto e descritto dal matematico e meteorologo Edward Norton Lorenz, che, già nel 1972, spiegava come il battito d’ali di una farfalla in Brasile potesse generare un tornado in Texas. Stiamo parlando del cosiddetto “effetto farfalla”, la perfetta metafora per spiegare come anche il più apparentemente banale dei nostri gesti quotidiani può contribuire al manifestarsi di fenomeni ed eventi con un grande impatto sociale e ambientale. Sono queste le riflessioni che hanno spinto Erion WEEE, Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, a raccontare, attraverso una serie di podcast, le possibilità e i servizi a nostra disposizione quando si tratta di conferire apparecchi elettrici o elettronici rotti o inutilizzabili. Il podcast si intitola appunto “Effetto Farfalla”, è on-line dal 7 novembre, sulle piattaforme audio free (Spotify, Apple Podcast, Spreaker, Google Podcasts) con un nuovo episodio ogni lunedì. Prodotto da Chora Media con la voce narrante di Serena Giacomin, la serie è accompagnata dagli interventi di numerosi esperti, alla scoperta delle “miniere urbane” di materie prime che si nascondono nelle nostre case e nelle nostre tasche. Quattro episodi in ciascuno dei quali Giacomin, fisica dell’atmosfera, climatologa e presidente dell'Italian Climate Network, affronta e approfondisce un tema legato al mondo dei RAEE.
“L’idea dei podcast è innanzitutto di Erion che si occupa di apparecchiature elettriche ed elettroniche” spiega Giacomin. E aggiunge: “Io con loro ho già collaborato in altre occasioni proprio perché sono temi, quello della climatologia e quello dell’economia circolare, ovviamente diversi ma anche molto legati tra di loro. Soprattutto per quanto riguarda la questione dell’uso delle risorse e quindi l’utilizzo delle materie prime, delle materie prime critiche, e delle terre rare. Di cosa stiamo parlando? "Del fatto che le apparecchiature elettroniche sono delle vere e proprie miniere di materie prime ‘prime preziose’ o comunque ‘rare’ e i cittadini non ne sono consapevoli: ferro, alluminio ma anche argento, oro e le materie prime che vengono definite critiche (dal cobalto al platino, dal litio alle cosiddette terre rare) in quanto ce ne sono poche e spesso in quantità non sufficiente a soddisfare le richieste del mercato con tutto quello che ne consegue in termini di sfruttamento delle risorse. Allora abbiamo pensato che, spiegando questa storia, cioè il valore che c’è all’interno delle nostre apparecchiature elettroniche anche quando diventano dei rifiuti, possiamo operare un piccolo grande cambiamento, proprio come il battito d’ali della farfalla". I cittadini come motore della lotta contro i cambiamenti climatici dunque? "Sì. Grazie al contributo di esperti, il podcast chiarisce il valore dei rifiuti elettronici, e le diverse strade - più o meno virtuose - che questi apparecchi possono prendere. La direzione la diamo noi, con le nostre scelte quotidiane, che per quanto apparentemente semplici, come il battito d’ali di una farfalla, possono influire sugli equilibri geopolitici e sul futuro dell’ambiente, dell’economia e della società. Le nostre scelte, la nostra consapevolezza saranno anche il motore del coinvolgimento delle istituzioni che saranno chiamate a fare la loro parte mettendo a disposizione luoghi dove conferire e smaltire le apparecchiature elettroniche, in maniera accessibile e senza sobbarcarsi lunghi viaggi con i conseguenti disagi che spesso, in mancanza di tempo, finiscono per scoraggiare i comportamenti virtuosi dei cittadini".
Come mai la scelta dei podcast? "E’ stata un po’ una sfida anche per me. E’ vero che lavoro per i media per cui mi capita di lavorare in radio, in televisione, per il web, ma non mi ero mai cimentata con i podcast. Il podcast è un mezzo molto potente in realtà. Innanzitutto mi è piaciuto molto il ritmo, e poi dà l’opportunità di approfondire gli argomenti complessi oltre che difficili che sono costituiti da tanti sistemi collegati tra di loro. Il podcast permette di spiegare fenomeni come per esempio il cambiamento climatico in maniera semplice ma non superficiale. E poi, a mio parere, il suono della voce crea un rapporto un po’ più intimo con gli utenti, con chi decide di ascoltarli. E quindi è un bel modo di comunicare". Cosa spera che l’ascolto di questi podcast possa generare? "Il primo obiettivo, come dicevo, è quello di raccontare qualcosa che di solito non si conosce. Io per prima per esempio, fino qualche anno fa, non ero pienamente consapevole dello spreco che si produce non smaltendo correttamente le nostre apparecchiature elettroniche inutilizzate. Oggi, considerando la loro diffusione capillare, si pensi solo ai cellulari, far sapere che al loro interno ci sono materie prime molto importanti è non solo necessario ma addirittura indispensabile perché abbiamo a che fare con i concetti di limite delle risorse, di cambiamento climatico, di sostenibilità del sistema di produzione e consumo".