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L'ex tuffatore tedesco svela gli abusi sessuali subiti dall'allenatore per oltre 10 anni

Jan Hempel, medaglia d'argento ai Giochi di Atlanta '96 , ha voluto rivelare il terribile segreto prima di dimenticarlo, essendo affetto da Alzheimer precoce

di MARIANNA GRAZI -
21 agosto 2022
ex tuffatore tedesco

ex tuffatore tedesco

Oggi è un uomo di mezza età che vive felice con la sua famiglia nei pressi di Meißen e lavora come product manager per una società di Dresda. Ma un tempo il nome di Jan Hempel brillava nel panorama sportivo dei tuffi a livello internazionale. Il 50enne è stato infatti uno dei tuffatori europei più titolati in ambito continentale, anche a livello giovanile, con due argenti e due bronzi conquistati ai Mondiali e alle Olimpiadi. Ma dietro i successi c'è una storia terribile, che l'ex campione ha deciso di portare a galla. Mentre a Roma ci si avvia verso il gran finale dei Campionati europei di nuoto, con le ultime giornate dedicate proprio ai tuffi (oltre che alle gare in acque libere), in Germania si consuma lo scandalo. Jan Hempel infatti ha dichiarato di essere stato abusato sessualmente dal suo tecnico, Werner Langer, per oltre un decennio e che la federazione tedesca di nuoto non ha agito in seguito alle sue denunce in merito. "Sono stato abusato dal mio allenatore. Non ha mai perso un momento per non assecondare i suoi desideri e bisogni". Nonostante le denunce, però, la voce di Hempel è rimasta inascoltata: "Tutti sono rimasti in silenzio fino ad oggi ", ha deluso dall'omertà della Federazione tedesca di nuoto.
 
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La denuncia shock

Jan Hempel, che ha rappresentato la Germania a quattro edizioni dei Giochi Olimpici piazzandosi al secondo posto nella piattaforma ad Atlanta 1996, ha detto che Langer ha ripetutamente abusato di lui per 14 anni, a partire dal 1982, quando era appena un 11enne. L'ex tuffatore tedesco ha lanciato la pesantissima accusa per la prima volta in un documentario, intitolato "Abused - Sexual Abuse in German Swimming" (Abusato - Abusi sessuali nel nuoto tedesco), trasmesso giovedì 18 agosto dall'emittente pubblica ARD. Nel documentario sono riportate anche le denunce di altri ex nuotatori, sempre inerenti a violenze sessuali da parte di allenatori conosciuti nell'ambiente, ma i cui nomi non vengono citati. "La federazione mi ha risposto che se avessi diffuso questa notizia in giro, il nostro sport sarebbe stato messo in pericolo e non avrei più potuto praticare il mio sport. Naturalmente, ero a un livello tale da avere degli obiettivi in mente e volevo raggiungerli", ha spiegato Hempel all'agenzia di stampa DPA venerdì.

La reazione della federazione

La federazione degli sport acquatici tedesca (DSV), apprendendo la notizia giovedì stesso, si è dichiarata in una nota "profondamente costernata dalla descrizione delle terribili esperienze delle vittime di violenza sessuale e di pedofilia" nel servizio di ARD. Si è quindi scusata con tutte le "persone coinvolte per aver dovuto sopportare esperienze così traumatiche". Hempel ha detto che gli abusi di Langer sono continuati regolarmente fino a quando non si è difeso per la prima volta poco prima delle Olimpiadi di Atlanta, nel 1996. Un anno dopo, "ho informato l'allenatrice della nazionale tedesca Ursula Klinger. Langer fu sospeso, non per gli abusi, ma piuttosto per un presunto passato nella Stasi (la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca, ndr)".

L'omertà di chi sapeva e ha taciuto

In seguito il tecnico lavorò per la federazione austriaca di nuoto ed è morto suicida nel 2001. La DSV ha dichiarato inoltre di aver sospeso l'allenatore nazionale di tuffi Lutz Buschkow, che secondo l'ex tuffatore olimpico era a conoscenza degli abusi. Il coach, tra le altre cose, stava lavorando con la squadra nazionale tedesca ai Campionati Europei di questo mese a Roma. Una sospensione in via precauzionale, visto che secondo i vertici federali nei documenti esaminati non ci sono prove che Buschkow fosse a conoscenza delle violenze. "Il presidente del DSV dell'epoca, Rüdiger Tretow, ha inoltre assicurato che né lui né il comitato erano a conoscenza di tali accuse". Ma il 50enne mantiene salda la sua linea, come dimostrano le sue dichiarazioni sia nel documentario che alla stampa: "Credo che sia doveroso nei confronti degli altri parlarne, anche per il futuro".

La confessione prima di dimenticare

Anni di sofferenze subite in silenzio, che quando vengono alla luce sono una bomba pronta a far deflagrare l'intero impianto sportivo (del nuoto) tedesco. Perché, denuncia il campione del passato, ha imparato sulla propria pelle che "Solo il successo sportivo è importante per la Federazione e che tutto il resto, che si tratti di salute o di qualsiasi tipo di problema, è completamente dimenticato". Nel documentario ricorda anche un episodio ben preciso, quando l'allenatore lo molestò nel bagno dello stadio prima della finale olimpica del 1992 a Barcellona. Un ricordo che, come lui stesso ammette, vuole rendere pubblico perché il destino su di lui si è particolarmente accanito. Gli è stato infatti diagnosticato l'Alzheimer, in una forma precoce. "Mi rendo conto che sempre più cose stanno scomparendo dalla mia mente. Ora riesco ancora a ricordare, non so per quanto ancora sarà così", ha spiegato Jan Hempel. La moglie Ines, compagna di vita dal 1998 con la quale ha avuto due bambine, è stata la prima a conoscere il suo terribile passato. "Era molto difficile per lui parlarne, quindi l'ha scritto – ha raccontato la donna –. Nemmeno io posso guarire ciò che ha spezzato l'anima".