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La denuncia shock
Jan Hempel, che ha rappresentato la Germania a quattro edizioni dei Giochi Olimpici piazzandosi al secondo posto nella piattaforma ad Atlanta 1996, ha detto che Langer ha ripetutamente abusato di lui per 14 anni, a partire dal 1982, quando era appena un 11enne. L'ex tuffatore tedesco ha lanciato la pesantissima accusa per la prima volta in un documentario, intitolato "Abused - Sexual Abuse in German Swimming" (Abusato - Abusi sessuali nel nuoto tedesco), trasmesso giovedì 18 agosto dall'emittente pubblica ARD. Nel documentario sono riportate anche le denunce di altri ex nuotatori, sempre inerenti a violenze sessuali da parte di allenatori conosciuti nell'ambiente, ma i cui nomi non vengono citati. "La federazione mi ha risposto che se avessi diffuso questa notizia in giro, il nostro sport sarebbe stato messo in pericolo e non avrei più potuto praticare il mio sport. Naturalmente, ero a un livello tale da avere degli obiettivi in mente e volevo raggiungerli", ha spiegato Hempel all'agenzia di stampa DPA venerdì.La reazione della federazione
La federazione degli sport acquatici tedesca (DSV), apprendendo la notizia giovedì stesso, si è dichiarata in una nota "profondamente costernata dalla descrizione delle terribili esperienze delle vittime di violenza sessuale e di pedofilia" nel servizio di ARD. Si è quindi scusata con tutte le "persone coinvolte per aver dovuto sopportare esperienze così traumatiche". Hempel ha detto che gli abusi di Langer sono continuati regolarmente fino a quando non si è difeso per la prima volta poco prima delle Olimpiadi di Atlanta, nel 1996. Un anno dopo, "ho informato l'allenatrice della nazionale tedesca Ursula Klinger. Langer fu sospeso, non per gli abusi, ma piuttosto per un presunto passato nella Stasi (la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca, ndr)".L'omertà di chi sapeva e ha taciuto
In seguito il tecnico lavorò per la federazione austriaca di nuoto ed è morto suicida nel 2001. La DSV ha dichiarato inoltre di aver sospeso l'allenatore nazionale di tuffi Lutz Buschkow, che secondo l'ex tuffatore olimpico era a conoscenza degli abusi. Il coach, tra le altre cose, stava lavorando con la squadra nazionale tedesca ai Campionati Europei di questo mese a Roma. Una sospensione in via precauzionale, visto che secondo i vertici federali nei documenti esaminati non ci sono prove che Buschkow fosse a conoscenza delle violenze. "Il presidente del DSV dell'epoca, Rüdiger Tretow, ha inoltre assicurato che né lui né il comitato erano a conoscenza di tali accuse". Ma il 50enne mantiene salda la sua linea, come dimostrano le sue dichiarazioni sia nel documentario che alla stampa: "Credo che sia doveroso nei confronti degli altri parlarne, anche per il futuro".La confessione prima di dimenticare
Anni di sofferenze subite in silenzio, che quando vengono alla luce sono una bomba pronta a far deflagrare l'intero impianto sportivo (del nuoto) tedesco. Perché, denuncia il campione del passato, ha imparato sulla propria pelle che "Solo il successo sportivo è importante per la Federazione e che tutto il resto, che si tratti di salute o di qualsiasi tipo di problema, è completamente dimenticato". Nel documentario ricorda anche un episodio ben preciso, quando l'allenatore lo molestò nel bagno dello stadio prima della finale olimpica del 1992 a Barcellona. Un ricordo che, come lui stesso ammette, vuole rendere pubblico perché il destino su di lui si è particolarmente accanito. Gli è stato infatti diagnosticato l'Alzheimer, in una forma precoce. "Mi rendo conto che sempre più cose stanno scomparendo dalla mia mente. Ora riesco ancora a ricordare, non so per quanto ancora sarà così", ha spiegato Jan Hempel. La moglie Ines, compagna di vita dal 1998 con la quale ha avuto due bambine, è stata la prima a conoscere il suo terribile passato. "Era molto difficile per lui parlarne, quindi l'ha scritto – ha raccontato la donna –. Nemmeno io posso guarire ciò che ha spezzato l'anima".