“Mio fratello non è morto, mi sta accompagnando nella lotta per sdradicare l'indifferenza e i pregiudizi che noi abbiamo subito”. Eleonora Daniele, giornalista e conduttrice televisiva, autrice del libro “Ma siamo tutti matti”, nel monologo a Le Iene domenica 19 gennaio parla di Luigi, suo fratello, scomparso nel 2015.
Un ricordo emozionato, che è però lo spunto per affrontare quello che c’è dietro la vita di una persona con disturbo dello spettro autistico, cosa succede alle famiglie di queste esistenze ‘scomode’ per i più e difficilmente incasellabili nella società di ieri come in quella di oggi.
“Siamo cresciuti divisi da un diverso destino – esordisce Daniele –. Lui era un autistico non verbale e la sindrome lo aveva imprigionato nel suo corpo, togliendogli la capacità di parlare”.
Dentro una gabbia personale legata alla neurodivergenza, ma anche dietro a muri sociali tirati su per escludere queste persone, isolarle in prigioni costruite ad hoc per chi non è considerato ‘normale’: “Prima i reparti psichiatrici degli ospedali che nulla c’entravano con l’autismo; e poi strutture diverse, con le sbarre alle finestre, dove i pazienti indossavano guantoni e caschi per non ferirsi”.
Troppo anche solo da vedere, insostenibile per un familiare vedere i propri parenti, figli, fratelli o sorelle, costretti in queste condizioni. “Piangevo ogni volta che una di quelle porte si chiudeva alle mie spalle – continua la conduttrice, 48 anni –, e pregavo che Luigi fosse accolto con amore nei luoghi che ormai erano diventati casa sua. Ne ho vista tanta di sofferenza, allora e in seguito, tra quelle mura che custodivano fragilità diverse da quelle di Luigi. In questi anni ho raccontato storie che mi parlavano di disabilità e anche di malattie mentali, ho ritrovato gli stessi problemi della mia famiglia e abbracciato altri dolori. Quelli di chi non si arrende. Di madri che hanno visto i figli uccisi per mano della follia. Di genitori che si sentono abbandonati dalle istituzioni, ghettizzati dalla società”.
Non è rimasta in silenzio, Eleonora Daniele, e ha usato quella sua esperienza, quel suo legame così stretto con l’autismo e con le disabilità cognitive, con i disturbi della mente, per denunciare situazioni inimmaginabili, pregiudizi, atteggiamenti discriminatori quando non completamente indifferenti, insensibili alle esistenze altrui.
“E mi sono chiesta: ma siamo tutti matti? Quali passi avanti sono stati fatti dalla Basaglia (la legge che di fatto abolì i manicomi nel 1978, ndr) in poi, per il sistema delle malattie mentali? Siamo tutti matti a sottovalutare la solitudine di tante famiglie?”
E infine: “Mio fratello se n’è andato la mattina del 17 febbraio 2015, ma Luigi non è morto. Mi sta accompagnando nella lotta per sradicare l’indifferenza e i pregiudizi che noi abbiamo subito. E mi tiene in equilibrio, tra cielo e terra. Con lui e per lui lotto per un nuovo corso che dia speranza a chi versa in situazioni quotidiane insopportabili, affinché la morte di ogni nostro familiare abbia un senso e la dignità di essere ricordata”.