Una donna spacca e basta. Parola di BigMama. Non c’è un perché, nessun per come: il talento è talento, la forza, il valore non sono un’eccezione se ad averli è una ragazza.
“Uno dei primi complimenti che ho ricevuto è stato: ‘Sei una ragazzina eppure hai scritto un pezzo che spacca’. Ci ho messo un po’ a capire che era un complimento a metà. Era sempre così, mi dicevano che spaccavo nonostante fossi una donna. Perché quando una donna spacca la sua voce non è più uno strumento, è un megafono; il suo corpo non è più un oggetto, è un manifesto; la sua carriera non è più un gioco, diventa politica”.
Dal palco della trasmissione Le Iene, reduce dalla recente partecipazione a Sanremo, Marianna Mammone, in arte BigMama, 24 anni il prossimo 10 marzo, rapper e cantautrice avellinese, fa il suo monologo parlando proprio di questo, di donne che spaccano. Come lei. Al Festival ha cantato “La rabbia non ti basta”, un brano di rivendicazione di un sentimento che prova fin da quando, da piccola, ha scoperto di avere una relazione complicata col suo corpo, diventato ben preso bersaglio per i bulli prima e degli haters poi (anche all’Ariston non è mancato il bodyshaming contro di lei).
Sul palcoscenico più importante d’Italia ha gridato le sue rivendicazioni personali e quelle femminili, per i diritti di tante persone che non trovano nella società che muri e giudizi.
"Mi chiedo: quando inizieranno a capire che le donne spaccano e basta? Per la serata più potente del mio Sanremo ho scritto questa barra: ‘Sono una donna che spacca, fa strano?’ Perché non c’è sensazione più brutta che sentirsi soli e io l’ho provata, per una vita intera”, continua la giovanissima rapper campana.
“Essere attaccata, derisa, aggredita, violentata, per poi sentirsi profondamente sporca e pure in colpa. Ero stanca, la mia voce doveva essere ascoltata, doveva accompagnare, doveva prendere la mano e portare chi era all’ascolto verso la consapevolezza – denuncia –. Nel mio piccolo penso di esserci riuscita”.
Al di là del piazzamento a Sanremo, al di là della gara, in effetti la sua voce si è sentita forte e chiara. Di lei si è parlato, ha fatto parlare di sé non più per quell’aspetto fisico tanto discusso al di fuori, ma per il suo impegno, per le battaglie che ha avuto il coraggio di gridare sul palco. Contro il bodyshaming, per le persone queer, per chi ha un vuoto dentro e si vergogna di sé e non sa come uscire da quella spirale discendente.
“Ricorda, quando parli sei pericolosa e non puoi essere controllata e posseduta. Sono una donna che spacca. Fa strano? È una frase che se la pronuncio ora mi fa pensare solo ad una gioia immensa. Lì, su un palco, insieme ad altre ragazze, mi sono sentita fortissima, come la voce delle donne unite. Siate scomode, date fastidio, ribellatevi. Dite di no, denunciate. Prendete la paura e trasformatela in qualcosa che può spaccare il mondo a metà. Parlo, ma senza cravatta. Fa strano?”.