Non è Sanremo se non c’è polemica, si sa. Nonostante la mancata concessione della liberatoria per l’uso delle immagini della gag del ballo del Qua qua da parte di John Travolta, non è difficile capire che la scena rimarrà ben scolpita all’interno della memoria collettiva e della storia della kermesse della canzone Italiana. Travolta, coinvolto da Fiorello e Amadeus a fare il famoso balletto per bambini sul green carpet ha mostrato la propria contrarietà togliendosi il “cappello da papera” e mantenendo un atteggiamento distaccato e scostante. Fiorello ha poi dichiarato a Striscia la Notizia che l’attore era al corrente della gag e d’accordo a farla, ma all’ultimo momento deve aver cambiato idea.
Negli ultimi anni, il Festival ha riconquistato il suo status di evento principale nel panorama musicale italiano, come spettacolo nazional popolare più amato e seguito (dati di share alla mano) del Belpaese. Questo rinascimento ha portato a diverse conseguenze: un aumento degli artisti, giovani e alla moda desiderosi di esibirsi sul palco, l'introduzione di elementi di gamification come il Fantasaremo, una presenza pervasiva sui social e cambiamenti significativi riguardanti gli ospiti e i brand coinvolti.
Il ballo del Qua qua: rimborso spese o accordo commerciale?
Il caso di John Travolta è emblematico di quanto le dinamiche del festival siano mutate, sotto gli occhi di tutti, anche dal punto di vista economico e degli sponsor. Sebbene sia sempre l'organizzazione di Sanremo a selezionare ed invitare gli ospiti, qualcosa sembra essere cambiato. Il coinvolgimento del divo de “La febbre del sabato sera” è stato oggetto di molte supposizioni, anche sbagliate, ed ha portato a galla una serie di dinamiche. Alla luce di quanto accaduto sul palco la questione finanziaria è finita subito al centro dell'attenzione, con speculazioni sulla somma che Travolta avrebbe ricevuto per la partecipazione. Questo perché, tradizionalmente, è stata l’organizzazione del Festival a pagare gli ospiti per portare il loro prestigio sul suo palco, ora non è più per forza così. È stato proprio Amadeus a spiegare che non c'è stato alcun accordo commerciale con l'attore, che ha richiesto personalmente di partecipare a Sanremo accettando solo un rimborso spese, in quanto si trovava nei paraggi.
L'ombra della pubblicità, trasparenza o occultamento?
Tutto a posto quindi? No, perché, oltre a notare la sua espressione scocciata durante le gag di Travolta, un altro elemento su cui è caduta l’attenzione sono state le scarpe bianche dell’attore, tra l’altro inquadrate più volte insieme al marchio, perfettamente visibile ‘U-Power’, di cui guarda caso Travolta è un testimonial, e di cui sta girando la pubblicità in Tv proprio con l’attore americano che le tiene ai piedi mentre balla, proprio come fatto al Festival.
Si è quindi ipotizzato che la presenza di Travolta a Sanremo fosse legata ad una sponsorizzazione e questo ha sollevato numerosi interrogativi riguardo alla presunta pubblicità occulta durante lo spettacolo. Le polemiche sono aumentate quando è emerso che Amadeus ha pronunciato il claim del marchio durante la trasmissione in diretta ma, come ribadito dallo stesso conduttore, “Don’t worrie be happy” non è una frase così assurda da pronunciare.
Il nuovo volto di Sanremo: quando sono i brand a pagare gli ospiti
Una coincidenza quindi? Sembrerebbe di si, U-Power ha chiarito che la partecipazione di Travolta al Festival di Sanremo è stata concordata direttamente tra la Rai e l'attore, senza coinvolgimento dell'azienda e l’emittente ha dichiarato che le inquadrature sul marchio delle scarpe sono state una questione di disattenzione.
L’episodio, tuttavia, si inserisce in un contesto più ampio, messo in luce già nel 2023 dalla multa inflitta alla Rai dall'Agcom per pubblicità occulta in relazione alla promozione su Instagram fatta da Chiara Ferragni e Amadeus che, creando un profilo Instagram e dicendo di seguirlo, di fatto creavano un prodotto e lo sponsorizzavano.
Insomma, pubblicità e social network sono diventati così potenti e pervasivi da salire anche sul palco dell’Ariston. Sanremo non ha più bisogno di pagare generosamente i propri ospiti, anche internazionali; sono gli stessi brand e le stesse aziende che spingono e fanno in modo che i propri testimonial e influencer di riferimento vadano al Festival. Saranno poi loro stessi a ricompensare l’ospite, che in cambio da al loro marchio visibilità e prestigio sul palco più famoso d’Italia.