Donatella Rettore, l’icona italiana della ribellione e della trasgressione, ha rivelato in un’intervista al Corriere della Sera il suo lato più vulnerabile, facendo i conti con le perdite del passato, ma anche con il presente infestato da ansie e paure.
L’ansia e il percorso in analisi
Donatella Rettore, che una volta non aveva paura di niente, ha improvvisamente iniziato a soffrire di attacchi di panico: “Lì per lì ho pensato: Se sto davanti a 4mila persone, figurati se non posso affrontare gli attacchi di panico” ha rivelato. Invece gli episodi sono aumentati con il tempo, diventando a volte invalidanti, come quando una volta ha chiesto di fermare un aereo in fase di decollo per scendere. La situazione è migliorata quando la cantante ha iniziato ad andare in analisi, anche se ammette che a volte tornano: “Ogni tanto tornano. Come la depressione, va e viene”.
La depressione
Prima di soffrire di ansia, Rettore ha vissuto a tu per tu con la depressione. Il primo attacco arriva nel 1992, quando decide di comprare la sua prima casa: “[Prima] ero in affitto, i proprietari continuavano a aumentarlo di anno in anno. A ogni successo, nuovo disco, partecipazione a Sanremo, passaggio in televisione, quelli aumentavano”.
Decide quindi di affidarsi ad un’agenzia immobiliare che l’aiuta a trovare l’abitazione giusta. Va dal notaio, fa il rogito, da i soldi ma pochi giorni dopo la casa risultava venduta e l’agenzia non esiste più. L’agenzia immobiliare era chiusa, svuotata, senza nessun insegna. Insomma, la cantante si era ritrovata vittima di una truffa. Pur avendo fatto causa, la frode le ha fatto perdere molti soldi, mandandola in depressione: “Ho perso fiducia in me stessa. Mi sono sentita una cretina. Mi dicevo: ‘Tanti successi ma non sai nemmeno comprarti una casa’”.
Il rapporto con la madre
Dall’intervista trapela il coinvolgente il rapporto con la madre: un legame travagliato, ambiguo e tormentato. La nascita della piccola Rettore non è subito stata accolta nel migliore dei modi. Dopo la morte di tre figli, sua mamma non voleva una femmina bensì un maschio, affermando che la vita di un uomo è meno difficile mentre le donne soffrono di più.
Le divergenze continuano nelle scelte lavorative della figlia, non condividendo la sua passione musicale. La impauriva l’ambiente dello spettacolo, che qualcuno potesse fare del male a Donatella, rifiutandosi categoricamente di partecipare a qualunque suo concerto: “Agli altri diceva che doveva tutelarmi perché sono femmina e quindi scema, precisando che una ragazza che vuole cantare quando ha la possibilità di studiare è sciocca”.
Poi arriva il colpo finale. Nell’86 la Rettore firma un contratto con una nuova casa discografica con l’intento di mandarla a Sanremo, ma nello stesso periodo sua madre ha un malore. La cantante chiede di non partecipare al festival mandando un’altra cantante con la stessa canzone, ma l’etichetta non glielo permette. Da quel momento la Rettore non ha più lasciato la madre, attraversando un ulteriore episodio depressivo dopo la sua morte: “Dopo la morte di mia madre mangiavo solo biscotti, cioccolato e gelato. Mio marito cucinava, mi faceva mangiare assicurandosi che inghiottissi. È stato molto paziente.”
Da quest’intervista la Rettore trapela una fragilità fuori dal comune, mostrandoci le sue ferite ancora aperte, che probabilmente non guariranno mai. I soldi e la fama non hanno evitato alla cantate di soffrire di attacchi di ansia, ma l’atteggiamento sereno della Rettore sul tema evidenzia come l’ansia e la depressione possano essere episodi comuni nella vita di alcuni individui. Chiedere aiuto e andare in terapia sono il primo passo verso la ripresa.