"Donne al Parlamento", il teatro inclusivo per dire: "Si può e si deve cambiare"

Il regista Fabio Mascagni dirige lo spettacolo del Collettivo Teatrale Provvisori 23, una realtà che milita in un’area sociale e comunitaria

di SANDRA NISTRI
13 maggio 2023

In questo spettacolo si parla di donne, uomini, diritti, illusioni, speranze e tanta, tanta disco music anni '70

Un teatro inclusivo e aperto a tutti, fonte di divertimento ma anche mezzo per un confronto e una riflessione sociale. Un percorso che arricchisce, unisce al di là delle differenze e delle risorse di ciascuno e che può dare a chiunque, anche alle persone più anziane, la possibilità di esprimersi. Non ha dubbi l’attore e regista fiorentino Fabio Mascagni nel declinare la sua idea di teatro, incarnata perfettamente nello spettacolo "Donne al Parlamento" di Aristofane che il Collettivo Teatrale Provvisori 23 porterà in scena, il 13 e 14 maggio (ore 21), al Teatro di Colonnata a Sesto Fiorentino (Firenze). Con una data, quella del 13, già sold out.
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La locandina dello spettacolo

Palco inclusivo: qui si esprimono le idee di tutti

Che cos’è il collettivo Provvisori 23? "Si tratta di un gruppo piuttosto ampio, per questo specifico spettacolo formato da 17 persone, ma attorno cui ruotano una ventina di elementi. La particolarità è data dal fatto che il gruppo è nato in maniera autonoma, sono persone che ho incontrato negli anni durante i miei vari percorsi formativi e professionisti di qualunque età: si va dai 25 ai 73 anni. Fra loro ci sono persone diverse: tre ex professoresse, un parrucchiere, un insegnante di asilo, un cameriere, uno psicoterapeuta solo per fare qualche esempio, uomini e donne con professioni diverse ma tutti accomunati dal piacere di fare teatro come hobby".
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Fabio Mascagni, attore e regista (Facebook)

Un’esperienza, sembra di capire, aperta a tutti e inclusiva… "Questa è proprio la forza del gruppo che è trasversale e davvero inclusivo. È una caratteristica dell'arte teatrale che riesce a mettere insieme persone di tutte le età, tutti i percorsi di vita. Il teatro è un collante universale, si parla una lingua che è una lingua universale, abbiamo anche persone che provengono da paesi stranieri che si sono integrate perfettamente nel gruppo. L’idea è proprio quella di far esprimere tutti, mettendo a fuoco le caratteristiche di ciascuno". Come è possibile centrare questo obiettivo? "In un certo senso abbiamo fatto di necessità virtù: ognuno di noi ha determinate caratteristiche e risorse, quando io agisco come regista anzi, come preferisco definirmi, come allenatore, non metto mai davanti il mio pensiero, quello che voglio. Osservo quello che c’è, capiamo insieme quello che c’è, perché c’è un lavoro fatto collettivamente, quali sono le risorse a disposizione di ogni persona, cosa sa fare e valorizziamo quelle. È un approccio pedagogico, è un gruppo attivo socialmente. Alcune delle componenti del collettivo sono impegnate nel volontariato e negli ambiti sociali. Quindi è un gruppo che milita in un’area sociale e comunitaria ed è questo l’aspetto interessante. Lo spettacolo è un modo divertente per stare assieme ma la cosa bella è che un gruppo di persone si mettono insieme e, nel loro piccolo, cercano di riportare a quello che dovrebbe essere l'arte teatrale, una occasione per incontrarsi, per socializzare e per riflettere".

Le donne in Parlamento, partendo da lontano

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Provvisori 23 Collettivo Teatrale durante le prove (Facebook)

Come scegliete gli spettacoli da mettere in scena? "Ogni anno individuiamo un tema e poi vagliamo una serie di possibilità: quest’anno l’argomento scelto, prendendo a prestito 'Le donne in Parlamento' di Aristofane, è quello della condizione femminile. Sul testo c’è stata una riflessione comune e, inizialmente, nella storia narrata dal commediografo greco di donne che decidono di prendere il potere camuffandosi da uomini e andando a votare, abbiamo ravvisato un atteggiamento favorevole dell’autore all’emancipazione femminile. Quindi, immaginando in una sorta di meta-arena per una compagnia teatrale che porta in scena l’opera di Aristofane, abbiamo trasportato il testo negli anni Settanta, in cui c’era il movimento femminista, di emancipazione, di libertà sessuale, temi legati a queste figure femminili che cercando di liberarsi di un potere patriarcale e propongono un comunismo in cui si sta insieme e si mette tutto insieme, anche il sesso. Alla fine, però, abbiamo capito che la prospettiva di Aristofane era diversa".
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Provvisori 23 Collettivo Teatrale: tra una prova e l'altra c'è spazio per una cena tutti insieme (Facebook)

Cioè? "Riflettendo sul finale ci siamo amaramente accorti che l'autore non era tanto attratto dalla questione delle donne ma la sua era una provocazione sulla politica corrotta del suo tempo, un paradosso, un po’ come se noi oggi dicessimo le scimmie in Parlamento. Il commediografo greco era calato nel suo tempo, un tempo in cui era normale avere schiavi, ma la scoperta è stata che le donne non erano neanche degne di poter avere dei diritti. La cosa interessante è stata quindi quella di cambiare prospettiva dal famoso ‘si è sempre fatto così’, dire che si può e si deve cambiare".