Il salto, anche stavolta, è coraggioso e di qualità. L’ex lunghista Fiona May, 53 anni, è protagonista stasera (sabato 25 marzo) al teatro Jenco di Viareggio del thriller La prova contraria. Una scelta che le permette di scrollarsi di dosso la perenne etichetta di campionessa sportiva per mostrare una donna poliedrica e matura. Anche se qualche fragilità resta. E sull’assenza di razzismo in Italia, risponde con un cauto: "Ni".
Come si trova nel ruolo di attrice? "E’ stato il regista Vittorio Sindoni a scoprirmi per la fiction ’Butta la luna’. Mi fece il primo provino e mi disse: ’Se un’attrice nata’. In effetti quell’esperienza è stato un successo e ancora oggi il pubblico segue le repliche. Poi è stato il mio amico Andrea Bruno Savelli ad offrirmi l’opportunità del palco prima con la pièce ’Maratona di New York’ e, adesso, con questo thriller che gioca con le personalità dei protagonisti". Il suo personaggio? "Ne ’La prova contraria’ rappresento una donna che appare innocente, a tratti commuove, invece è disonesta. L’intreccio è reso complesso dai veri volti dei protagonisti, che si svelano al pubblico piano piano". Dovesse invece definire se stessa? "Non ho paura delle sfide, nella vita mi sono sempre buttata anche correndo il rischio di fallire".
Sua figlia Larissa Iapichino sta strappando record sempre nel salto in lungo. Consiglierebbe ad un giovane lo sport a livello agonistico? "Tutti pensano al sacrificio con un’accezione negativa. Ma quando una cosa si fa con passione diventa stile di vita e obiettivo. Del resto lo sport è difficile come la vita: si vince o si perde e si porta a casa il risultato delle proprie capacità. Ovviamente quando Larissa mi disse di volersi dedicare all’atletica le chiesi: ’Sei proprio sicura?’". Le raccomandazioni inquinano il mondo sportivo? "Penso che sia uno dei pochi settori in cui è impossibile barare: lo sport parla da solo, se sei bravo non può esser messo in discussione". Lei ha girato anche spot pubblicitari e sfilato come modella. L’esperienza più divertente? "Resta comunque il teatro perché mi permette di non essere Fiona May ma un personaggio sempre diverso. Voglio distruggere la consueta immagine della campionessa di salto in lungo. Anche la partecipazione al programma Ballando con le stelle mi ha consentito di mostrare le mie capacità nella danza". Le pesa davvero così tanto essere stata due volte numero uno nel mondo? "Assai. Ho una laurea in economia e commercio conseguita in Inghilterra e faccio parte del cda di un’azienda internazionale. Ma a nessuno interessa di questo". Il momento più duro della sua vita? "Ho passato 10 anni difficili dove si sono intrecciate complicazioni nella vita affettiva e di salute. Ed ero lontana dalla mia famiglia in Inghilterra con mio padre che non stava bene". La pallavolista Paola Egonu ha fatto scalpore dicendo che l’Italia è un Paese razzista. Anche lei lo pensa? "Ni. Ci sono momenti che la gente ti fa sentire il colore della pelle. E dopo la pandemia gli animi si sono inaspriti e la distinzione tra razzismo, ignoranza e maleducazione si è fatta ancora più sottile".