Ginevra Di Marco: "Anche in tempi di solitudine bisogna raccontare"

La raffinata vocalist e l'intellettuale Franco Armino insieme sul palco con il progetto "E' stato un tempo il mondo". Il debutto il 7 maggio a Firenze

di GIOVANNI BALLERINI -
7 maggio 2023
Ginevra Di Marco e Franco Arminio insieme sul palco del Cinema La Compagnia di Firenze evra arminio

Ginevra Di Marco e Franco Arminio insieme sul palco del Cinema La Compagnia di Firenze evra arminio

"Raccontiamo l’uomo e il mondo nel suo attraversamento della vita". E’ questo il senso del nuovo concerto spettacolo "È stato un tempo il mondo" in programma domenica 7 maggio alle 21,30 al Cinema La Compagnia di Firenze. Un evento che vede insieme la raffinata vocalist e storyteller fiorentina Ginevra Di Marco, classe 1970 e lo scrittore, poeta, regista e paesologo Franco Arminio, che invece è nato nel 1960 a Bisaccia. Dopo aver diviso il palco con Luis Sepúlveda, Margherita Hack, l'Orchestra di Piazza Vittorio, Paolo Hendel e tantissimi altri artisti, dopo aver realizzato concerti e album tributo a Mercedes Sosa, a Luigi Tenco è arrivato il momento per Ginevra Di Marco di confrontarsi creativamente con l’immaginario di un intellettuale acuto come Franco Arminio. Occorre ricordare che "Quello che conta", l'omaggio a Tenco, è tutt’oggi l’ultimo album della Di Marco, un disco in cui fa sue le canzoni del cantautore suicida nel 1967 a Sanremo, vestendole con un nuovo abito musicale e un delicato equilibrio che non tradisce lo spirito originale, ma le rinnova, facendo affiorare la loro essenza più profonda. Il confronto con Armino, Di Marco fa con una tournée che, dopo il debutto fiorentino proseguirà questa estate con una serie di concerti in tutta Italia. I due performer saranno accompagnati in questa serata speciale, ma anche negli altri live che seguiranno da Francesco Magnelli al pianoforte e ai 'magnellofoni' e da Andrea Salvadori alle chitarre e allo tzura, che con il loro sound accattivante creano la colonna sonora perfetta per testi ricchi di intensità e canzoni impegnate, fuori dal coro.
ginevra-di-marco

La cantante fiorentina Ginevra Di Marco

Sul palco con Franco Armino

Ginevra, come nascono le sue collaborazioni d’autore? "Assecondano un’attitudine che, io e i miei compagni di avventure musicali, abbiamo sviluppato nel corso degli anni. Che è poi scoprire e credere fortemente in un concetto di creazione di squadra. Ciò poi porta a condividere il palco con altri artisti con cui si sviluppa effettivamente una crescita creativa. Mi piace l’idea di coniugare forme di linguaggio diverse che forniscono ai concerti varie chiavi di lettura e vedono le sensazioni e le emozioni in primo piano". L’ha fatto con vari compagni di avventure creative? "Un motivo in più per farlo anche con Franco, che è una persona che ho sempre apprezzato. Anche quando era meno conosciuto amavo le sue poesie, i suoi scritti, condividevo con gioia le sue pubblicazioni. Ci siamo sentiti lungamente anni addietro, dicendo che prima o poi sarebbe stato bello fare qualcosa insieme. Ed eccoci qua". Cosa condividete in scena? "Ci accomuna il suo sguardo sulla vita, sulle cose. Da sempre apprezzo anche le sue riflessioni più politiche, come quelle che denunciano lo spopolamento di tanti luoghi dell’Italia, soprattutto quelli della parte interna. Si definisce un alfiere della paesologia ed è mirabile il suo tentativo di sensibilizzazione la gente rispetto allo spopolamento dei paesi che sono sempre più sperduti, abbandonati e mantengono una sacralità che la nostra vita purtroppo non contempla più. Il suo è un richiamo a rallentare i ritmi, cercando di vivere una vita a livello più profondo, più attento. In sintonia insomma con il bello che c’è intorno a noi e spesso non riusciamo nemmeno più a vedere nel nostro frenetico movimento".
ginevra-di-marco

Stavolta Ginevra Di Marco divide il palco con Franco Arminio

Come diventa tutto ciò uno spettacolo? "In maniera piuttosto semplice e diretta, nel senso che ci alterniamo alla ribalta, tra canzoni, poesie, scritti. Non c’è una grande stesura di spettacolo, visto che abbiamo voluto mettere in evidenza la spontaneità nella scelta degli scritti, nella scaletta di canzoni che incontrano il suo gradimento. Non c’è una tessitura ortogonale, a temi, come facemmo con Margherita Hack, per cui a ogni suo intervento corrispondeva una canzone che aveva a che fare con quel tema. Stavolta abbiamo privilegiato la libertà delle suggestioni di ognuno. E quindi ci accompagniamo l’uno con l’altro, fra canzoni e poesie, con Francesco Magnelli al piano e ai magnellofoni e Andrea Salvatori alle chitarre e allo tzura, che è lo strumento greco, figlio del bouzuki che viene anche filtrato dall’elettronica che lo sporca e lo personalizza". Da queste collaborazioni nascono mai delle canzoni? "Sì. Non ci saranno in questa fase, ma stiamo già iniziano a collaborare alla creazione di un repertorio originale. Quando c’era Sanremo, Franco si era addirittura messo in testa di scrivermi una canzone per partecipare al Festival. L’ho disilluso subito, visto che non è un contesto che mi rappresenta, ma da qui è nato lo stimolo per fare delle cose insieme. Arminio ha una scrittura molto bella che in certi momenti ha già una forma canzone. In futuro quindi mi piacerebbe cantare delle canzoni scritte da lui o musicare alcune sue poesie. Qualcosa è già nato sotto forma di scritto che io ho declamato e cantato nello spettacolo dell’anno scorso sul centenario di Margherita Hack. Altro è in fieri e sicuramente arriverà in futuro".
ginevra-di-marco

Il nuovo progetto dell'artista fiorentina Ginevra Di Marco si intitola "E' stato un tempo il mondo"

L'estate di Ginevra Di Marco

Questa estate continua il tour? "Certo, giriamo insieme per tutta Italia. Abbiamo già diverse date insieme in calendario e continueremo anche i concerti in trio e altri progetti, come quelli legati al mio ultimo disco su Luigi Tenco, un concerto antologico che parte dai CSI per arrivare alla musica popolare. Poi ci sono i concerti 'Tutti in piedi', in cui siamo in quartetto: oltre a me, Magnelli e Salvatori, c’è anche Pino Gulli, che era con noi nei CSI, alla batteria e facciamo un repertorio più danzereccio". Oggi è necessario essere pronti a varie situazioni live? «Assolutamente sì. Abbiamo tantissimi concerti a luglio e stiamo iniziando a riempire anche il carnet d’agosto, ma non mi sembra ci sia niente da dare per scontato, soprattutto per musicisti ormai vecchiotti come noi, che abbiamo attraversato un’altra epoca musicale. A desso stiamo vivendo il nostro fare musica in un mondo che è cambiato tanto. Continuare a esserci, continuare a esistere in qualche modo mi sembra già un miracolo. E’ tutto completamente diverso rispetto a quello che era il mondo musicale che abbiamo visto noi. In qualche modo comunque mi sembra ci stiano tornando indietro tanti spunti, tanti semi che abbiamo lanciato negli anni passati. Finalmente sta germogliando qualcosa". Ripensando al suo ultimo album, ha scelto di omaggiare Tenco perché anche lui sperimentava una musica capace di svelare l’emozione forte e intima del pop d’autore? "Combatteva a modo suo, il più delle volte disertando. Tenco era un’anima militante capace di schierarsi contro ogni sopruso, senza retorica. L'ho amato anche per questo. E poi c'è la parte mia più intima affezionata a Tenco, cantore di quella malinconia indefinibile che ha sempre pervaso il mio sentire la vita e dove ora affiorano ricordi di infanzia, frammenti di giornate trascorse, l'odore di casa, memorie emotive legate alla mia famiglia, verso la quale ora, alla soglia dei cinquant'anni, guardo con tenerezza e gratitudine". Quale è una musica adatta ai tempi che viviamo? "Anche in tempi di solitudine – diceva Luís Sepulveda – bisogna raccontare. Aveva ragione. Abbiamo deciso di ripartire da questo nuovo concerto. E di farlo per noi, per le persone che abbiamo sentito vicine".