James Franco torna al cinema dopo il MeToo: “Hey Joe è la mia rinascita”

Alla regia Claudio Giovannesi, che racconta le conseguenze della guerra attraverso la relazione padre-figlio

25 ottobre 2024
"Hey Joe", il fim di Giovannesi

"Hey Joe", il fim di Giovannesi

Hey Joe è la mia rinascita”. Per James Franco non è solo il primo film italiano, ma anche il ritorno sulle scene dopo una lunga pausa: in pieno #MeToo, il movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne, la sua reputazione è stata travolta dalle accuse di condotta sessuale inappropriata mosse da alcune ex studentesse della scuola di recitazione Studio 4, che l’attore ha diretto dal 2014 al 2017.

Nel 2021 Franco ha poi ammesso di aver avuto rapporti con alcune di loro, accettando di pagare 2,2 milioni di dollari di risarcimento

“È stato un regalo che non mi aspettavo”, ha commentato all'Adnkronos alla Festa del Cinema di Roma, dove è stata presentata la pellicola di cui è protagonista, firmata da Claudio Giovannesi.

La trama di “Hey Joe”

Il 46enne di Palo Alto nel film veste i panni di Dean Barry, un veterano americano che ha avuto una relazione con una ragazza napoletana durante la Seconda guerra mondiale. Questo rapporto lo spinge a ritornare in Italia, a Napoli (dove l'attore ha passato molte settimane per le riprese) per conoscere suo figlio. Dean vorrebbe recuperare 25 anni di assenza, ma ormai l’altro è un uomo, è cresciuto nella malavita, è stato adottato da un boss del contrabbando e non ha nessun interesse per il padre americano.

"Sono sicuro che ci siano tante storie come questa nella realtà", dice Franco, affascinato "dal ritorno di questo soldato per uno scopo diverso, credo che ci sia qualcosa di molto poetico". Dean Barry "è un uomo che ha combattuto tre guerre (il secondo conflitto mondiale, la guerra del Vietnam e la guerra di Corea), è figlio di un uomo che è nato in una situazione in cui le donne offrivano il loro corpo ai soldati per fame e soldi.

Lo ‘spettacolo’ della guerra 

E questo succede anche oggi", fa notare Giovannesi, “perché la guerra la fanno gli uomini ma la subiscono le donne e figli sui quali le conseguenze della guerra hanno un impatto". Oggi "non abbiamo consapevolezza della guerra perché viene rimossa dalla mente, guardiamo immagini di conflitti in televisione mentre si mangia. E, quindi, la viviamo come uno spettacolo tragico che non ci coinvolge”, prosegue il regista sostenendo che “lo viviamo senza empatia, come molti fenomeni tragici, tra questi l'immigrazione".

Il film è anche l'occasione per rivolgere lo sguardo sulle prossime elezioni presidenziali, ma Franco preferisce sviare la domanda: "Non so quale sia il futuro dell'America. Ho trascorso molto tempo in Europa tra Italia e Francia. Mi piace stare qui, quindi non so cosa succederà".