
Joan Thiele ha partecipato al Festival di Sanremo con il brano "Eco"
Sarà per il suo modo di interpretare con modernità e immediatezza l’indie pop, sarà per il suo look fuori dalle righe, con lunghe trecce e chitarra a tracolla, da rocker della generazione Z, con cui ha calcato l’iconico palco dell’Ariston, ma Joan Thiele, forse al pari di Lucio Corsi, è stata l’esordiente (fra i big) ad aver attirato fra i protagonisti del settantacinquesimo Festival di Sanremo maggiore interesse, ma anche consenso e curiosità. Merito del brano “Eco”, prodotto da Mace, dal piacevole e ammaliante retrogusto vintage, una sorta di colonna sonora di un film che non esiste (se non nella fervida immaginazione della sua compositrice).
“Cantare su quel palco così imponente, così iconico e spaventoso, anche perché molto lontano dalla mia realtà, è stata una sfida, prima di tutto psicologica. Io, che sono una persona super irregolare e poco metodica, ho iniziato ad andare ai box e ho cercato di essere un po’ più allineata. Sanremo è veramente un'olimpiade e quei tre minuti di esibizione sono come il salto in alto. E, quando tocca a te, devi saltare”.
Joan Thiele l’ha fatto con una canzone azzeccata (anche se alla fine è arrivata ventesima è passatissima dalle radio), che rivendica la bellezza di seguire il proprio istinto e la determinazione di continuare a difendere le proprie idee che, come la stessa Joan sottolinea nel testo del brano, “Rimangono negli occhi della gente, hanno più potere della rabbia. Tu difendile. E quando ti senti più fragile cambia la pelle”.
Joan Thiele continua l’instore tour per incontrare i fan e firmare il disco, il tour vero inizia invece il 26 maggio al Mi Ami Festival di Milano e proseguirà per tutta l’estate nei migliori festival di tutt’Italia. Ma, facciamo un passo in avanti. Il 21 febbraio La trentatreenne cantautrice di Desenzano del Garda (ma cresciuta tra Colombia, Canada, Caraibi, Inghilterra e Italia) ha pubblicato per Sony Music il suo secondo album “Joanita”, un disco viscerale, che vive di grande spontaneità creativa e che in ogni brano indaga con forza istintiva e melodica un suono e un’emozione diversa.

“Ho iniziato a scrivere “Joanita” tre anni fa – racconta Alessandra Joan Thiele, più conosciuta come Joan Thiele –. Quando compongo vado molto per immagini, mentre faccio la musica mi piace immaginare una scena, poi cerco molto spesso di fondere le parole con un'immagine. Così mi vengono in mente proprio delle scene che a volte cerco di raccontare in maniera onomatopeica. Entro in un flusso e mi piace vivere la musica attraverso piccole sceneggiature. Lo faccio anche in questo album che è dedicato a tutta la mia sfera più emotiva, quella dell’istinto. Perché quando si cresce si tende a diventare un po' più maniaci del controllo e per me è stato super difficile, perché a un certo punto mi sono resa conto che avevo perso una connessione con la mia parte più istintiva”.
“Allora – dice – ho cambiato strategia. A un certo punto ho detto ok, devo dare voce a quella ragazzina di 15 anni che ha iniziato a fare musica nella mansarda di casa sua in un paesino del lago di Garda. Ero una sognatrice, sognavo ad occhi aperti, volevo sempre suonare i Led Zeppelin, ascoltavo Crosby Stills Nash & Young, Joni Mitchell, insomma sognavo di essere di un'altra epoca e facevo mille viaggi mentali. Anche oggi ogni canzone rappresenta per me un'emozione, c'è la rabbia, c'è la consapevolezza, ci sono diversi luoghi e tante persone che fanno parte di questo disco che è un po’ il racconto della mia vita. Fra queste c'è “Pazzarella” come mi chiamava mia nonna di Napoli, che mi ha insegnato un sacco di cose e, scrivendo una canzone a 88 anni, ci ha raccontato la bambina che c'è in lei”.
Ci sono anche canzoni ispirate ai brani di Piero Umiliani?
“L'amore per lui è nato un paio di anni fa. Mi sono completamente innamorata dell'album “La legge dei gangster” e da lì ho iniziato un po' a approfondire tutta la sua discografia. Ho conosciuto la famiglia di questo fantastico compositore e direttore d’orchestra fiorentino. Mi hanno chiesto se volessi reinterpretare qualche suo brano e un po’ di pezzi sono entrati in “Joanita”. Sono lavori già perfetti che non necessitano nulla, quindi è stato un regalo enorme che mi hanno fatto. “Un momento ritmico, l'acqua blu” è diventato “Acqua blu”, un pezzo di suono bellissimo, poi ci sono Tramonto, Occhi da gangster, e poi volto di donna e li ho un po' reinterpretati, senza voler neanche toccarli troppo, perché sono appunto dei pezzi già perfetti”.
Joanita è il suo primo album in italiano, come mai prima cantava in inglese?
“Finito il liceo ho vissuto in Inghilterra, per questo ho iniziato a scrivere in inglese quando ero piccola e ho mosso i primi passi nella musica a Londra. A un certo punto mi sono resa conto che non riuscivo a trovare la mia cifra e avevo bisogno di cambiare lingua. Per me è stato super importante iniziare a cantare in italiano perché mi sono sentita molto più libera nell'esprimermi, anche perché contemporaneamente ho iniziato a produrre musica, a studiare al computer come usare Ableton. Saper capire anche quello che vuoi fare con la musica ti aiuta anche in generale. Ora mi piacerebbe tornare a scrivere anche in inglese, ma perché nel frattempo ho fatto altre esperienze, ho capito delle cose”.
Nel 2023 ha vinto il premio David di Donatello per il migliore brano originale con "Proiettili (ti mangio il cuore)", interpretato con Elodie nella colonna sonora del film "Ti mangio il cuore". Le piacerebbe tornare a scrivere per il cinema?
“Vincere il David di Donatello stata una cosa anche molto inaspettata e un grande onore. Sarei felicissima di avere altre possibilità di collaborare con il cinema e poi uno dei miei grandi sogni è proprio quello di realizzare un film proprio dall'inizio”.