Cam-caminì, cam-caminì, spazzacamin…
Vi sfido a non cantarla! È uno dei brani iconici del film “Mary Poppins”, superato probabilmente solo dall’allegro scioglilingua “Supercalifragilistichespiralidoso”, che ha accompagnato l’infanzia di intere generazioni.
Ma ora uno dei classici Disney più amati ancora oggi (nonostante sia uscito esattamente 60 anni fa, nel 1964), che ha per protagonista una tata dai poteri magici (Julie Andrews) chiamata ad occuparsi dei fratellini Jane e Michael Banks, accompagnata in questo compito dallo spazzacamino Bert (Dick Van Dyke), è stato giudicato come non adatto ai bambini. Almeno per quelli che hanno meno di 12 anni, se non accompagnati nella visione da un adulto, magari mamma o papà, che gli spieghino che alcune frasi pronunciate nella pellicola diretta dal regista Robert Stevenson non sono… politicamente corrette.
Il musical, infatti, ha ottenuto una nuova classificazione per età in Gran Bretagna, dopo che il British Board of Film Classification ha emesso nuove indicazioni a causa delle espressioni utilizzate in due passaggi ben precisi – assolutamente marginali, persino per chi conosce a memoria ogni passaggio come chi vi scrive, ve lo garantisco – che però per gli esperti sono evidentemente degne di nota e meritano perlomeno di essere segnalati.
Originariamente classificato con la lettera “U”, che sta per Universal, alla sua uscita, e di nuovo nel 2013 per una nuova uscita nelle sale, ora il rating di “Mary Poppins” è stato alzato a “PG” sigla di “parental guidance” (con la presenza di un adulto per un minore di 12 anni) a causa dell’utilizzo di un “linguaggio discriminatorio”.
Ora, lo so, starete pensando a quali sono questi episodi. No, non è la signora che da da mangiare ai piccioni nella piazza di fronte alla banca. E nemmeno la caccia alla volpe. A finire sotto la lente dei revisori sono state due definizioni, considerate insulti razziali offensivi.
Si tratta del termine "ottentotti" che si sente per la prima volta quando l'ammiraglio Boom (Reginald Owen) chiede al piccolo Michael, il minore dei fratelli Banks, se sta andando in un'avventura per sconfiggerli; poi lo stesso Boom, scambiando gli spazzacamini che girano sui tetti della città proprio per ‘ottentotti’, ripete il termine durante un passaggio di danza quando grida che questi lo stanno attaccando.
Le figure ballerine che scorge in lontananza, infatti gli ricordano questa popolazione, ma in realtà si tratta di ballerini bianchi con il volto annerito dalla fuliggine (blackface? ecco pure quella è sempre da condannare).
Ma quindi – la risposta è facilmente intuibile – perché usare l’appellativo ‘ottentotti’ sarebbe dispregiativo? E soprattutto… chi sono gli ottentotti?
Il popolo dei Khoikoi, ribattezzati Ottentotti
Si tratta del nome che i conquistatori Olandesi intorno al 17° secolo hanno dato a una popolazione indigena dell’Africa sud occidentale all’epoca dei primi stanziamenti, quella che gli europei arrivati a colonizzare quel vasto e ricco continente si trovarono davanti nella regione del Capo di Buona Speranza. Questo nome, affibbiato loro dagli olandesi, si riferisce in realtà al popolo dei ‘khoikhoi’ (letteralmente ‘veri uomini’), o semplicemente khoi, un gruppo etnico a cui venne affibbiata quella definizione arrivata fino ad oggi che deriva da ‘hottentots’, nel dialetto olandese del Capo sta per “balbuziente”.
Popolo dedito alla pastorizia, furono perseguitati e forzati a migrare dai colonizzatori europei, decimati anche dalle lotte intestine e dalle carestie che ne hanno grandemente diminuito il numero e quasi distrutto la cultura, anche per effetto di incroci etnici. L'Oxford English Dictionary afferma che il termine è "generalmente considerato sia arcaico che offensivo".
Ed ecco spiegato il riferimento a questa gruppo etnico nel film, in cui si fa riferimento a uomini dalla faccia nera scambiati appunto per indigeni da ‘combattere’ (peccato che siano stati loro quelli cacciati dai soldati bianchi andati a occupare le loro terre) quando invece si tratta semplicemente di spazzacamini sporchi di fuliggine.
"Dalla nostra ricerca sul razzismo e la discriminazione, e dalle recenti indagini sulle linee guida per la classificazione, ci rendiamo conto che una delle preoccupazioni principali per le persone, e in particolare per i genitori, è la possibilità di esporre i bambini a un linguaggio o a un comportamento discriminatorio, che potrebbero trovare sgradevole o ripetere senza rendersi conto della potenziale offesa", ha dichiarato in un comunicato una portavoce dell'ente.
Quindi non una censura, ma una semplice indicazione di metodo: non si può semplicemente cancellare il passato colonialista, ma si può spiegare ai bambini perché oggi usare la parola ottentotti è offensivo e razzista.
Il politicamente corretto colpisce ancora
Sebbene la variazione di classificazione di “Mary Poppins” sia stata una sorpresa per molti, fa parte di una lista crescente di film che sono stati riesaminati negli ultimi anni con una lente politically correct. La stessa B.B.F.C., ad esempio, nel 2023 ha bollato "Santa Claus: The Movie" (1985) come PG, per la moderata violenza e per il linguaggio. Analogamente, anche la classificazione di "Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi" (1983) è stata innalzata a PG.
Una rivalutazione simile è avvenuta negli Stati Uniti negli ultimi anni. Nel 2020, la HBO Max ha temporaneamente ritirato dalla sua libreria streaming "Via col vento", un film che viene abitualmente criticato per aver minimizzato gli orrori della schiavitù e per aver romanticizzato il Sud antico. La decisione è arrivata nel contesto di serie riflessioni sulle rappresentazioni della razza e della polizia, in seguito alle proteste nazionali per la brutalità degli agenti nei confronti delle persone nere. Anche le serie televisive del passato sono state messe sotto esame all'epoca: alcuni episodi di "30 Rock", "It's Always Sunny in Philadelphia" e "Scrubs" sono stati rimossi dalle piattaforme di streaming per la presenza di personaggi bianchi che avevano il volto truccato di nero (qui sì che si tratta di blackface).
Allo stesso modo, nel 2021 Disney+ ha aggiunto una clausola di salvaguardia dei contenuti per 18 episodi di "The Muppet Show", dato che questi includono "rappresentazioni negative e/o maltrattamenti di persone o culture". La società ha dichiarato che, invece di rimuovere i contenuti, ne riconosceva gli effetti dannosi nella speranza di stimolare una conversazione su questi temi.
Anche i libri sono stati rivisti con rinnovata attenzione. Il caso più clamoroso è forse di Roald Dahl, quando nel 2023 sono state modificate o rimosse centinaia di parole da almeno 10 volumi del celebre autore per bambini, come "Charlie e la fabbrica di cioccolato" e "Matilda", per rendere meno offensive descrizioni di aspetto, razza e sesso dei personaggi.