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Mr Rain si ribella all’industria musicale: "Scriviamo per non essere dimenticati"

Dopo Sangiovanni, anche l’artista lombardo lancia un grido d'allarme: uscite di singoli a tamburo battente, ritmi serrati e corsa agli ascolti sulle piattaforme. Il disagio c'è e sta iniziando a farsi largo

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
4 marzo 2024
Mr Rain

Mr Rain

Prima Sangiovanni, adesso Mr Rain: la musica, italiana e non solo, sembra non essere compatibile con la felicità. Anche Mattia Balardi (in arte Mr Rain), reduce dal secondo successo in carriera sul palco dell’Ariston, si è piegato al cospetto di un mercato musicale che più che a badare alla qualità pare essere attento alla quantità – in termini di ascolti e produzioni – purché sia. Il tempo dei cantautori che dedicavano larga parte del proprio vissuto al pensiero per poi rilasciare album profondi, intensi e colmi di significati pare essere ormai perduto. Al suo posto si è radicato un music-biz che si muove a colpi di ascolti su Spotify, pubblicazioni di singoli a tamburo battente e pezzi sempre più pensati per funzionare sui social.  

Mr Rain a Sanremo
Mr Rain a Sanremo

Mr Rain ha provato a mettercela tutta per non perdere l’anima. “Due altalene”, il pezzo che ha portato a Sanremo 2024, e l’intero nuovo album “Pianeta Miller” ne sono la dimostrazione. Il mercato, però, gioca con le sue regole e così Mattia, dopo essersi scollegato dal mondo per una settimana dopo quella sanremese, tra promozioni e tour, ha capito che serve metterci un freno per provare a non essere fagocitato. Quello musicale è un sistema di cui dichiara apertamente di sentirsi schiavo e che – a suo dire – corre troppo veloce. Gli artisti, secondo il 32enne di Desenzano sul Garda, sono costretti a pubblicare una canzone dietro l’altra per stare alla larga dal rischio di essere dimenticati. Un circolo vizioso che comprime qualità e bellezza e mette a durissima prova passione per la musica e anima. L’unica soluzione per l’artista è concedersi il giusto tempo per scrivere e creare. Niente scadenze né obblighi, dunque. Una settimana o un anno sono entrambi cosa buona e giusta se necessari per stare bene. Una presa di coscienza a dir poco rivoluzionaria di questi tempi, che potrebbe addirittura rischiare di compromettere la popolarità di uno degli astri nascenti della musica italiana. Il punto, però, è sempre lo stesso: è meglio adeguarsi o fare in modo che qualcosa cambi? Proviamo a guardare le cose da un’altra prospettiva: se non fossero solo Sangiovanni e Mr Rain, se le artiste e gli artisti a “rallentare” fossero molti di più, forse qualcosa nell’industria musicale potrebbe davvero cambiare e, chissà, potremmo addirittura sperare di tornare a recuperare il gusto di ascoltare un album intero dalla prima all’ultima traccia su un supporto fisico e non su una fredda e randomica piattaforma digitale.

Mr Rain a Sanremo 2024 con "Altalene"
Mr Rain a Sanremo 2024 con "Altalene"

L’idea di ascoltare canzoni in modalità zapping non ha nulla a che vedere con l’arte nel suo complesso. Ne è un’evoluzione, certo, ma non è detto che sia in positivo. Il giogo del numero degli ascolti è uno dei numerosi inganni della mente - e del business - che la rivoluzione digitale ha imposto alle nostre esistenze. Andatelo a dire a Lucio Dalla, Fabrizio De André e Franco Battiato che un pezzo per essere apprezzabile deve essere tra i più riprodotti su una piattaforma in cui, in rigorosa riproduzione casuale, tra “Futura” e “Il testamento di Tito” potrebbe partire così, senza preavviso, un Rocco Hunt qualsiasi con la sua ultima hit dell’estate. A guardarla con gli occhi del tempo, la faccenda sta rischiando di apparire tragicomica. Meglio fermarsi, respirare forte, tornare al bello e mandare al diavolo un’industria musicale sempre più declinata al pop-capitalismo. Come Mr Rain (forse) insegna.