Coppia gay presa a cinghiate, Emma dal palco: “Tutti zitti, ma se fossero vostri figli?”

La cantante durante il concerto a Lanciano ha detto pubblicamente quello che molti di noi avranno pensato nel vedere quelle immagini: “Ci importa solo del calcio, ci arrabbiamo solo per quello”

di TERESA SCARCELLA
20 luglio 2024
Emma Marrone ieri in concerto a Lanciano (Instagram)

Emma Marrone ieri in concerto a Lanciano (Instagram)

“E se quei ragazzi fossero vostri figli?”. Se lo chiede Emma Marrone, ma se lo chiederebbe chiunque abbia un minimo di sale in zucca. Un minimo, mica tanto. Il video in cui due ragazzi vengono presi a cingiate da altri quattro, perché camminavano per strada mano nella mano, è nauseante. Non riesco a trovare un aggettivo migliore perché vederlo mi ha provocato letteralmente la nausea. Ho fatto tanta fatica e lo dico senza quel moralismo becero che spinge a commentare sotto a quello stesso video con frasi di circostanza che non hanno poi un riscontro nella vita reale; né tantomeno con quell’aggressività di chi crede che la soluzione sia rispondere con la stessa violenza. 

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Nelle mie parole semmai c’è amarezza, sfiducia. Gli stessi sentimenti che si provano davanti al silenzio e all’indifferenza di chi certe immagini le aveva di fronte agli occhi e non ha fatto nulla, di chi ha visto il video per poi dimenticarsene dieci minuti dopo, di chi non ha provato lo stesso disgusto nel vederlo, di chi non ne ha discusso con gli amici, in famiglia, di chi non ne ha parlato con i propri figli e figlie. L’indifferenza di chi magari quei ragazzi li conosce e non gli ha detto nulla.

Ma faccio continuare Emma: “L’omofobia è un problema in questo paese e sta diventando una piaga dilagante e stiamo tutti zitti, bravi, tutti zitti, nessuno dice niente – ha detto la cantante dal palco di Lanciano – lamentatevi poi per i rigori che sbagliano alle partite. Li siamo tutti quanti bravi a parlare. Solo di quello ci importa, quando ci cacciano dagli Europei, quando non vinciamo i mondiali. Questi due poveri ragazzi stavano camminando per strada e sono stati pestati a sangue. Io a volte ringrazio di non essere madre perché non saprei come reagire davanti a una scena del genere, nei confronti di mia figlia, di mio figlio. Questo è il problema, perché non sono figli vostri. Fino a quando il problema non ci riguarda stiamo tutti in silenzio. Ma l’Italia siamo anche noi, siamo le scelte che prendiamo e le cose che vogliamo dire”. 

Il senso di comunità, di collettività, è solo rispetto agli altri. Quando ci toccano sul calcio, sul cibo, sull’arte, sulle tradizioni, quando sfiorano il nostro territorialismo. Non viene fuori mai rispetto a noi stessi. Quando siamo diventati un popolo di apatici? Di indifferenti? "Lo siamo sempre stati” dirà qualcuno di voi, magari anche con sdegno. Allora vi chiedo: Quando ci renderemo conto delle nostre responsabilità? Del potere che abbiamo di cambiare le cose? Quando ci stancheremo di vivere con remissività? Quando capiremo che le libertà e i diritti non sono divisibili per categorie o settori, che non ci sono diritti e libertà che interessano solo alcuni. Esistono solo quelli che coinvolgono tutti.