La corsa contro l’ansia dei rovere: “Il tempo scorre, noi cantiamo la nostra parte insicura”

La band di Bologna torna con il terzo album di studio, 11 case: “Dentro c'è un po' la parte spaventata sia dal passato che dal futuro, ma carica per affrontarli”. La gioia nei live e nel raccontare in musica i problemi che tutti affrontiamo ogni giorno

di MARIANNA GRAZI
12 dicembre 2024
rovere (ph. Ikka Mirabelli)

rovere (ph. Ikka Mirabelli)

Cosa può succedere in due anni? “Di tutto. Il tempo passa, cambia tutto, neanche te ne accorgi. Poi di colpo ti volti e lo noti”. A due anni dal loro album precedente, i rovere, band nata a Bologna nel 2016, tornano con un nuovo disco, “11 case” (Nigiri/Sony Music Italy), in cui raccontano la loro crescita personale e artistica in un album che affronta temi diversi mantenendo però un filo conduttore: lo scorrere inesorabile del tempo e i cambiamenti che questo comporta nelle cose e nelle persone.

Capaci di conquistare un’intera generazione grazie al loro modo unico di raccontarsi e raccontare l’amore e la vita quotidiana dei ragazzi e ragazze, i problemi, i sentimenti e le emozioni più profonde spesso tenute nascoste per paura di ammettere le proprie fragilità, Nelson Vanceslai, Lorenzo "Stiva" Stivani, Luca Lambertini e Marco "Paga" Paganelli tornano a fare musica su un mondo in costante evoluzione. 

“Il nostro nuovo disco, '11 case', è uno dei progetti di cui andiamo più fieri – spiegano i componenti della band –. Abbiamo iniziato a lavorarci molto tempo fa e strada facendo, sono cambiate tante cose. Abbiamo conosciuto tantissime persone che hanno deciso di realizzare questo album con noi, scritto in tantissimi modi e situazioni... ma anche cambiato tante cose nella nostra vita e quotidianità. [...]Cambiano i luoghi, le persone, le sensazioni. Ti ritrovi poi a cercare di analizzare come sia successo e cosa trovarci di positivo e di negativo. Ma spesso rispondersi è quasi impossibile. Dentro questo disco c'è un po' questa parte insicura di noi, spaventata sia dal passato che dal futuro, ma carica per affrontarli”.

Da mercoledì 13 novembre sono partiti con il tour nei club, organizzato e prodotto da Magellano Concerti, che venerdì 13 dicembre farà tappa a Firenze, al Viper Theatre. Noi, per l’occasione, abbiamo fatto due chiacchiere con il frontman e voce dei Rovere, Nelson.

La cover del nuovo disco dei rovere "11 case"
La cover del nuovo disco dei rovere "11 case"

Come sta andando il tour del nuovo disco?

“Sta andando molto bene, ci stiamo divertendo un sacco e vedere il pubblico che canta le nuove canzoni, come anche quelle più datate, è sempre una soddisfazione. Alla fine finché un brano non lo senti dal vivo non capisci davvero se è arrivato e che hai fatto bene il tuo lavoro. Quindi essere sul palco con la gente che canta fortissimo tutti i pezzi è sempre super. Poi noi quando scriviamo musica lo facciamo immaginandola nel live, che è l’ambiente in cui si realizza al 100% quello che abbiamo fatto in studio”.

Che rapporto avete con Firenze? A luglio 2022 il vostro concerto si chiuse in fretta e furia per una tempesta improvvisa: cosa dobbiamo aspettarci questa volta?

“Diciamo già che non suoneremo ‘Sottacqua’, che è il pezzo che ha scatenato la tempesta l’altra volta, ce la siamo proprio chiamata - ride -. Però abbiamo un po’ il timore che succeda qualcosa. Ma speriamo di no, o meglio speriamo che ne usciremo tutti senza energia e senza voce, compreso il pubblico, che sarebbe il miglior risultato. Firenze per noi è comunque importante perché il nostro chitarrista vive e lavora lì (un saluto a tutti gli amici di Luca Lambertini, ndr). Cercheremo di onorare questa data del tour, ci sentiamo un po’ in debito".

Come definirebbe il nuovo album, “11 case” in poche parole?

“Una divertente corsa contro l’ansia”.

Ansia, affitti, lavoro, relazioni a distanza: temi cari ai Millennials. Ma a chi parlano i rovere nelle loro canzoni?

“I Rovere in primis parlano ai Rovere, a noi stessi. Tutte le canzoni partono da cose che ci frullano in testa, dubbi che abbiamo, riflessioni che vorremmo fare e ci sforziamo di fare. Scriviamo le canzoni di cui avremmo bisogno noi per affrontare determinati momenti e questo fa sì che tanti coetanei riescano a ritrovarsi. Perché uno degli obiettivi è quello di far dire al nostro pubblico ‘ok anche i Rovere sono messi così, hanno questi problemi, non sono solo/sola, mi ci rivedo e magari questo mi dà una mano’. La cosa che ci fa più gasare è quando qualcuno ascolta la nostra musica e poi ci scrive, o dal vivo ci dice qualcosa, quella è la soddisfazione più grande.

E penso che i più giovani possano anche trovarci altro: le canzoni sono molto soggettive quindi la nostra percezione è che parlino a noi, ma anche che chi non sta vivendo certe cose riesca a trovarci qualcosa che lo possa aiutare magari in futuro. I più grandi invece ci trovano quel velo nostalgico che li riporta un po’ indietro, a determinate situazioni, e gli suscita qualche ricordo. Alla fine ci si ritrovano tutti in modi diversi”.

Un brano a cui siete più legati, il più divertente da cantare e il più difficile da scrivere?

“Siamo molto legati a ‘11 case’ e abbiamo finito per regalarti anche il titolo del disco. È una canzone molto personale mia, dove però anche gli altri ragazzi della band hanno ritrovato delle loro cose, ci si sono un po’ ritrovati loro stessi. Da suonare dal vivo il più divertente è ‘Ko’ (feat Divi, ndr) che è stato anche il più difficile da scrivere. È una canzone che nasce da una collaborazione e quando scrivi con un altro artista è più complicato trovare il punto d’incontro che faccia stare bene entrambi, e per noi non esisterebbe collaborazione che non preveda questo, sentirsi dentro la canzone tutti e due. È un difficile inteso come sfida”.

rovere (ph. Ikka Mirabelli)
rovere (ph. Ikka Mirabelli)

Un featuring che sognate?

“Da bolognesi non possiamo che dire Cremonini”.

Da piccoli sognavate di fare questo nella vita?

“Assolutamente… no! È stata per tutti una grande sorpresa. Abbiamo sicuramente sempre avuto la passione per la musica, sia suonata che ascoltata, però pensare di ritrovarci per 5 o 6 anni a suonare in giro per l’Italia, a fare dischi, non è una cosa a cui i noi bambini avrebbero creduto. È successo, ma sognavamo tutti di fare altro. È andata benissimo così”.

Tra social, musica live, streaming: come si fa oggi ad emergere? La competizione è più spietata del passato?

“Sicuramente. Di musica ce n’è tantissima ed è molto più ‘breve’. Noi ci siamo accorti con lo scorso disco (Dalla Terra a Marte, ndr), che abbiamo suonato dal vivo molto dopo l’uscita a causa del limbo della pandemia, prima di andare in tour era come se non esistesse veramente . Prende forma dopo, grazie al live. Prima, invece, non succedeva: la musica usciva ed esisteva sempre. Al giorno d’oggi, la settimana dopo hai già una marea di nuove release e tu sei chiamato a fare quello, tenere in vita la tua musica. Per molti rimane, soprattutto a chi la sente dal vivo, ma è un lavoro che va fatto con più attenzione rispetto al passato.

Per emergere sinceramente non ne ho idea. Però per uno che fa musica che rispecchia se stesso, che gli piace, di cui è soddisfatto, già va bene”.

I rovere sono stati “Disponibile anche inmogano”, sono partiti “Dalla Terra a Marte”, sono tornati in “11 case”. Alla fine del tour che faranno?

“Non te lo so dire, viviamo queste cose abbastanza a fasi: siamo in tour e lo stiamo cercando di affrontare nel migliore dei modi, quello che verrà dopo verrà anche grazie all’esperienza che stiamo facendo adesso, grazie a tutto quello che abbiamo vissuto in questo mese”.

La soddisfazione più grande finora in carriera e un desiderio per il futuro

“Sogno per il futuro diciamo che siamo molto umili quindi ci piace l’idea di continuare a suonare dal vivo e girare per l’Italia, continuare a farlo divertendoci e facendo divertire il pubblico.

E sull’altra domanda torno ai live, le più grandi soddisfazioni le raccogliamo lì. Intanto collaborare con tutti gli amici con cui abbiamo lavorato negli anni è sempre stata una soddisfazione gigante, così come essere apprezzati da colleghi che stimiamo. Ma dal punto di vista nostro, più emotivo, ci sono stato concerti che ci hanno davvero riempito, a cui pensiamo spesso”.

Avete già partecipato al concerto del Primo Maggio. Prossimo passo Sanremo?

“Ah beh... Non è una cosa a cui stiamo pensando però sicuramente è un palco che rappresenta una sfida gigante, importantissimo, e prima o poi magari ci faremo un pensierino”.