Ruben Östlund: “Liberismo e individualismo hanno travolto tutti. I giovani più colpiti”

Il regista svedese, reduce dal Lucca film festival, ha spiegato la sua visione della società e la necessità di ritrovare uno Stato partecipe su cui avere fiducia. E annuncia il suo prossimo film: “Si chiamerà The Entertainment System is Down”

di GIOVANNI BOGANI
3 ottobre 2024
Ruben Östlund

Ruben Östlund

“Mi ritengo un socialista”, dice Ruben Östlund, regista vincitore per due volte della Palma d’oro al festival di Cannes. Lo dice nel corso di un’intervista che ci concede a Lucca, dove era ospite del Lucca film festival, che lo ha celebrato con il Golden Panther award. “Continuo a sperare in una economia mista, dove non tutto sia affidato all’individualismo e al liberismo”, dice il regista svedese di The Square e di The Triangle of Sadness. “In certi ambiti, dovrebbe intervenire lo Stato”. In quali ambiti, soprattutto? “Penso ai giovani, alla loro tragica difficoltà di trovare casa in un mercato immobiliare folle. La qualità della vita crolla, se hai un fattore di stress così grande come l’impossibilità di comprare una casa. E penso allo stesso modo che lo Stato dovrebbe gestire scuole e ospedali”. Più Stato, meno individualismo? “Abbiamo lasciato per anni che il libero mercato e il capitalismo travolgessero tutto. Dovremmo limitarlo. Quando ero ragazzino, negli anni ’70 e ’80, eravamo molto meno individualisti di oggi e avevamo fiducia nello Stato. Una fiducia che oggi abbiamo perduto completamente”.  

Ruben Östlund
Ruben Östlund

A che cosa è dovuta questa trasformazione, secondo lei? “Individualismo e liberismo sono arrivati in Europa dritti dalla cultura americana. Che è arrivata in tutte le case, in tutte le menti dei cittadini europei con il cinema e ancora più con la televisione. Gli Stati Uniti hanno portato la loro cultura, la loro fede nell’individualismo, con i telefilm: come milioni di altre persone, io da ragazzino ho visto Beverly Hills 90210 e sono stato influenzato da quello stile di vita. In un film di Wim Wenders, il protagonista dice al suo amico: ‘Gli americani ci hanno colonizzato il subconscio’. È una frase che condivido”. Lei è svedese. Da una parte un paese legato all’Occidente, agli Stati Uniti, dall’altra un vicino di casa pesante come la Russia di Putin. Come vive questa vicinanza? “Sono secoli che la Svezia ha ansia e timore verso la Russia, non è da oggi. Ma personalmente, non penso affatto che Putin rappresenti una minaccia per i Paesi scandinavi. E il fatto che la Svezia, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, sia entrata nella Nato praticamente senza una votazione, non mi piace. Prima la Svezia era un paese neutrale, e preferivo così”. Parliamo di cinema. Dopo due film che hanno vinto la Palma d’oro a Cannes, c’è enorme attesa per il suo prossimo film. Su cosa sta lavorando? “Sto per iniziare le riprese di un film, che si chiamerà The Entertainment System is Down. Avrà come protagonisti Daniel Bruhl e Kirsten Dunst, insieme a Keanu Reeves, Vincent Lindon e Joel Eggerton. Una tavolozza straordinaria di colori attoriali”. Di che cosa parlerà il film? “Si svolge tutto in un aereo, nel corso di un volo a lunga percorrenza, da Londra a Sydney. A un certo punto, tutti i sistemi elettronici nell’aereo smettono di funzionare, le persone non possono più vedere film o giocare con i loro iPad e iPhone, e subentra il panico. Con risultati drammatici”. Da che cosa nasce l’idea? “Da un esperimento scientifico che hanno fatto. Hanno messo alcune persone per venti minuti soltanto in una stanza vuota, senza poter fare niente. I partecipanti al test potevano solo, volendo, premere un pulsante che avrebbe dato loro una scossa elettrica spiacevole e dolorosa. Beh, pur di evitare il nulla, il vuoto, la maggioranza delle persone ha premuto quel pulsante”.