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Sabrina Impacciatore: “L’Italia è il Paese più misogino: certi colleghi mi mettevano le mani dappertutto”

L’attrice romana, 55 anni, ormai star negli Stati Uniti grazie a “The White Lotus”, parla dell’intimacy coordinator, della nuova stagione di “Call my agent” in cui è madrina al Festival di Venezia e dell’appagamento finalmente raggiunto dopo aver passato anche “tanti momenti bui”

di CAMILLA PRATO -
27 marzo 2024
Sabrina Impacciatore nella nuova stagione di "Call my agent" su Sky

Sabrina Impacciatore nella nuova stagione di "Call my agent" su Sky

Intimacy coordinator? All’inizio mi sembrava surreale e esagerato, invece benedico che ci sia”. Abusi veri, molestie ‘di scena’, violenze che esulano il set: è un fiume in piena, Sabrina Impacciatore nell’intervista al Corriere della Sera in cui parla non solo del successo ottenuto negli Stati Uniti, in particolare con “The White Lotus”, ma apre una panoramica sul mondo dello spettacolo visto dall’interno, coi suoi pregi e i difetti. 

“Mi hanno chiesto dove volevo essere toccata spiegandomi inquadratura dopo inquadratura – spiega l’attrice romana parlando proprio di questa figura introdotta in particolare negli States dopo lo scandalo del MeToo –. Figurati, venivo dall’Italia dove tanti colleghi mi mettevano le mani dappertutto, fuori set ne ho contati almeno quattro, e due con i professori a scuola. Confesso di aver sempre subìto in silenzio. Una volta però gli occhi mi si riempirono di lacrime e quello la smise”.

Nella serie di Sky Italia “Call my agent”, in cui invece lo show business è visto – e raccontato –dagli agenti che ogni giorno hanno a che fare con attori, conduttori e personaggi di spicco del settore, è protagonista della puntata più riuscita della seconda stagione, in cui è attesa come madrina alla Mostra del cinema di Venezia. A cui vorrebbe partecipare, nella realtà, non tanto in quella veste quanto piuttosto con un film in concorso, o magari come giurata, ammette.

Lo spunto è proprio quello della puntata per parlare però di un tema, quello delle molestie nel mondo del cinema e della televisione, che è tutt’altro che una fiction. E della violenza di genere, che dalla realtà arriva anche in scena. “In quei giorni mi sentivo scorticata da una violenza sessuale terribile avvenuta a Palermo, quello stupratore diceva che la carne è carne  – dice l'attrice romana al Corriere –. Una sciamana in Usa mi ha detto che io sono nata nel Paese più misogino perché avevo la missione di svegliarlo”.

Una sorta di missione che le è stata affidata e che raccontata dall’esuberante 55enne ormai diventata una star anche oltreoceano, appare tutt’altro che improbabile. Piena di gioia un attimo, in lacrime il secondo dopo, sincera e naturalmente divertente, straordinariamente autentica.

Anche quando ammette: “Non capisco le donne che si offendono se gli uomini ci provano”, dicendosi “old fashion” alla domanda se abbia mai fatto il primo passo verso un uomo, per provarci con lui. Oppure quando dice amareggiata che “il cinema italiano non mi prendeva sul serio, ero invisibile” e che solo dopo aver attraversato momenti bui oggi si sente appagata. “Vivo in una realtà parallela. Io non sono un’attrice: io vivo da attrice. Nella realtà ci voglio stare il meno possibile”.