Tutti parlano di Jamie è il musical manifesto di una nuova generazione sensibile all’inclusività, alla fluidità di genere, alle questioni della comunità Lgbtq+ che, sull’onda del successo ottenuto dal suo debutto nel West End londinese e in contemporanea in 5 paesi nel mondo, approda anche in Italia, con la regia di Piero Di Blasio. Le prossime repliche sono dal 5 al 7 maggio al Teatro Verdi di Firenze e dal 12 al 14 maggio al Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia. Ispirato al documentario della BBC del 2011 Jamie: Drag Queen at 16 - che racconta la vera storia di Jamie Campbell, un adolescente che, nel paesino di Sheffield, nel Nord dell’Inghilterra, combatte con il sorriso la sua battaglia contro i pregiudizi - il musical Everybody’s talking about Jamie debutta nel 2017 a Sheffield con la regia di Jonathan Butterell. Per poi approdare, nel novembre dello stesso anno, all’Apollo Theatre di Londra e, nel settembre 2021, diventare anche un film targato Fox, ancora disponibile in streaming sulla piattaforma Amazon Prime Video.
Ma concentriamoci sulla versione italiana del musical Tutti parlano di Jamie, con la regia e l’adattamento di Piero Di Blasio, che per primo ha creduto nel progetto (gestendo anche i rapporti tra la produzione inglese e quella italiana). Di Blasio, come si è innamorato di questo spettacolo? "Guardando il finale. Durante lo show trovavo le coreografie molto belle, la storia ben raccontata e intelligente, ma avevo paura finisse come spesso fanno le narrazioni con un germe Lgbtq+ dentro, cioè la voglia di un ragazzo di raccontare la propria omosessualità e continuare semplicemente a esserlo". Invece non è così? "No, il protagonista alla fine dello spettacolo non esce vestito da drag queen. A quel punto ho capito che era cambiata la narrazione, che la storia di Campbell del Jamie vero non è innovativa dal punto di vista del racconto, ma per la storia in sé. Un ragazzo che a 14 anni accetta la sua omosessualità e a16 anni decide di dire alla mamma che sarebbe andato al ballo di fine anno di scuola non vestito con pantalone e giacca, ma in gonna, con un abito da cocktail. La storia è quella, è il modo di narrarla che cambia: non ci sono riferimenti a nessun amore omosessuale, tormentato perché osteggiato da qualcuno. Lui è gay e non se ne discute. E’ un dato di fatto: Jamie è biondo, è alto, è gay. Sono dati caratteriali, come dovrebbe essere la vita oggi" Il plot però dice anche altro … "Sì, ma si parla di bullismo, di mancanza di amore verso Jamie da parte della società, da parte della scuola, da parte degli adulti, che sono sempre i più tardivi alla comprensione. Jamie è innovativo per come si racconta. E’ un fatto di ragazzi raccontato da ragazzi. Abbiamo sempre cercato di insegnare ai ragazzi da adulti com’è essere ragazzi, ma non funziona così. Non a caso Jamie a 16 anni ha scritto una storia vera a modo suo. Questo fa la differenza, il pubblico fra i 18 e i 35 anni l’ha capito ed è cresciuto esponenzialmente. Recita dopo recita". Una commedia musicale da vedere assolutamente? "Uno spettacolo necessario perché va oltre la bellezza, il mero gusto estetico e racconta qualcosa di nuovo aprendo un dialogo sulla contemporaneità in questo momento storico in cui si discute sul riconoscimento di famiglie non convenzionali o monogenitoriali".
Questi temi come vengono vissuti dalla società di oggi? "Qui da noi, ma non solo, la società crede nell’inclusione, ma poi vota dei partiti che non ci credono assolutamente. C’è molto più di qualcosa che non funziona". La pensa così anche il vostro pubblico? "Abbiamo una base di fan che cresce ogni giorno e che a fine spettacolo ci dice grazie perché attraverso Jamie hanno capito che finalmente credono in loro stessi". Come è riuscito a plasmare gli attori? "Vengo dalla prosa e quindi per me la parte attoriale è preponderante. Questo è poi un cast così forte come non si vedeva da tempo. Il teatro è verità e loro sono davvero credibili. Per sceglierli ho fatto casting molto mirati e approfonditi, che sono stati condivisi dall’Inghilterra. Ho cercato solo di farli brillare in scena e tutti lo fanno immancabilmente ogni sera. Dal punto di vista empatico è un’alchimia riuscita. Per tutti in questo cast, a partire dal protagonista Giancarlo Commare che è molto cresciuto dagli inizi, anche come cantante". Le musiche e le orchestrazioni di Tutti parlano di Jamie, sono di Dan Gillespie Sells, il libretto di Tom Macrae da un’idea originale di Jonathan Butterell, il cast italiano vanta le scenografie di Alessandro Chiti, i costumi di Francesca Grossi, la direzione musicale di Dino Scuderi, la creazione coreografica di Simone Rosati e Laccio (già direttore artistico di The Voice of Italy e di X Factor).