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Olimpiadi di Parigi 2024: sarà la volta buona per la parità tra atleti maschi e femmine?

Il Cio ha annunciato che i prossimi Giochi saranno i primi nella storia in cui ci sarà una parità numerica sul campo: i posti in palio sono 5.250 per atleti e atlete. Per colmare il gender gap, però, l’impegno non può essere solo una volta ogni 4 anni

di MARIANNA GRAZI -
9 marzo 2024

Quelli di “Parigi 2024 saranno i primi Giochi Olimpici della storia a raggiungere la parità numerica di genere sul campo di gioco”.

L’annuncio del Comitato Olimpico Internazionale risale a marzo 2023, ma ora, a un anno di distanza, si è concretizzato. Al più grande evento sportivo del mondo, quello sognato da chiunque pratichi sport agonistico, quello ambito, cercato per tutta la carriera da atleti e atlete, in programma dal 26 luglio all'11 agosto nella capitale francese, si sfideranno infatti 5.250 uomini e 5.250 donne.

Simone Biles
Simone Biles

Ovviamente questi sono i posti ‘messi in palio’ complessivamente in tutte le varie discipline, quindi si dovrà aspettare anche che tutti questi slot siano completati, ma intanto le intenzioni sono le migliori. Non si può, quindi, parlare di parità di genere effettiva, anche perché il mondo dello sport evidentemente soffre di un gender gap ancora importante (in particolare per quanto riguarda la retribuzione tra professionisti e l’accesso a certe discipline sportive) che non si colma una volta ogni 4 anni.

Ma se intanto il numero di posti disponibili per partecipare ai Giochi Olimpici è uguale per maschi e femmine significa che è stato almeno fatto un passo avanti nella consapevolezza su quanto ancora manchi per raggiungere la parità vera, effettiva.

Le autorità locali e il comitato organizzatore di Parigi 2024, inoltre, come annunciano nel sito ufficiale del Cio, si sono impegnati a rinominare gli impianti sportivi con nomi di donne di spicco, affrontando l'attuale disparità che vede solo l'1% degli impianti in Francia intitolati a donne.Un altro tassello che va ad aggiungersi a quelli messi in campo negli anni da atlete, attiviste, autorità, personale tecnico ne hanno cercato di accendere un faro sulla disparità di trattamento riservata alle donne anche nello sport, per trovare poi insieme soluzioni per colmarla. 

Ma facciamo un rapido salto indietro nella storia, per capire meglio la portata di questa notizia. Atterriamo al 1900, seconda edizione delle Olimpiadi moderne (dopo il 1896 ad Atene), a Parigi per l’appunto, dove per la prima volta si aprono le porte alla partecipazione femminile (che si attestò comunque ad appena il 2%).

Irma Testa
Irma Testa

 La situazione, da allora, è lentamente – molto lentamente –migliorata: a Tokyo 1964 le atlete erano infatti il 13% del totale, ma 57 anni dopo, sempre in Giappone, la percentuale era al 48,7%, facendo segnare così l’edizione finora più equilibrata dal punto di vista del genere. Almeno fino a quella che si terrà quest’estate, che promette di essere effettivamente quella in cui si è raggiunto il vero equilibrio. 

Il percorso è ben lungi dall’essere concluso, anche se nel 2024 ci fosse un’effettiva parità numerica tra donne e uomini in gara. Anche perché, terminati i Giochi di Parigi, rimarrà comunque un gap importante ad esempio nella rappresentanza femminile nel Cio (pari al 33,3% nel comitato esecutivo e al 50% tra i membri delle commissioni), nei premi di alcune competizioni internazionali, nella retribuzione delle nazionali femminili rispetto a quelle maschili, per poi scendere a cascata fino agli ambienti più locali, più piccoli, amatoriali, dove il disequilibrio è ancora parecchio evidente. 

Maratona olimpica
Maratona olimpica

Sono trascorsi 124 anni da quella prima volta ai Giochi Olimpici di Parigi, un tempo lunghissimo, assurdamente dilatato per parlare di parità almeno numerica. Speriamo che non ne passino altrettanti per colmare il resto dei gap, almeno nel mondo dello sport, altrimenti la gara l’avremmo persa tutte e tutti.