
La gioia sulle piste di Sestriere
Nel bianco della neve di Sestriere spiccano diversi colori. Ci sono alcuni tifosi messicani che indossano il classico sombrero, bandiere degli Stati Uniti, del Canada, parrucche italiane, ma soprattutto sorrisi. Al di là delle gare, osservare le competizioni e tutto il contorno creato per rendere possibile l’organizzazione dei Giochi Mondiali Invernali 2025 di Special Olympics, è un’esperienza unica. Gli atleti cercano lo sguardo del pubblico, i loro familiari e se vedono in giro stampa e volontari non possono che chiedere un cinque di incoraggiamento. "È tutto un high five – dice Chiara Paterna, volontaria Coca Cola, socio fondatore e sponsor della manifestazione – gli atleti sorridono, ti abbracciano e vanno a caccia di spille”.
Lo spirito di condivisione
Come avviene durante i Giochi Olimpici e Paralimpici, estivi o invernali, non manca lo scambio delle spille tra le varie delegazioni: la più ricercata è quella a forma di panda, quasi un mini peluche, dalla Cina che per cederla in cambio chiede addirittura tre pin. Un vero e proprio do ut des, così come avviene in campo gara, durante gli sport unificati. Al PalaInalpi, va in scena, ad esempio, il floorball. La selezione italiana è la più giovane che prende parte alla competizione ed è l’unica rappresentativa scolastica in gara (appartenente all'istituto Gasparrini di Melfi, provincia di Potenza) ed è composta da normodotati e atleti con disabilità intellettive.
L’impegno dei tecnici
All’arrivo a incoraggiare gli atleti, ci sono i vari staff, composti da allenatori. Tra questi Carla Martinelli, che da anni è in questo mondo. “Sono una volontaria, da più di trenta anni faccio il tecnico della squadra nazionale di sci alpino, ho fatto diversi mondiali e gare nazionali. È un’emozione fare parte di questo progetto, questi atleti hanno qualcosa di speciale da trasmetterti, ti danno tanto. Io ho cominciato lavorando in un centro per persone disabili, anche abbastanza gravi, da lì abbiamo cominciato con lo sport: sembrava impossibile che potessero fare attività fisica. Poi ci siamo iscritti a Special Olympics e abbiamo cominciato con le gare. Loro si divertono e hanno vere abilità, non dobbiamo avere paura, per loro è vita lo sport”.
L’esperienza di Coca Cola e dei volontari
Nel corso dei Giochi, Coca Cola sta supportando gli atleti grazie ad oltre 70 volontari aziendali, al fianco nelle competizioni di pattinaggio al PalaTazzoli di Torino e nelle gare di sci sulle piste di Sestriere. Eva Vara, responsabile Comunicazione Europa di CocaCola e Giulia Valeri, del team Public Affairs, Communication e Sustainability di Coca Cola Italia raccontano come per loro si tratti di una seconda volta.
Tanti dipendenti coinvolti in altre manifestazioni Special Olympics hanno voluto rivivere l’esperienza. "L’obiettivo – spiegano - è supportare gli atleti, aiutarli ad esprimere appieno il proprio potenziale. Si tratta di aiutare in maniera pratica ma anche, a livello emotivo. Tutti i volontari sono stati divisi in diverse funzioni. Una di queste funzioni è, ad esempio, seguire gli atleti all'inizio della gara. C’è chi, invece, interviene durante, in caso di cadute o chi ha il compito di controllare che abbiano tutto l’equipaggiamento”. Poi ricordano un episodio che le ha colpite: “C’era questa atleta dagli Emirati Arabi Uniti che si stava approcciando alla gara ma il suo coach era momentaneamente occupato. Si è trovata lì, con noi, l’abbiamo aiutata e sdrammatizzato la situazione. Prima di partire, si è caricata, si è girata e ha detto: ‘how much I love skiing’, ovvero quanto adoro sciare. Non c’è cosa più bella che vedere la passione e l’amore per la disciplina negli occhi degli atleti”.
È dello stesso parere Cristina Camilli, Direttore Relazioni Istituzionali, Comunicazione e Sostenibilità di Coca Cola Italia: "Credo che uno degli elementi fondamentali parta dal loro motto. “Che io possa vincere se non ci riuscissi, che io possa provarci con tutte le mie forze”. I ragazzi sono qui per un'esperienza, per dimostrare a loro stessi e anche alle persone che sono accanto a loro che sono indipendenti, in grado di gestirsi da soli, che sono in grado di fare molto di più di quello che tanti di noi intorno a loro immaginiamo che loro non possano fare. Special Olympics va veramente al di là dell'aspetto puramente sportivo, che è molto importante, ma diventa uno strumento di crescita”.