Smartphone, computer ma anche batterie per le auto elettriche: nulla di tutto ciò sarebbe possibile senza il cobalto, metallo fondamentale per la costruzione delle batterie al litio in quanto garantisce una maggiore stabilità termica, favorendo ricariche molto rapide e resistenza ai grandi "spunti", ossia alle richieste improvvise di grandi quantità di corrente.
Caratteristica, quest'ultima fondamentale nella guida delle auto elettriche, ma di fatto richiesta da tutta l'industria high tech, alla ricerca di ritrovati sempre più performanti anche nei piccoli elettrodomestici di ultima generazione. In virtù di queste caratteristiche, le batterie al litio NMC (Nickel-Manganese-Cobalto) sono le più usate, con un 57% della produzione per auto, tablet e smartphone. Di conseguenza la richiesta mondiale di cobalto cresce del 10% ogni anno.
Minori sfruttati in miniera
Fin quei nulla di male. O quasi. Peccato che tutta questa ricchezza finisce nelle mani di pochi colossi e, fatto ancora più grave, parte spesso dalle piccole mani di bambini che lavorano in condizioni di vera e propria schiavitù. Nella Repubblica Democratica del Congo, ad esempio, sono almeno 40.000 i minori (secondo una stima fatta dall'Unicef oramai 10 anni fa) costretti a lavorare per oltre 12 ore al giorno nelle miniere di cobalto, senza protezioni, esposti a suoli tossici e acque acide, pagati poco o nulla per trasportare carichi pesanti o per setacciare le macerie alla ricerca di frammenti preziosi. A rischio della salute e della vita stessa e, come denuncia Action Aid, per la miserrima paga di 1 euro al giorno, che basta per una manciata di riso e qualche verdura da portare alla famiglia.
Bambini che scavano nella terra a mani nude, trasportano sacchi che pesano fra i 20 e i 40 chili, il tutto per soddisfare le nostre esigenze. Una vergogna globale che non sembra tuttavia scalfire l'opinione pubblica, intenta a comprare regali natalizi molti dei quali saranno alimentati proprio dalle batterie che necessitano del lavoro di questi piccoli schiavi. Nonostante numerose petizioni, appelli da parte di organizzazioni come Amnesty International e persino dal Papa, lo sfruttamento continua. Il ricorso alla manodopera infantile è molto conveniente per i proprietari delle miniere: costano poco e non possono ribellarsi, non sono sindacalizzati. Una vera e propria manna per chi intende fare affari miliardari a bassissimo costo.
160 milioni i bambini costretti a lavorare in tutto il mondo
L'esempio del Congo, del resto, è solo uno dei più mostruosi, ma purtroppo essere bambini è ancora un lusso per tanti minori che vivono nei Paesi meno sviluppati, dove l’infanzia è negata a 1 su 4. Alcuni di loro non sono mai andati a scuola e non hanno mai giocato. Nel mondo si calcola infatti che siano 160 milioni i bambini costretti a lavorare, con orari e compiti massacranti, in condizioni difficili ed estremamente pericolose. La situazione è così grave da essere stata inserita al punto 8 del piano di sviluppo sostenibile dell’Onu, che si propone di eliminare il lavoro minorile e la schiavitù moderna in tutte le sue forme, da tutto il mondo, entro il 2030.
Tornando al Congo va detto che circa la metà delle forniture mondiali di cobalto proviene proprio da qui. Sul mercato internazionale la domanda di cobalto è in aumento, ma il settore rimane in gran parte non regolamentato. Inoltre, questo minerale riesce ad aggirare la legge in vigore negli Stati Uniti, che obbliga le aziende a dichiarare se i propri prodotti sono conflict-free. Secondo Amnesty International, decine di aziende sparse in tutto il mondo comprano dalla società cinese Zhejiang Huayou Cobalt, che controlla uno dei più grandi produttori della RDC, la Congo Dongfang Mining, a cui fanno capo quasi tutti i minatori artigianali, vendendo il suo cobalto ai produttori di batterie di tutto il mondo.
Quanti bambini hanno lavorato per produrre le nostre batterie? E' arrivata l'ora di farci queste domande. anche se scomode. Perché la nostra ‘sostenibilità’ non può essere pagata dalla salute e dalla vita di piccoli innocenti.