
PER LA LEGGE 194 FLASH MOB PER L ABORTO LIBERO E SICURO ORGANIZZATO DA NON UNA DI MENO
Aborto sicuro. Anzi, "aborto sicuro?". O, ancora, "aborto, sicura?". Perché in Italia, oggi, 28 settembre, in occasione della giornata internazionale dell'aborto sicuro, è più che mai lecito chiedersi se interrompere volontariamente la gravidanza sia una procedura sicura, tutelata oltre che dalla forma - in questo caso una legge, la famosa 194 del 1978 - anche nella pratica. E poi, ancora, noi donne, siamo certe di voler ricorrere alla procedura, proprio in questo momento storico in cui i nostri diritti riproduttivi sembrano - o sono? - messi in discussione, non solo all'estero ma anche in Italia? Sì, lo siamo. Ora più che mai è fondamentale far valere le richieste, le libertà, le scelte delle donne. Perché prima di noi c'è chi ha lottato, pagando anche con la vita, per far sì che noi le ottenessimo. Una vita per una vita: madri, sorelle, nonne, zie che hanno permesso alle loro figlie, alle loro nipoti, di avere la facoltà di autodeterminarsi. Di dire: "Non voglio essere madre" o "Non voglio ancora diventare mamma".
Voci che arrivano dal passato, voci che risuonano da mesi, spaventate da un'escalation di annunci, di minacce più o meno velate e concrete a un diritto, appunto quello all'interruzione volontaria di gravidanza, voci che grideranno ancora all'unisono dalle piazze italiane questo pomeriggio, guidate dall'associazione Non una di meno. "Siamo furiosə perché in tutto il mondo non è possibile abortire in sicurezza e ciò significa la morte per 22 milioni di persone all'anno. In Italia la legge 194, che disciplina l'accesso all'aborto, permette l'obiezione di coscienza del personale medico, che nel nostro Paese arriva quasi al 70%. I consultori pubblici sono stati progressivamente ridotti, dagli anni 70 ad oggi: sono adesso molto meno di un consultorio ogni 20.000 abitanti. Non si investe sull'educazione sessuale e all'affettività e sulla contraccezione gratuita. Quando decidiamo di abortire, siamo stigmatizzatə e colpevolizzatə e il percorso per acccedere all'IVG diventa più difficile. Rivendichiamo con forza che non ci pentiamo di aver abortito e che continueremo a farlo" scrivono le militanti sui social, invitando la mobilitazione femminile. Perché se incitare alla "guerra santa" dell'utero è dannoso, soprattutto prima di vedere se e come, in caso, le cose cambieranno con il nuovo corso politico, non è giusto nemmeno rimanere in silenzio, ma è necessario rivendicare quello che già ci spetta e che spesso è invece tolto.
Voci dal passato, grida nel presente, rivendicazioni per il futuro

Non una di meno torna in molte piazze italiane il 28 settembre nella giornata internazionale per l'aborto sicuro, dopo il flash mob per la 194 di alcuni giorni fa a Milano