Grande salto in avanti in materia di
diritti Lgbt+ per Slovenia e Grecia. Partiamo da
Lubiana, dove dopo una lunga e sofferta battaglia è stato
legalizzato il matrimonio tra coppie omosessuali, unitamente alle
adozioni gay. È quanto ha stabilito la
Corte costituzionale slovena, che con un verdetto,
ha definito discriminatorie le norme finora vigenti in fatto di unioni etero e omosessuali. Passi in avanti anche per
Atene, il cui primo ministro
Kyriakos Mitsotakis sta portando avanti una campagna con l'obiettivo di
mettere al bando le cosiddette procedure mediche di normalizzazione sessuale sui bambini nati con caratteristiche sessuali non identificabili con il tradizionale binarismo di genere. Già considerate pratiche non necessarie in campo medico e condannate dalle Nazioni Unite.
Slovenia: "L'unione coniugale non deve dipendere dal sesso"
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Una unione coniugale è quella tra due persone indipendentemente dal sesso". A stabilirlo è proprio la Corte costituzionale slovena, segnando una svolta decisiva dopo il duro colpo inflitto alla comunità Lgbt+ nel 2015 con l'abrogazione via referendum della legge che regolava l'istituto della famiglia e che ammetteva anche i matrimoni gay e l'adozione per le coppie omosessuali. La Corte ha deciso altresì che due partner dello stesso sesso che vivono in unione coniugale possano adottare bambini alle stesse condizioni delle coppie eterosessuali. L'Alta Corte - pronunciatasi su due ricorsi distinti - ha dato sei mesi di tempo al legislatore per attuare la nuova norma e eliminare le discriminazioni al riguardo. Per quanto riguarda l’adozione, "
un divieto assoluto - afferma
la Corte -
non è un mezzo idoneo per raggiungere il massimo beneficio per il bambino", che va perseguito valutando caso per caso. L'esclusione della considerazione di partner omosessuali "non può essere interpretata come una misura che migliorerebbe la possibilità di una decisione che porti al massimo beneficio del bambino". Come riportano i media locali, non si tratterebbe ancora di
diritto all’adozione, ma solo di
divieto di discriminazione.
La Corte ha dato sei mesi di tempo al legislatore per attuare la nuova norma sulle unioni civili
Grecia, una terra sempre più inclusiva
I legislatori saranno chiamati a votare entro
fine luglio la proposta di vietare le
procedure mediche di normalizzazione sessuale sui bambini. In questo modo la
Grecia si unirebbe a
Malta e ad una manciata di Stati che già le proibiscono per legge. Non sarebbe l'unica battaglia vinta dal fronte per i
diritti Lgbt+ in Grecia: dal
2015 le
unioni civili tra coppie omosessuali sono legalmente riconosciute; mentre il
2017 fu l'anno del
riconoscimento dell'identità di genere. Tuttavia, i più grandi cambiamenti sono arrivati al momento dell'insediamento del primo ministro
Mitsotakis, che fin dal primo momento si è speso per combattere le discriminazioni e per potenziare i diritti della comunità lgbt+, in un paese a larga maggioranza conservatore. "Le ingiustizie e l'omofobia purtroppo tutt'ora persistono, ma dobbiamo eliminarle definitivamente - afferma
Mitsotakis - Mi impegno a non lasciare nessuno da solo in questa
lotta per la libertà e l'uguaglianza".